Tracollo Pd, le possibilità per i ciociari sono a ridosso dello zero

Renzi resta aggrappato al Pd. Ma la minoranza attacca: tragga le conseguenze. Martina in sala stampa: "Sconfitta chiara, il segretario farà le valutazioni domani...". Possibilità di elezione per i ciociari verso lo zero.

Dopo il flop del Pd Matteo Renzi si dimetterà? «Domani il Pd terrà una conferenza stampa e in quell’occasione Renzi farà le sue valutazioni, Matteo non si è mai sottratto alle sue responsabilità»: Ettore Rosato, capogruppo Dem alla Camera, lo dice nel cuore della notte.

C’è poco da difendere oltre alle macerie di un Partito sgretolato in appena due anni di renzismo.

Ha provato ad arroccarsi fino alla fine. A negare anche a se stesso l’evidenza. Dicendo che i dati reali invece erano altri. Nell’ora più buia del Partito democratico, Matteo Renzi si è asserragliato al Nazareno. Dicono che volesse aspettare lo spoglio a casa sua a Firenze. Invece pochi minuti prima della chiusura delle urne ha varca la soglia della sede nazionale del Pd.

Ha dettato la linea: va male, andiamo all’opposizione. Il compito di annunciare la sconfitta è toccato ad Ettore Rosato, il capogruppo alla Camera e papà del Rosatellum. Va in tv da Vespa e annuncia «Il Pd andrà all’opposizione».

C’era ben poco da difendere con i numeri delle urne che di ora in ora hanno lasciato sempre meno margini ai Dem. “Un tracollo. Una debacle“, si è lasciato sfuggire persino qualche renziano scorrendo i numeri davanti alla Tv.

Con questi numeri le speranze di elezione per Francesco Scalia sono ridotte al lumicino, meno ancora quelle per Maria Spilabotte. Servirebbe un miracolo per Francesco De Angelis e per Nazzareno Pilozzi. Le prossime ore lo confermeranno o lo smentiranno.

Al Nazareno, Matteo Renzi è arrivato prima del previsto e si è chiuso nel suo ufficio con un manipolo di Big: Maurizio Martina, Matteo Orfini, Francesco Bonifazi, Luca Lotti, Matteo Richetti. “La notte sarà lunga“, è stato l’invito alla prudenza subito diffuso dal Nazareno. E poi: “Le proiezioni sono diverse“.

Intanto, però, Tv e social diffondevano numeri difficili da digerire, tra il 18 e il 21%. Lontanissimi dal 40% delle europee e dal referendum, ma anche dalla “non vittoria” di Pier Luigi Bersani nel 2013.

Matteo Renzi prova a buttare la croce su quelli che ha mandato via: “Complimenti a Leu“, è stato uno dei commenti tra un exit poll e una proiezione. Ma lo ‘schema’ di buttare la croce sugli scissionisti ha retto solo fino a un certo punto, visti i risultati poco lusinghieri raggiunti dai bersaniani.

La delusione, tra i dem, è evidente. Così come la tensione. Nessun dirigente si è fatto vivo in sala stampa, disertata nonostante il numero record (300) di accreditati.

La minoranza interna, anche fisicamente, sembra aver già preso le distanze da Renzi: Andrea Orlando ha disertato il Nazareno, per seguire lo spoglio a La Spezia, nel suo collegio. E anche il premier Paolo Gentiloni ha scelto il suo ufficio a palazzo Chigi per seguire lo spoglio.

Sono circa le 3 di notte quando nella sala stampa del Pd, allestita al terzo piano del Nazareno, arrivano il ministro Maurizio Martina, Matteo Orfini e Lorenzo Guerini per rilasciare l’unica dichiarazione della nottata: «Si tratta di una sconfitta molto chiara, tutte le valutazioni le farà il segretario domani», dice il vicesegretario Martina.

Il primo argomento di discussione sarà quello della composizione della delegazione da inviare al Quirinale per le consultazioni: dovrà essere meno ‘renzizzata‘, è la richiesta della minoranza. Anche se i numeri (salvo sorprese) hanno disinnescato le larghe intese con Forza Italia.

Il Pd non è interessato a un governo con i 5 Stelle“, ha tra l’altro chiarito il capogruppo uscente Ettore Rosato spazzando via una ipotesi fino a qualche giorno fa da incubo per i Dem. Occhi puntati anche sulle mosse di Dario Franceschini. Per paradosso, proprio una percentuale troppo bassa (con il partito troppo fragile) potrebbero stoppare le pretese degli anti renziani. Anche per questo qualche democratico già in nottata invocava un intervento dei padri nobili come Walter Veltroni e Romano Prodi. Ma sembra impossibile da evitare l’apertura della discussione sulla linea e sulle scelte di Renzi già nelle prossime ore.

Tra i dem, circola già l’ipotesi della richiesta di una Direzione da convocare prima dell’avvio delle consultazioni. Renzi ha sempre negato l’intezione di voler cedere il passo: “Resterò fino a 2021“, ha chiarito solo pochi giorni fa. Ma un Pd sotto il 20% è un risultato nemmeno ipotizzato nei giorni scorsi che aprirebbe scenari inattesi. Tanto che lo stesso Rosato, di fronte una domanda sul futuro del segretario, ha spiegato: “Deciderà lui“.

Per ora non se ne va.