La superstrada non c’è, i debiti sì: ‘Atina – Isernia’, altra tegola sulla Provincia

CESIDIO VANO
LA PROVINCIA QUOTIDIANO

 

 

Come fantasmi che improvvisamente tornano dal passato. Cosa che, purtroppo, capita molto spesso nell’Amministrazione provinciale di Frosinone.
Appalti, progetti, transazioni, consulenze e opere pubbliche che quasi tutti hanno dimenticato – perché solo annunciate e mai realizzate – ecco che si riappalesano, con la forza della carta bollata, a minacciare i conti pubblici.

 

Fantasmi ‘milionari’ dal passato
Solo qualche giorno fa, abbiamo ricordato la vicenda dell’appalto per la riscossione Cosap affidata nel 2008 alla Tre Esse che rischia di costare quasi 5 milioni di euro alla Provincia di Frosinone dopo che l’appaltatore ha ottenuto il riconoscimento delle somme per il servizio svolto e non pagato.

Ma di casi simili ce ne sono tanti: a minacciare le casse pubbliche c’è, ad esempio, l’incarico affidato nel 2010 per la difesa dell’ente provinciale nella disputa con Acea: due milioni di euro non saldati e finiti davanti al giudice, che dovrà decidere al riguardo. Ci sono poi i 10,7 milioni di euro della transazione sulle tariffe idriche firmata nel 2007, pure quella finita in un contenzioso legale ancora in corso, ci sono persino immobili scolastici costruiti senza aver richiesto il finanziamento per pagarli, e così via.

Poi c’è la storia che proviamo a raccontare oggi. Ennesimo fantasma milionario che riemerge dal passato.

 

 

La dorsale appenninica
La superstrada “Atina-Isernia” è stata nel negli anni ‘90 e poi ad inizio del 2000 la grande risposta che la politica aveva messo sul tavolo per dare ossigeno e risorse alle economie del Sorano e della Valle di Comino. Avrebbe rappresentato il tratto finale (nel territorio laziale) della cosiddetta ‘dorsale appenninica’ che avrebbe ‘avvicinato’ il Lazio al Molise (o viceversa).
L’idea risale al 1975, con la benedizione del Cipe che la inserisce nel progetto speciale ‘Dorsale appenninica’ (appunto). Ma la svolta arriva nel 2001, quando con la “Legge obiettivo” viene indicata quale opera strategica e alla provincia di Frosinone vengono assegnati 15 miliardi di lire (in tre anni) per la progettazione. L’opera dovrebbe costare qualcosa come 291 milioni di euro, tutti da trovare.

 

Il progetto
Nel frattempo – come è giusto che sia – si affida la progettazione, visto anche che sul tavolo di sono 7,5 milioni di euro da spendere. Anzi, la progettazione è già stata affidata nel 1999, perché non c’era tempo da perdere.

Da Atina al confine con la Regione Molise, puntando verso Gallinaro e poi Villa Latina e San Biagio Saracinisco, sono una manciata di chilometri per sbucare a Colli del Volturno. Ovviamente, per non tirare giù i paesi, sono necessari tunnel e sopraelevate e il quadro economico… si ingrassa.

Ad aggiudicarsi la progettazione è l’associazione temporanea di imprese “Sein-Zollet-Lecce”, guidata dalla Sein Srl con sede a Cassino ma molto nota ad Atina.

L’idea di una superstrada che tagli in due quella parte della Valcomino, però, non piace a molti e tra associazioni locali e ambientaliste il progetto finisce subito sotto accusa. Ma l’idea di portare sul territorio milioni di euro per i lavori e l’idea che aprire quel varco consenta di dare nuovi spazi per attività commerciali ed imprenditoriali riusciranno ancora per un pezzo ad avere la meglio, almeno nei programmi elettorali di diversi candidati.

Ultimo riverbero nel 2011 quando il Governo Berlusconi, tra le altre, rilancia anche quest’opera scommettendo sulle infrastrutture per far ripartire il Paese.
Ma il problema principale, nonostante nei documenti programmatici ed economici l’arteria continua a rimanere ‘strategica’, resta il fatto che quei soldi (i quasi 300 milioni per la costruzione) non arrivano mai.

 

Parcelle pagate ed arbitrato
Il progetto, però, viene realizzato, almeno nella stesura preliminare, e le parcelle vanno onorate. La Provincia paga, anche perché per quello i soldi ci sono. Ma poi con i progettisti sorgono problemi, rivendicazioni e contestazioni.
Nel 2012, in base alla convenzione d’incarico, l’Ati Sein-Zollet-Lecce presenta una richiesta di arbitrato al fine di sistemare tutte le pendenze e le proprie spettanze. La Provincia accoglie la richiesta e nomina il proprio arbitro.
A gennaio 2014 arriva il lodo che accoglie in parte le richieste degli stessi progettisti disponendo, tra le altre cose, che la Provincia deve pagare ai tecnici oltre 1,3 milioni di euro (per l’esattezza 1.323.945,76) più interessi nella misura legale dal 7 dicembre 2000 e sino al soddisfo: altre centinaia di migliaia di euro!
La Provincia, per un intero anno, non fa nulla e lo scorso febbraio il Tribunale di Roma rende esecutivo il lodo arbitrale: o l’ente paga o rischia il pignoramento.
A questo punto l’amministrazione provinciale decide di impugnare il lodo davanti alla Corte d’appello ottenendo anche la sospensione della esecutorietà.
Ora si attende il pronunciamento nel merito, mentre l’ennesima ‘spada di Damocle’ resta penzoloni sulle casse dell’ente.

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