Un minuto. Lunghissimo. Interminabile. Perché un minuto a colloquio personale con il Papa è senza tempo e forse unico nella vita. Ma Francesco quel minuto lo ha dedicato sotto gli occhi di tutti a Gerardo Antonazzo, il suo vescovo che guida la diocesi di Sora – Cassino – Aquino – Pontecorvo; quel vescovo che era stato crocefisso pochi mesi fa per poi scendere dal supplizio perché non c’erano crimini da mettere al centro di inchieste su di lui; quello stesso vescovo che si è trovato sulla linea del fronte quando non è stato più possibile tenere dentro Santa Madre Chiesa gli scismatici che adorano il Bambinello di Gallinaro.
Il vescovo Antonazzo è stato in Vaticano nella mattinata assieme ai 1500 fedeli della sua diocesi per il giubileo della diocesi. Per loro c’è stata l’udienza giubilare in piazza San Pietro. Come per altre migliaia di persone.
Poi il fuori programma. Appena finita l’udienza, il vescovo Antonazzo si stacca dal gruppo e raggiunge Papa Francesco: le guardie svizzere non lo fermano, la gen-darmeria non interviene. Segno che sanno bene chi è e che può avvicinarsi. Il papa ed il vescovo si abbracciano, si salutano ed iniziano a parlare fitto; il pontefice perde un passaggio e fa segno al vescovo di ripetere nell’altro orecchio.
Il tutto dura poco più di un minuto, lunghissimo ed interminabile. Gerardo sussurra a Francesco, Francesco fa segno di proseguire. Nessuno sa di cosa abbiano parlato. Ma prima di andare via, il vescovo lascia una lettera nelle mani del Pontefice. Cosa ci sia scritto, lo sanno solo loro. Per ora.