Scalia: la segreteria ora va azzerata. Spilabotte: così perdiamo Frosinone

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da L’INCHIESTA QUOTIDIANO

«Se la maggioranza che fa capo a Francesco De Angelis ha il coraggio di cambiare non le resta che azzerare le cariche del partito provinciale e andare ad un nuovo congresso»: lo sostiene il senatore Francesco Scalia all’indomani della debacle cassinate, il risultato che brucia davvero, al di là e al di sopra della sconfitta di Sora o del risultato positivo (ma senza entusiasmo) di Alatri.

Senatore Scalia, com’è andata a Cassino con la contestazione subi ta da lei e Pompeo al termine dello spoglio?
«L’episodio va ridimensionato. Non è vero che ci hanno cacciato dal comitato elettorale di Petrarcone. Ce ne stavamo già andando ma siamo stati ripresi e insultati per strada in quanto rappresentanti provinciali del Pd. Tant’è vero che non me la sono presa: comprendo la delusione e la rabbia nei confronti del partito. Del resto noi siamo minoranza e siamo stati sin dall’inizio schierati con Petrarcone. Abbiamo ottenuto dalla direzione il massimo che potevamo ottenere. Tanto che da Frosinone la questione del simbolo è stata rimessa alla direzione cittadina. Ma anche il partito cittadino ha deciso di non scegliere».

Assolve la segreteria e la direzione provinciali?
«Certo che no. Dico che c’è stato un errore madornale del provinciale perché non si spacca un partito locale dopo aver sostenuto Petrarcone per 5 anni: o tutto il partito è per un’alternativa o non si può consentire ad una minoranza del partito locale di mettere sul campo una candidatura contro l’amministrazione uscente. Questo è stato l’errore madornale. Quanto a noi, non potevamo far altro che ottenere il rispetto delle regole. Ed è avvenuto».

La spaccatura del primo turno è proseguita al ballottaggio. Come la vede?
«Il dato inconfutabile è che, se il partito fosse stato unito, avremmo vinto. Poi il secondo turno è una lotteria rispetto alla quale non mi sento di attribuire responsabilità».

Il panorama provinciale per il Pd resta pieno di incognite più che di elementi incoraggianti. Non è così?
«Per il resto a Sora abbiamo sostenuto Tersigni ed ha perso, ad Alatri il partito è stato unito ed ha vinto Morini. Noi abbiamo fatto un congresso pochi mesi fa in cui tutti erano alleati contro di noi. Alla fine loro hanno raggiunto il 54% ed hanno vinto il congresso ottenendo l’onere e l’onore di guidare il partito».

Conclusione?
«Se oggi la maggioranza del partito ritiene di dover teren conto dell’altra metà del Pd e, quindi, di dover avviare una gestione che sia unitaria ed eviti questi errori e le fratture sul territorio, si deve comunque azzerare la segreteria. Se, invece, la maggioranza ritiene che va bene così, vadano pure avanti. Noi siamo minoranza, sia pur molto consistente. Di sicuro la segreteria è fatta da componenti che hanno vinto il congresso e hanno assunto la gestione del partito; quindi si dovrebbero assumere responsabilità dell’accaduto».

I problemi del Pd sono nazionali e non certo solo ed unicamente locali…
«Credo che, quando si governa, soprattutto le elezioni di medio termine danno un avviso a chi gestisce le istituzioni. Succede in tutte le democrazie: in genere le urne non sono favorevoli a chi ha la responsabilità del governo. In Italia, poi, non si percepisce la ripresa, la gente sta male, nonostante tutto il lavoro che il governo sta facendo e le riforme fatte. Questo crea delusione e rabbia».

Anche il governo Zingaretti non sembra godere di particolari simpatie e consensi.
«A me non sembra. Anche perché l’amministrazione regionale si è trovata a dover gestire una situazione debitoria spaventosa, alla quale ha posto mano e sta lavorando bene. C’è peraltro una presenza costante sul territorio. Insomma, non credo che ci siano particolari negatività».

Sul fronte dell’area De Angelis, a parte uno stringato comunicato del presidente Asi, che annuncia per i prossimi giorni una «seria, serena ed attenta riflessione politica», risuonano le parole della senatrice Maria Spilabotte, che difende la correttezza dell’operato della componente. A differenza della minoranza del partito che, muovendosi al di fuori della decisione del direttivo provinciale, ha appoggiato Petrarcone al primo turno. Spilabotte ha, comunque, fatto un richiamo all’unità del Pd e del centrosinistra rivolgendo un invito a votare Petrarcone alla vigilia del ballottaggio.

Senatrice, il Pd perde dappertutto ed i voti del centrodestra finiscono ai Cinquestelle. Che succede?
«Abbiamo visto che battiamo la Destra quando ci mettiamo al ballottaggio; invece contro i Cinquestelle risultiamo isolati e gli avversari si cimentano contro di noi. E’ cambiato il sistema politico e la rappresentanza bipolare non c’è più. Ora siamo tripolari. Questo rafforza la convinzione che non si può fare nessuna dietrologia e non si può incolpare Renzi che dietro patto del Nazareno ci siano chissà quali fatti e maggioquali progetti di stravolgere il partito. Gli avversari restano tali. L’erronea lettura è della minoranza interna del Pd. Ma Renzi ha una idea di Pd lontana da quella che si intravede nel patto del Nazareno, se non per riforme».

