Acea, nuovo caos: a dire ‘no’ non è stato l’organo competente

CESIDIO VANO per LA PROVINCIA QUOTIDIANO

La fusione tra Acea Ato5 spa e Acea Ato2 spa ha la strada sempre più spianata, nonostante l’avviso contrario manifestato dai sindaci, dalla Consulta e dalla Sto. Infatti, l’unico soggetto a cui spettava di esprimere il diniego motivato all’accorpamento societario, ovvero il presidente dell’Autorità d’Ambito, sul punto non si è pronunciato.

La nota che il presidente Antonio Pompeo ha inoltrato ai gestori idrici di Roma (Ato2) e Frosinone (Ato5) si limita a riferire che la Conferenza dei sindaci ha “votato all’unanimità di non esprimere il proprio benestare”. Ma l’organo preposto a fornire o rifiutare l’assenso è – a termine di convenzione – il presidente dell’Autorità d’Ambito, sentita la Sto e la Consulta. Pur prendendola per buona, la comunicazione firmata da Pompeo è priva di ogni motivazione che giustifichi il diniego. Una mancanza che può essere fatale.

Venerdì, ad ogni modo, è stato pubblicato l’atto con cui la Conferenza dei sindaci ha espresso la propria contrarietà sulla vicenda. Si tratta della delibera n.1 del 2016 (benché avrebbe dovuto essere la n.2, dato che l’argomento – secondo punto all’ordine del giorno – è stato affrontato dopo la deliberazione sull’avvio della risoluzione contrattuale).

Comunque, la delibera non aiuta a fare chiarezza, perché propone un ‘dispositivo’ a tratti incomprensibile: l’esito della votazione – che solitamente introduce il ‘deliberato’ – è piazzato a metà del testo, dopo il rituale ‘delibera’ cui dovrebbe seguire l’elencazione delle decisioni prese ma che vede invece ancora alcuni ‘visto’ che ripercorrono la parte introduttiva. Tuttavia, con una buona pratica di semantica e semiotica, si comprende che la Conferenza ha deliberato di “non esprimere e vota contro il benestare all’istanza di modifica del soggetto gestore realtiva all’incorporazione di Acea Ato5 in Acea Ato 2 Spa”.

Insomma, l’unico ‘no’ l’ha detto l’assemblea dei sindaci, che però è l’unico soggetto a cui poteva non esser chiesto.

Alla delibera è anche allegato il parere legale, fornito dall’avvocato Riccardo Farnetani, richiesto dalla Sto ma non ritenuto necessario dalla Consulta, per il quale, tra l’altro, non risulta pubblicato l’incarico, né è noto il costo che avrà per le casse pubbliche.

Staremo a vedere come finira questa vicenda, con Acea che nei prossimi giorni, ricevuti tutti gli atti, passerà a valutarli per evenutalmente impugnarli o ritenere comunque perfezionato il silenzio assenso. La società che gestisce il servizio idrico ha tra l’altro già lasciato intendere che valuterà anche se tali provvedimenti arrecano danno al gruppo aziendale e in tal caso agirà a tutela dei propri interessi.

Sarebbe però il caso, qualora invece tutto questo opporsi alla fusione si rivelasse un maldestro bluff messo sul piatto con atti inidonei ed inefficaci, che fossero a quel punto i cittadini a chiedere di rispondere personalmente – se tale operazione societaria comporterà aggravi per l’utenza – a chi oggi poteva correttamente ostacolare la fusione ma non lo ha fatto.

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