Dopo l’acqua, il gas: via a due Ato. Ma i sindaci non dicono niente

Non bastava l’acqua. Tra poco vivremo la stessa esperienza anche con il gas. La concorrenza tra i vari gestori andrà a farsi benedire e ad offrire il servizio sarà uno solo, con la benedizione dei nostri Comuni. Che per evitare baccano stanno facendo tutto in silenzio: nessun sindaco ha ritenuto opportuno avvertire i concittadini.

La strada è la stessa che a suo tempo venne imboccata per l’acqua facendoci finire tra le braccia di Acea.

In pratica, stanno creando degli Ato anche per il gas. Gli Ato sono dei bacini di Comuni vicini tra loro che si approvvigionano dalle stesse fonti (in questo caso dagli stessi gasdotti).

La distribuzione (non la vendita) del settore gas è un’attività regolata: oggi – per legge – c’è un ‘monopolio territoriale‘ che richiede neutralità, trasparenza ed efficacia nei confronti delle imprese di vendita. Inoltre la norma pretende anche efficienza nella gestione, in modo da ridurre i costi e quindi le tariffe di distribuzione ai clienti finali.

In genere un distributore vince la gara e per un tot di anni gestisce il territorio di competenza dell’ATO (proprio come il servizio idrico).

Solo che in questo caso ai Comuni, più che vigilare sulla gestione (come avviene per l’Ato dell’Acqua), spetta incassare le concessioni territoriali.

I Comuni guadagnano dalle concessioni e  il valore dipende dall’estensione della rete nel Comune e dal numero di PDR (punti di prelievo) ovvero utenze esistenti su quel comune. Più utenti hai nel tuo territorio e più incassi tu Comune. Perchè per ogni utenza il distributore locale paga una concessione al Comune. Paga il distributore? Mettiamo le cose in chiaro: paghiamo noi perchè i costi sono interamente coperti dalle tariffe pagate dai consumatori in bolletta.

Sui gestori (si chiamano distributori locali) esiste da sempre una situazione di oligopolio, cioè sono pochi e sempre gli stessi; tutti sono interessati a farlo perché la redditività è certa. Un tempo, fino al 2010, il monopolio era di SNAM-Italgas, poi siamo stati costretti dall’Europa a vendere il 60% della sua quota.

Ad esempio nell’Ato di Frosinone il distributore attualmente concessionario è F2I reti Gas, società di investimento della Casa Depositi e Prestiti che opera su base nazionale avendo già rilevato la rete di Edison e Italcogim (attualmente è in trattativa per fondersi con Snam-Italgas, e creare una rete di distribuzione Gas della dimensione 60% su base nazionale, con la differenza che i fondi saranno da investimento e/o privati e non più solo di ENI come un tempo).

Il fondo di investimento ha acquistato la società di distribuzione da Gdf Suez che a sua volta aveva già rilevato la concessione da Italcogim. Se un fondo di investimento opera sulle reti gas vuol dire che la redditività è certa e alta. Infatti mediamente la RAL (redditività da gestione ) sulle gare gas è tra l’8% e il 12% e viene stabilità con delibera dell’autorità per l’energia. Ovvero investo 100, ricavo 112%.

Il miglior affare che si possa fare nel Paese.

Basti pensare che in questo settore dal 2008 il consumo di gas è crollato (per riduzione dei consumi e chiusure dei grandi siti industriali) eppure mai nessuno è fallito, perché la redditività è certa in quanto interamente caricata in bolletta dei consumatori secondo questo schema tariffario:

