La polemica innescata con la conferenza di fine anno del presidente della Provincia. Al quale risponde il vescovo: rispedendo al mittente le critiche. A cui si associa ora il terzo Settore
Una polemica tra istituzioni. Inattesa o forse no. Certo era che le parole del presidente della Provincia di Latina nonché sindaco di Minturno Gerardo Stefanelli, non sarebbero cadute nel vuoto, senza essere raccolte dalla stampa presente alla sua conferenza stampa di fine anno.
Parole con cui Stefanelli aveva duramente redarguito quanti secondo lui non si erano attivati, prontamente o nei giorni successivi, per correre in aiuto e supporto delle 19 famiglie rom di Al Karama dopo l’incendio che a luglio aveva distrutto quel po’ che restava in piedi di un campo di accoglienza ormai fatiscente dopo decenni di abbandono. (Leggi qui: Al Karama, ora è urgente trovare una soluzione).
La delusione della Provincia
«Sono deluso dalla comunità di Latina – aveva detto – sono sei mesi che la Provincia ospita le famiglie alla ex Rossi Sud. Abbiamo anche sospeso il bando per assegnare l’incubatore di impresa immaginato in quel sito, con tanto di due manifestazioni di interesse già presentate. Io non dico nulla al commissario del Comune di Latina, Carmine Valente, che ha avviato gli atti per costruire il nuovo campo; ma il terzo settore? Non ci sono strutture alternative? Dov’è la società civile? La Chiesa?».
Un attacco duro, nello stile di Stefanelli, che non ha timore di polemizzare: nella stessa occasione, ha portato anche dure critiche alla Regione sul tema dei rifiuti e delle prime convocazioni degli Egato, sospese fino a elezioni regionali avvenute. (Leggi qui: Aridatece gli Egato).
La risposta di monsignore
Forse però non si sarebbe aspettato che, sul tema Al Karama, la risposta sarebbe avvenuta addirittura dal Vescovo di Latina, Mariano Crociata.
Come da tradizione, il 1 gennaio il vescovo celebra la Santa Messa presso la cattedrale di San Marco in Latina. E si tratta di una celebrazione dedicata in particolare agli amministratori della cosa pubblica. Soprattutto a loro è rivolta la sua omelia: sindaci, presidenti, assessori e consiglieri comunali provinciali e regionali.
Monsignor Mariano Crociata non era in San Marco, a Capodanno: bloccato a letto dall’influenza. Ma la sua omelia c’era. Letta per l’occasione dal vicario generale don Enrico Scaccia. Un’omelia in cui il vescovo tocca i temi dell’attualità, non ultimi i riflessi nella società derivanti dalla crisi economica e dalla guerra in Ucraina, precisando poi: «Se guardiamo al mondo più vicino a noi, al nostro territorio, colpisce che ancora una volta, in questi giorni, qualcuno, con ruoli istituzionali o comunque pubblici, sia intervenuto elencando tutti i responsabili di certe cose che non vanno, e guarda caso nell’elenco ci sono tutti tranne chi parla o scrive. E questo non fa altro che alimentare la contrapposizione e la polemica tra chi è bravo e chi non lo è, nella logica della ricerca di uno o più colpevoli, e della sistematica autoassoluzione. Le cose non funzionano così, non stanno così, e in questo modo non se ne esce».
Fonte di sviste ed errori
Naturalmente, il vescovo fa un discorso generale. Nessuno viene nominato, né cita ruoli istituzionali specifici. Non è – d’altronde – il suo ruolo: il messaggio di un vescovo deve infatti restare un ammonimento generale, che possa così risultare ampiamente leggibile e applicabile.
Ma il Vescovo Crociata insiste: «Un tale modo di procedere, peraltro, diventa anche fonte di sviste e di errori, come quando si mette anche la Chiesa nella serie. Mentre essa è stata sempre in prima linea nell’affrontare problemi sociali di ogni genere, a volte anche svolgendo un ruolo di supplenza rispetto alle istituzioni. Tutti abbiamo da migliorare e da imparare, anche noi Chiesa naturalmente, ma sulla base del riconoscimento della realtà dei fatti. E non della sua falsificazione o del suo occultamento».
Nessuna citazione di Stefanelli, dunque, ma è chiaro a chi le parole del Vescovo fossero rivolte.
Noi eravamo dove dovevamo
E a Stefanelli ha risposto oggi anche il Forum del Terzo Settore di Latina. Che prende le mosse proprio da quell’omelia, e precisa: «Il Terzo Settore, signor Presidente, è sul campo, lì dove è sempre stato. Le associazioni sono state sempre fattivamente collaborative con le istituzioni anche su questo tema negli anni e alcune dichiarazioni rischiano di essere solo espressione di uno stile istituzionale inadeguato».
«Le organizzazioni del Forum Terzo settore Lazio continueranno il proprio lavoro, ampiamente riconosciuto nonostante il deficit di coprogettazione che caratterizza proprio alcune realtà amministrative. Le associazioni sono intervenute immediatamente dopo l’incendio e venne risposto che non serviva nulla. Entro i primi giorni di gennaio dovevano essere pronte le prime 8 unità abitative nella parte adiacente al campo ma ora sembra che tutto sia rimandato a giugno. La situazione è molto complessa e merita un impegno diverso dal continuo rimpallo di responsabilità tra gli ambiti istituzionali e dalla mistificazione contro Chiesa e associazionismo».