Nuovo pareggio per l'amministrazione di Latina. Dopo l'anatra zoppa uscita dalle urne, la 'Coalizione di programma' che aveva sbloccato la situazione, l'accordo sule commissioni, paralizzato dal passaggio alla Lega di un consigliere, tutto torna nel caos. La soluzione Tiero. Ma l'Avvocatura potrà poco
Tre mesi senza Commissioni consiliari. Non era mai successo nella storia del Comune di Latina. E accade nel secondo Comune del Lazio, capoluogo di provincia. L’amministrazione comunale di Latina è ancora senza le Commissioni consiliari, organi deputati all’indirizzo e al varo delle proposte di delibera da inviare al Consiglio, fermo restando che quest’ultimo è comunque sovrano.
Damiano Coletta è stato eletto quasi tre mesi fa, ma le commissioni consiliari ancora non esistono. Perché? Sempre a causa della bizzarra situazione creata dal doppio risultato delle elezioni: vittoria del centrodestra al primo turno, con la maggioranza in Consiglio, vittoria di Damiano Coletta come sindaco di Latina al ballottaggio. Con l’impasse in aula.
Tre mesi di colloqui, incontri e confronti hanno portato Damiano Coletta ad avere il supporto di tre voti in più rappresentati dagli altrettanti consiglieri comunali di Forza Italia, ma così si è in realtà raggiunto solo l’equilibrio perfetto in assise. Non calcolando infatti il voto del sindaco, che non è membro di commissione, le due coalizioni hanno 16 consiglieri a testa. Una situazione che si riflette anche nel cercare l’equilibrio nelle 10 commissioni consiliari del Comune, ciascuna formata da 11 consiglieri.
Doccia fredda sulle Commissioni
Raggiunta l’intesa con FI, per quella che ora viene definita “coalizione di programma“, per distinguerla dal centrodestra formato da FdI, Lega e Latina nel cuore, nei giorni scorsi la strada sembrava essersi finalmente avviata verso una dolce china discendente, rappresentata da un accordo salomonico, votato in una capigruppo di sabato mattina, per 55 seggi a testa alle due coalizioni, con 5 commissioni in cui la maggiorana sarebbe stata 6 consiglieri a 5 per la coalizione di programma e altre 5 in cui sarebbe stata di 6 a 5 in favore del centrodestra.
Invece, nella capigruppo di inizio settimana, la doccia fredda: la Lega annuncia di avere preso un consigliere. Si tratta di Alessio Pagliari, uscito settimane fa da Latina nel cuore. Ora la situazione del centrodestra in Consiglio comunale è sostanzialmente mutata: sia FdI che la Lega hanno ora 6 consiglieri a testa, mentre Latina nel cuore è rimasta a 4. In virtù di questa nuova situazione, secondo la Lega, la compagine di centrodestra ha diritto non a 55 bensì a 56 seggi, e quella di programma scenderebbe a 54; conseguentemente, anche le Commissioni consiliari non sarebbero più 5 a 5 ma 6 a 4, in favore del centrodestra.
Un’occhiata ai numeri
Ma vediamo i numeri: i seggi in commissione sono 110. Sia FdI che la Lega avrebbero diritto a 20,625 seggi; Latina nel cuore, Latina bene comune e il Partito Democratico, 13,75 seggi a testa; Forza Italia, 10,3125; Per Latina 2032, 6,875; Riguarda Latina, M5S e Fare Latina, 3,4375 seggi ciascuno.
Cosa propongono ora i due schieramenti? La proposta denominata “Valeria Campagna“, dal nome della capogruppo di Lbc che l’ha formulata, prevede che le unità e i resti decimali siano sommati separatamente: le unità con le unità e i resti con i resti. In questo modo, i partiti del Centrodestra avrebbero 53 seggi dagli interi e 2 seggi dai resti decimali; la coalizione di programma, ne avrebbe 51 dalla somma degli interi, e 4 dalla somma dei decimali. Quindi, sempre 55 per parte, con la proposta di assegnare i seggi derivanti dai resti decimali all’interno della coalizione.
Diversa la posizione del centrodestra, di arrotondare i resti decimali all’unità superiore se maggiori di 0,5, o a quella inferiore se minori di 0,5.
La soluzione Tiero
E ora è scontro tra queste due visioni, tale che il presidente del Consiglio comunale, Raimondo Tiero, d’intesa con i capigruppo, si è visto costretto a domandare addirittura un parere pro veritate all’Avvocatura comunale, su quale metodo di calcolo e di ripartizione dei seggi sia più rispondente al regolamento.
Regolamento che, invero, è decisamente avaro di dettagli operativi su una procedura frutto, in passato, più di prassi consolidate che di norme scritte.
Numeri, cifre, calcoli e ripartizioni a parte, è ovvio che il punto è fondamentalmente politico: raggiunto in assise un equilibrio perfetto di 16 a 16 (escludendo il voto del sindaco), il centrodestra rimasto all’opposizione a causa della defezione di FI, sta ora cercando di trovare un modo per tornare a quella posizione di maggioranza che l’aveva visto vincitore del Consiglio il 4 ottobre. Per farlo, deve trovare la procedura per spezzare il possibile “equilibrio perfetto” dalle Commissioni.
Tra accuse reciproche di voler tenere bloccate le commissioni, le due coalizioni sono ora in attesa dell’Avvocatura. E c’è già chi adombra l’eventualità di chiamare in causa il Prefetto.