MACRO ATO Lazio, Campania, Tariffe in vigore
Utenze domestiche Materia
gas naturale
Trasporto
e gestione del contatore
Oneri di sistema
Ambito centro-sud occidentale
1 gennaio – 31 marzo 2016
Quota energia (euro/smc)
consumo Smc/anno: da 0 a 120 0,279364 0,052518 0,012876
da121 a 480 0,192777 0,050476
da 481 a 1.560 0,180893 0,034576
da 1.561 a 5.000 0,181434 0,030176
da 5.001 a 80.000 0,148845 0,024876
da 80.001 a 200.000 0,101311 0,017076
Quota fissa (euro/anno)
portata contatore: classe fino a G6 * 58,83 59,74 -27,01
classe da G10 a G40 349,61
classe oltre G40 1.207,35
Sconto bolletta elettronica  Ai clienti che ricevono la bolletta in formato elettronico e la pagano con addebito automatico è applicato uno sconto di 5,40 euro/anno.
* Le utenze domestiche sono normalmente dotate di contatori di classe fino a G6

 

Le tariffe per i comuni variano da Comune a Comune ad esempio ad Isola del Liri per ogni utente attaccato al Gas il comune prede 6,82€ mentre a Frosinone 8,40€. (Di seguito tutte le tariffe per singoli comuni). Se supponiamo che ad Isola del Liri ci siano 10.000 utenze vuol dire che il comune introiterà senza muovere un dito 70.000 ila euro l’anno. Ovvero ci copre il Liri Blues.

E’ evidente che ai Comuni conviene avere un rapporto con gli attuali concessionari perché oltre a soldi certi si garantiscono altri benefit, come accaduto con altri settori. Allora perché cambiare distributore locale, con una nuova gara visto che tanto i soldi che prenderanno sono sempre quelli. Tanto vale avere un rapporto con chi da tempo già di garantisce dei contro servizi.

Ad oggi, in gran parte del Paese le gare sono scadute dal 2012. Diversi provvedimenti normativi hanno inserito nuovi  termini per svolgere nuove gare e più competitive. Cosa cambia? Il legislatore ha deciso che bisognava “promuovere l’efficienza e la competitività“:  pure per l’acqua il pretesto fu che bisognava avere più efficienza e meno sprechi, invece è andata a finire come sappiamo. Comunque: per promuovere efficienza e competitività,  la normativa italiana emanata in attuazione della prima direttiva sul mercato del gas naturale, ha previsto la la “gara pubblica, anche in forma aggregata fra gli Enti locali concedenti” come unica forma di assegnazione del servizio di distribuzione gas (ATO). E per non perdere tempo, lo stesso decreto ha previsto una cessazione anticipata delle concessioni attuali, in funzione di una serie di parametri tesi ad aggregare i distributori esistenti (che dal 2000 ad oggi sono diminuiti da circa 780 a 230).

Le poche centinaia di gare che hanno avuto luogo nel decennio 2001 – 2010, per scadenza naturale delle concessioni più antiche, sono state prevalentemente basate sul “massimo canone offerto” ed hanno comportato numerosi contenziosi: in particolare per quanto riguarda il valore di rimborso della rete da corrispondere al gestore uscente.

Inoltre alle nuovi gestioni spetta anche il compito di assicurare impegnativi investimenti in manutenzione e sostituzione di molte reti di distribuzione che hanno raggiunto un tasso elevato di obsolescenza, sono diventata vecchiotte: insomma lo stesso film che stiamo vedendo con le condotte dell’acqua. Poi bisognerà investire per completare la metanizzazione del territorio, in particolare nel Mezzogiorno, dato che, con la riduzione delle risorse statali a disposizione, il finanziamento pubblico di tali opere si è sostanzialmente ridotto.

Con DM del 20 maggio 2015, vengono stabiliti i criteri e il regolamento delle gare gas. Criteri, investimenti e costi che ricadono interamente bollette degli utenti. Insomma: paghiamo noi e come sempre decidono altri.

Perché i comuni non vogliono decidere e sono interessati a gestire gli ATO gas? Perché l’affare è certo e redditizio anche per loro, sotto tutti gli aspetti.

Finirà come con l’acqua? Solo il tempo potrà dirlo. La puzza del sospetto si sente forte nel momento in cui nessun sindaco della provincia di Frosinone ha ritenuto opportuno dire una sola parola sulle decine di riunioni tenute finora. Sono state costituite due Ato: si sono scannati per decidere chi doveva partecipare a quale e con quale ruolo. Ecco perché il timore già adesso è forte.

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