Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. Il banchiere Formisano e l’uomo Donato
Esiste una forma di solidarietà pelosa, di facciata: espressa quasi per dovere. Perché si usa così, si deve fare. Per sciacquarsi la faccia e rispettare i principi della buona creanza. Sono così tanti auguri di Natale, tante telefonate di compleanno: quelli meno ipocriti preferiscono liquidare la faccenda con un messaggio su WhatsApp.
Occorre poco tempo per scoprire la realtà: basta attendere. Non molto. Ad esempio il momento in cui occorre davvero qualcosa: i veri amici non devono sgomitare per farsi spazio.
È per questo che fa riflettere l’iniziativa ospitata nel pomeriggio dall’università di Cassino per commemorare Donato Formisano: Aula Magna piena e nessuno mancava. Non è questo l’elemento.
Dal palco, tutti hanno ricordato il banchiere, l’uomo illuminato che inventò il micro credito: poco a tanti anziché tanto a pochi.
L’altro Formisano
C’era però un altro uomo, che oggi è stato ricordato. Anche lui si chiamava Donato Formisano. La vera commemorazione oggi è stata per lui. Non se ne abbiano a male gli illustri relatori: ma è stata fatta da quelli che oggi, dietro le quinte, hanno ricordato che grazie a quel modo di fare banca tanti padri di famiglia appena assunti in Fiat hanno potuto costruirsi una casa, sposare un figlio, pagargli gli studi.
E’ stata fatta dai professori che un giorno si vedono tra i banchi, a seguire le lezioni, un presidente di banca che nel dopoguerra aveva dovuto abbandonare a metà l’università a Napoli perché aveva dovuto iniziare a lavorare. Quel Donato Formisano aveva un figlio professore in quell’ateneo, al quale diceva: “devo studiare, non posso fare brutte figure, le farei fare a te che sei mio figlio e sei professore, alla banca che rappresento, a tutta la città”.
È questo il vero Donato Formisano: è lui che oggi ha riempito l’Aula Magna.