I segnali nascosti dietro la firma per la Camera di Commercio

Il segnale sta tutto in una firma. Congiunta. Quella che hanno messo a margine di un documento il presidente della Camera di Commercio di Frosinone Marcello Pigliacelli ed il Commissario della Camera di Commercio di Latina Mauro Zappia.

È un segnale politico. Ed economico. Rivolto a tutti quelli che fino ad oggi hanno vissuto all’ombra del proprio campanile, perdendo l’occasione per farlo diventare una cattedrale. Spesso per paura di dover dividere con qualcun altro la parrocchia.

Un messaggio chiaro destinato a chi non ha ancora capito che il matrimonio tra le Camere di Commercio di Frosinone e Latina fissato a dicembre (leggi qui) non è solo una fusione combinata per legge. Come quei matrimoni tra cugini, imposti dalle famiglie per evitare di disperdere il patrimonio. Ma è un’occasione. Storica. Che va ben al di là del problema ‘chi mette l’argenteria e chi l’arredamento‘ o ‘chi si siede a capotavola‘.

 

Il primo segnale che sta dietro a quelle firme é: ci sono cose che possiamo fare insieme per i due territori. L’esempio pratico: la firma di Marcello Pigliacelli e quella di Mauro Zappia autorizza un piano di rimboschimento per le aree delle province di Frosinone e Latina devastate dagli incendi. C’è da fare insieme.

Il secondo. Nella nota che annuncia l’iniziativa si spiega che dall’inizio dell’anno sono stati ridotti in cenere 5.200 ettari nel sud Lazio. Il numero viene indicato in modo complessivo, non viene scorporato tra le province di Frosinone e Latina. Il territorio deve iniziare ad essere scritto e soprattutto pensato come un tutt’uno da un milione di abitanti.

Il terzo. Il rimboschimento del territorio non è propriamente un obiettivo istituzionale delle Camere di Commercio: dovrebbero occuparsi di promuovere i prodotti tipici locali e tenere aggiornati gli elenchi delle attività. Invece, unendo le forze, è possibile mettere sul piatto della bilancia un peso maggiore che consente di andare oltre gli obiettivi tradizionali, inventandone di nuovi.

Il quarto. Sbaglia chi pensa che il problema sia la conquista del posto a capotavola. Perché la mission arriva da sé: deve far crescere il sud Lazio come se fosse una cosa sola. Non c’è possibilità che il timoniere possa stabilire una rotta che vada a vantaggio solo dell’una o dell’altra area. Dal momento della fusione in poi, i progetti dovranno prevedere la crescita che coinvolga il mare ed i monti. Non c’è uno che assorbe l’altro. Ma due enti che si fondono.

Il quinto. Chi pensa che il timone dell’ente sia un gioco di potere ha ragione a metà. Lo è. Ma per impugnarlo non è in corso alcuna lotta all’ultimo sangue, come qualcuno immagina e qualcun altro spera. Al limite qualche sgambetto e qualche sgomitata. Perché al sistema delle imprese è apparso chiaro un dato: in questa partita non esiste il risultato del pareggio ma solo la sconfitta o la vittoria. Per entrambi i giocatori. E la firma messa insieme vuole essere un ulteriore messaggio: c’è sintonia oggi, c’è necessità di sintonia domani.

 

La dimensione della partita che si rischia di perdere (se ci si arrampica al campanile) o di vincere (se lo si fa diventare cattedrale) sta in una manciata di numeri. Frosinone e Latina oggi sono, per importanza, rispettivamente, al 37° e 42° posto nella graduatoria nazionale delle Camere di Commercio. Fondendosi metteranno insieme qualcosa come 125mila imprese: significa catapultarsi all’8° posto: Frosinone-Latina balza prima di Torino.

 

Non c’è spazio per il pareggio. E nemmeno per la sconfitta. Come dimostra quella firma. Congiunta.

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