di STEFANO DI SCANNO
Direttore de L’INCHIESTA QUOTIDIANO
Altri titoli ed altre dichiarazioni su questi ormai famigerati 3,5 milioni di euro per la viabilità della zona Fca che la Regione deve ancora erogare, nonostante mesi di chiacchiere a cui ha dato concretezza unicamente l’azione della Prefettura di Frosinone. Altrimenti saremmo ancora alla promessa. Ma, dei 3,5 milioni – l’ha fatto notare il consigliere Righini di Fratelli d’Italia giovedì in commissione – manca in realtà all’appello un milione di euro che, secondo Fabiani, verrebbe recuperato grazie ai ribassi a base d’asta. Quindi, non solo la cifra è ridicola a fronte dell’ostentato “sostegno all’indotto Fiat”, non solo è in gravissimo ritardo rispetto ai tempi del rilancio già avvenuto dello stabilimento di Piedimonte, che sta producendo circa 200 Giulia al giorno e che, da ottobre, dovrebbe vedere l’ulteriore impulso (anche occupazionale) grazie all’esordio sul mercato americano, ma ad oggi in bilancio mancano nella loro interezza perfino i pochi fondi promessi. Oppure, nell’ipotesi Fabiani, in realtà la giunta ne ha preventivati 2,5.
Lasciamo perdere pure i disoccupati ed i senza reddito per i quali i soldi non ci sono proprio. La schiera cresce di settimana in settimana: i lavoratori ex Ilva si sono anche accorti di non aver alcun diritto, dal 30 giugno scorso, di reclamare la riassunzione nel caso di rilancio del sito. Mettiamo un attimo da parte il bonus assunzioni che è stato limato di 100 rispetto ai 500 posti teorici per l’area di crisi Frosinone-Anagni, per far rientrare in gioco pure Rieti. Ma dove stanno le aziende pronte ad assumere: fatta la mappatura?
Attivati i canali per coinvolgere i senza lavoro e senza reddito? C’è da consolarsi lo stesso. La stessa Regione Lazio ci ha fatto trovare ieri in edicola una bella iniziativa editoriale: un fumetto dedicato a Civita di Bagnoregio, in collaborazione con Repubblica e Bonelli Editore. Una cosa ben fatta. Cavolo. Soldi benedetti.
I Cinquestelle stanno preparando una proposta di legge regionale per il reddito minimo. Non resta che confidare nella prossima legislatura. Quando saranno inevitabilmente maggioranza, grazie a questi pidini, opulenti e smemorati delle proprie origini ideali.
Ad un funzionario pubblico preparato e di lungo corso come Ernesto Raio, viceprefetto, è toccata la patata bollente del passaggio dell’acquedotto comunale ad Acea. Una vera ingiustizia per la città, ma legalizzata dalle carte esaminate dal Consiglio di Stato. La normativa è in evoluzione ed ai “privatizzatori”, si oppone sia al governo nazionale come in quello regionale, un fronte ancora minoritario ma destinato a crescere di fautori di una gestione solidaristica e pubblica dell’acqua.
Non casuale il passaggio critico del Comitato Acqua Pubblica sull’inaugurazione della Sanpellegrino di Castrocielo, in sintonia con l’articolo 3 della legge in esame in Parlamento: «Non si rilasceranno più concessioni per sfruttamento, imbottigliamento o utilizzazione di sorgenti, fonti, acque minerali o corpi idrici idonei all’uso potabile». All’articolo 6 è previsto che la gestione e l’erogazione del servizio non possono essere separate e possono essere affidate solo ad enti di natura pubblica. Insomma la direzione è segnata. Mentre in Regione si gioca alla delimitazione dei bacini idrici, per renderli confacenti alle aspettative della multinazionale partecipata dal Comune di Roma.
La giurisprudenza non è immutabile e Raio, con la sua mossa già scritta negli atti ufficiali, rischia di passare alla storia come l’attuatore di norme sorpassate. Che stanno per essere mandate in archivio dal desiderio della gran maggioranza di sottrarre un pezzo importante di bene comune agli speculatori di turno. Una cosa su cui dovrebbe riflettere anche il presidente della Provincia Antonio Pompeo, per riprendere e portare a buon fine l’iter della risoluzione contrattuale.
Non c’è trattativa da fare con soluzioni che sono già fuori gioco, perché sperimentate sulla pelle degli utenti e va considerato poi il fattore Raggi. D’Alessandro, da Cassino, propone un’azienda speciale e prepara un piccolo “roadshow” tra i sindaci dei comuni vicini. Perché il futuro non può essere né il ritorno ad un carrozzone fallimentare come gli “Aurunci” e neppure la prepotente egemonia a caro prezzo di un gestore privato. Due “reperti archeologici”.
A proposito, di quello là non parlo. Anche perché è il legale del proprietario di una testata (che non cito per non farle pubblicità).