Severo Lutrario è membro del Comitato Regionale Acqua Pubblica. Da anni è in prima linea nella battaglia dei consumatori contro Acea. Inascoltato, da sempre ha predicato prudenza e realismo nelle iniziative da adottare, avvertendo dei rischi legati ad azioni prese senza rispettare tutte le procedure: fu tra i pochi che profetizzarono il rischio di un maxi conguaglio poi puntualmente arrivato nelle bollette.
Alessioporcu.it – I sindaci hanno votato per alzata di mano e non per appello individuale la delibera con cui viene avviato l’iter di risoluzione del contratto con Acea: c’è il rischio che per questo motivo quel voto non sia valido?
Severo Lutrario – Rispondo con una domanda: dove sta scritto che nell’assemblea dei sindaci si debba votare per chiamata nominale?
Il dubbio viene accreditato dal sindaco di San Giovanni Incarico, Antonio salvati, che è anche segretario comunale, proprio per questo conosce ogni cavillo delle procedure: una preoccupazione eccessiva?
L’assemblea dei sindaci è regolata solo dalla ‘Convenzione di Cooperazione’ che non dice da nessuna parte si debba votare per chiamata nominale ma richiede solo che le decisioni abbiano la doppia maggioranza (per numero di comuni e per numero di abitanti).
Allora perché, in questi anni, nelle votazioni decisive si è sempre proceduto con la chiamata nominale, sindaco per sindaco e non ad alzata di mano?
Per conoscere l’esito di una votazione che presenti una spaccatura nell’assemblea, il voto nominale diviene una necessità di fatto per verificare se la maggioranza dei Comuni favorevoli rappresentino o meno anche la maggioranza dei Comuni rappresentati. Ma nel caso di un voto unanime (anzi col voto contrario del solo Salvati) questa verifica non è necessaria. Questo perché, come succede in qualsiasi assemblea, quando questa è dichiarata valida (e questo avviene al suo inizio) lo resta sino ad un’aventuale verifica che stabilisca la non permanenza del numero legale dei partecipanti.
Il sindaco di Aquino Libero Mazzaroppi, membro della Consulta d’Ambito, ha sostenuto che non ci fosse bisogno del voto per chiamata nominale in quanto nella votazione immediatamente precedente, avvenuta appena un minuto prima, la chiamata nominale c’era già stata e pertanto i requisiti sul numero dei sindaci presenti e sulla quantità dei cittadini rappresentati erano già soddisfatti.
Non solo. Nel caso in esame la legittimità delle decisioni assunte è confermata anche dalla votazione successiva.
Allora perché si sta seminando tutto questo dubbio?
Io capisco che i signori di una precisa parte politica ed i loro tirapiedi abbiano la necessità in qualche modo di giustificare il fatto che non sia stato consentito loro di piantare la bandierina su un atto fondamentale (e tutt’altro che risolutivo) di questa vicenda, ma trovo comunque inaccettabile che arrivino a fare gli avvocati d’ufficio di ACEA innescando una polemica strumentale utile solo agli interessi di questa. D’altra parte sono anche coloro che fingono di non sapere che 90 180 o 300 giorni sono la stessa cosa se il quadro normativo nazionale si consolida prima che la regione Lazio si decida ad attuare la legge 5 consegnando comunque il nostro territorio ad ACEA S.p.A. Le sciocchezze e le fantasiose ricostruzioni dell’assemblea lasciamole ai cacasenno che se le bevono.