Un nome, due Asl e due soluzioni: con qualche imbarazzo

Il dossier è sulla scrivania di Nicola Zingaretti. Due cartelline: in una c’è il decreto definitivo di trasferimento di Isabella Mastrobuono da Frosinone allo Spallanzani.

Nell’altro c’è il nome del manager che deve venire a Frosinone per sostituirla. Fino a quando non firma è solo un pezzo di carta. Lì dentro c’è un nome. E nonostante quello che dicono in giro non lo hanno indicato i politici locali: non sono stati neanche loro a suggerirlo. La realtà dei fatti è che il nome lo hanno dovuto subire.

A suggerirlo è stato un sussurro del potentissimo Giacomo D’Amico l’uomo che a 18 anni si iscrisse alla sezione della Democrazia Cristiana e solo l’anno successivo andò alla Scuola Guida, quello che studia Luigi Bisignani e sogna di andare al Quirinale come capo del cerimoniale, al punto che ogni due settimane entra nel palazzo dove risiede il capo dello Stato: ufficialmente per incontrare un caro amico, in realtà per prendere a spanne le misure della sua stanza.

A fare quel nome a Zingaretti non c’è stato solo il sussurro di Giacomo. Ma anche e soprattutto le grida di Fabrizio D’Alba: il direttore generale della Asl Rm H che al momento ha quel nome tra i suoi collaboratori. Ai Castelli raccontano che non lo vuole più tra i piedi. E D’Alba è uno che può permettersi di puntare i piedi: è tra i manager sanitari più giovani ma preparati, brilla di luce propria nonostante provenga da una famiglia con due luminari del settore; sua madre è quella Elda Melaragno che è stata una vera autorità nella Sanità del Lazio, la sua autorevolezza le ha consentito di attraversare tutte le epoche, dalla Prima alla Seconda Repubblica, già direttore della Sanità regionale in tutte le Gunte fino a quando è andata in pensione. Il papà del dottor D’Alba è stato uno dei massimi esperti di politica sanitaria al Ministero.

E Fabrizio D’Alba, assicurano dai Castelli, gradirebbe un avvicendamento nel suo staff. Ne ha bisogno dopo che nelle ore scorse genitori, dipendenti, sindacalisti ed i sindaci di Albano e Castel Gandolfo hanno manifestato contro le scelte sanitarie fatte dalla Asl dei Castelli e del litorale, prima su tutte il fatto che l’ospedale Regina Apostolorum potrà mantenere, dal prossimo mese, solo la struttura del day hospital pediatrico: nulla rispetto al reparto attualmente operativo, cancellato dalle previsioni del nuovo piano di riorganizzazione della rete ospedaliera. E’ solo l’ultima di una serie di situazioni non disinnescate, disfunzioni e difficoltà sanitarie né rimosse né governate. Ed in questi casi si vedono solo le chiusure e non le aperture o le alternative costruite in questi anni.

Il posto liberatosi a Frosinone potrebbe essere la soluzione. Che creerebbe qualche difficoltà al governatore: finora ha sempre attinto i suoi manager dalla rigorosissima lista elaborata con criteri europei che gli ha messo in mano la crema dei manager sanitari italiani. Ma quel nome non è nell’elenco dei 50 top manager, né nei 140 di seconda fascia, ma si trova tra i 580 aspiranti manager iniziali. La difficoltà del governatore sarebbe soprattutto di ordine tecnico: dovrebbe motivare alla Commissione Sanità ed al Consiglio Regionale il perché di questa deroga alla procedura che lui stesso ha voluto.

A guidare la scelta potrebbe essere questa volta un altro fattore: la necessità di dialogo con la politica, quella che finora in provincia di Frosinone la Asl non ha avuto.