Cosa accadrà nel Pd ora?
«Sicuramente ci sarà un’importante discussione perché dappertutto i volti giovani, anche nel Pd, continuano ad essere vincenti. Mentre riproporre i volti del passato crea qualche problema. Mi riferisco alla sconfitta di Fassino che pure ha amministrato e governato Tornino benissimo. Paga lo scotto di 30 anni di governo a firma centrosinistra, di appartenere ad una classe politica considerata come semplicemente arrivista. A mio avviso la gente è stufa dei volti vecchi e della vecchia politica. Purtroppo si guarda poco ai programmi politici e non si considera il fatto che anche molti dei giovani volti, se analizzati accuratamente, non sono certo rassicuranti».

Veniamo al caso Cassino, un vero terremoto…
«A mio avviso quella di Cassino è stata una partita gestita male ma i responsabili sono tutti indistintamente i protagonisti. Non sollevo nessuno dalle colpe, nemmeno me stessa. L’appello all’unità fatto prima del ballottaggio? Mi sembrava il minimo sindacale che si potesse fare, perché andava contrastato il centrodestra espressione di Abbruzzese che ha determinato la rovina della provincia dal punto di vista della sanità e non solo. Appello unitario raccolto da Zingaretti in persona, da Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, avallato dalla direzione nazionale. Poi devo dire che non credo che la componente De Angelis si sia defilata: Mauro Buschini era in prima fila insieme a me quando c’è stata la visita di Zingaretti a Cassino, idem per il segretario Costanzo, tutti hanno manifestato un’apertura verso Petrarcone. De Angelis non c’era perché era fuori dall’Italia in quei giorni».

Allora cos’è accaduto?
«Il fatto è che i protagonismi ed i personalismi esasperati sono la rovina di questo Pd provinciale e, se continuiamo su questa strada, perderemo anche Frosinone».

Perché dice questo?
«Perché nel capoluogo non riusciamo a trovare una quadra; le questioni politiche che restano in piedi sono i vecchi antagonismi tra Marzi, Schietroma e Marini che alla fine finiscono per determinare ancora oggi le sorti di questa nostra città capoluogo. Spero il Pd e tutto il centrosinistra si vogliano riprendere Frosinone e non la riconsegnino al centrodestra. Abbiamo i numeri per vincere se uniti».

Quanto ad Alatri e Sora?
«Sono stata molto vicina al sindaco di Alatri Morini: devo fare un plauso a Mauro Buschini che s’è speso per la sua città senza riserve. Morini ha svolto 5 anni di buon governo e nel Pd nessuno lo ha messo in discussione; oltretutto è riuscito a costruire una coalizione di centrosinistra sostenuta dalle liste civiche. Questa è la formula vincente. Un sindaco che ha realizzato tanto, si è presentato con molti risultati e proposte che porterà a compimento col completamento dei 10 anni di mandato. Non ha pensato solo alla piccola manutenzione ma ha programmato il futuro di Alatri. A Sora il Pd si era ricompattato in una lista. Lì anche ci portiamo dietro ataviche questioni personali che non hanno consentito al partito di ottenere un risultato decente come ci aspettavamo. Mi è dispiaciuto che in una città come Sora si sia scelto di non presentarsi col simbolo. Ci dobbiamo mettere la faccia sempre».

Nel Pd provinciale si apre una fase di conflitto in cerca di responsabilità circa la debacle?
«Ho sentito qualcuno che chiede l’azzeramento non so di cosa, forse dei vertici provinciali. Ho sentito Domenico Alfieri che, di quei vertici provinciali, è parte a pieno titolo. Ha svolto una campagna elettorale a Cassino in maniera difforme rispetto all’orientamento della direzione». A cosa si riferisce? «Con un voto di maggioranza la direzione stabilì di non assegnare il simbolo e di consentire l’individuazione del candidato a sindaco attraverso l’assemblea degli iscritti. L’assemblea come noto è andata deserta per cui la direzione ha deciso di non assegnare il simbolo e di non schierarsi con nessuno dei due candidati di area. Mentre una componente ha mostrato un forte schieramento da una sola parte. Quindi sono violate regole. Io, ad esempio, non ho certo sostenuto Mosillo».

Conclusione? «La violazione delle regole è avvenuta da parte di qualcuno che adesso chiede l’azzeramento. Credo che si tratti di forte incoerenza. Le responsabilità sono di tutti. Ma in un partito si vive ancora di regole democratiche. Chiedere l’azzeramento dei vertici provinciali ora è cosa veramente ridicola e fuori luogo. E’ un’uscita sbagliata perché viene da un esponente che rappresenta il partito essendone presidente eletto all’unanimità. Potevamo fare campagna più serena, avremmo sostenuto fortemente tutti il candidato al ballottaggio. Io l’ho fatto. Ma non posso pensare o sentire che qualcuno predica da un pulpito che veramente non sarebbe legittimato a calcare».

 

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