Il sondaggio di Salvini e la mobilitazione di Abbruzzese

Un sondaggio è stato lanciato per comprendere il sentimento interno della Lega e la possibilità di un'alleanza con i socialisti europei. Giorgia Meloni mira a trasformare le Europee in un sondaggione per misurare il consenso e delineare riforme politiche. Salvini e Tajani determinano le proprie strategie, mentre all'interno della Lega si valutano candidature e alleanze per massimizzare i voti. Mobilitando quelli come Abbruzzese

Un sondaggio per capire gli umori nel mondo leghista, anche su un’eventuale alleanza con i socialisti a Bruxelles “pur di governare in Europa“. E un avvertimento all’esterno: “Alle prossime elezioni Europee dimostreremo chi siamo e quanti siamo, a costo di essere da soli, per poi costruire una famiglia, una comunità un cambiamento“. Matteo Salvini sta tarando la strategia in vista del test di giugno, banco di prova per il Governo e per le diverse anime che lo compongono.

Un’occasione per misurare il consenso, come l’ha definita Giorgia Meloni. La premier è propensa a candidarsi in prima persona nel tentativo di mettere le basi per “il cambio di rotta che l’Europa aspetta da tempo“. Ha indicato chiaramente l’obiettivo in un video a Vox, la destra radicale iberica. Parla in spagnolo, ma niente a che vedere con i toni del celebre comizio del 2021. Solo un messaggio di congratulazioni a Santiago Abascal, confermato come leader del Partito fino al 2028.

La sfida di Giorgia

Giorgia Meloni

Nelle ore scorse, il termine usato dalla premier è stato sondaggione: per lei le Europee di giugno sono un sondaggione sia per i singoli Partiti del centrodestra, sia per l’alleanza nel suo insieme, sia per i leader. Matteo Salvini non parteciperà alla conta: sa benissimo che il vento è totalmente diverso da quello che spirava cinque anni fa gonfiando le sue vele; ora gonfia quelle di Fratelli d’Italia ed una conta diretta tra lui e Giorgia Meloni lo metterebbe ancora più in ombra.

Invece Antonio Tajani è ancora indeciso:  la festa per i 30 dal fatidico Io scendo in campo pronunciato da Silvio Berlusconi ha dimostrato in maniera plastica quanto il Partito sia vivo e vitale, al contrario di ciò che profetizzavano le cassandre convinte che si sarebbe dissolto con la scomparsa del suo fondatore.

A prescindere da ciò che faranno Salvini e Tajani il voto Europeo sarà il banco di prova finale per Giorgia Meloni e la sua strategia che punta alla riforma costituzionale con cui introdurre il premierato. Cioè un Presidente del Consiglio dei Ministri che viene votato direttamente dai cittadini anziché il risultato di una mediazione politica dalla quale nasce una coalizione. I padri costituenti non lo vollero.

Matteo ed il sondaggio

Matteo Salvini

Sarà una conta. Ne sono consapevoli sia Giorgia Meloni che Matteo Salvini. Ed il travaso di voti avverrà tra i loro bacini elettorali: perché sono i più vicini e tra i quali c’è più predisposizione naturale a spostarsi.

Serve però una campagna elettorale che tracci un solco e definisca una distanza tra Lega e Fratelli d’Italia. Perché se sono troppo vicini e troppo uguali il rischio per la Lega non sarebbe quello di un travaso ma di una trasfusione di voti. Letale per il carroccio. Per questo Matteo Salvini sta spostando il Partito sul No netto ad un eventuale appoggio al bis per Ursula von der Leyen. Perché lo scenario più sfavorevole per lui sarebbe quello di una presidente Ue sostenuta anche dalla destra di Giorgia Meloni insieme al Partito Socialista Europeo: riedizione della maggioranza Ursula che confinerebbe ancora più ai margini la Lega.

Nasce da qui il sondaggio per comprendere gli umori del popolo leghista. Chiedendogli se sarebbe d’accordo ad un’alleanza con il Pd (che sta nel Pse europeo) pur di governare in Europa.

Le teste di serie

Mario Abbruzzese

Poi c’è la strategia chiara da diversi giorni. È quella che ha mobilitato da settimane l’ex presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mario Abbruzzese catapultandolo in prima linea. Lui ed i poco più di 14mila voti messi in campo alle Regionali di un anno fa. Ed insieme a lui ha mobilitato tutte le teste di serie disponibili nel panorama leghista.

L’altra mossa acchiappavoti potrebbe essere quella di schierare in tutti i collegi il generale Roberto Vannacci assicurandogli così l’elezione. Resta da capire come la prenderanno le altre teste di serie nei singoli collegi: i rumors dicono che non stiano facendo salti di gioia. Tranne Mario Abbruzzese che già nelle settimane scorse ha evidenziato come un intelligente gioco delle preferenze potrebbe invece trasformare l’autore del libro Un mondo al contrario in un traino per tutti. Ma ci sono aree nelle quali la Lega ha candidati tanto radicati da sconsigliare di farli precedere dal generale. Come in Veneto: il Governatore Luca Zaia messo a capolista vale – per i sondaggisti – vale fino a 5 punti in più e comunque quello scatto capace di portare in doppia cifra il Partito.

In via Bellerio stanno sviluppando tutti i possibili scenari. Uno prevede di schierare il generale solo nelle circoscrizioni dell’Italia Centrale e dell’Italia Meridionale. La prima è formata da Toscana – Umbria – Marche – Lazio. I rumors danno per intoccabile Susanna Ceccardi che la volta scorsa portò in dote 48mila preferenze personali. Nel Lazio sono stati mobilitati Mario Abbruzzese e Pino Cangemi (14mila voti il primo con Pasquale Ciacciarelli e 15mila voti il secondo, alle scorse Regionali). E pure Matteo Adinolfi che cinque anni fa prese 32.500 preferenze e venne eletto grazie alla Brexit che liberò i seggi dei deputati britannici.