CESIDIO VANO per LA PROVINCIA QUOTIDIANO
Ormai, a cadenza quasi regolare, il tema risalta fuori con tutti i crismi del “disastro imminente” (che così fa più audience). Lo ripetiamo ancora una volta: quella dell’accorpamento delle Regioni è una ‘bufala’ bella e buona. Almeno allo stato dei fatti.
E’ vero, i parlamentari del Pd Roberto Morassut e Raffaele Ranucci hanno presentato una proposta di legge costituzionale con cui vorrebbero ridurre le Regioni italiane dalle attuali 20 alle ipotizzate 12. La proposta, però, è abbastanza datata: risale al novembre 2015.
Ma proprio perché si tratta di una proposta costituzionale (perché per modificare la geografia delle Regioni occorre modificare l’art. 131 della Carta) si può stare abbastanza tranquilli. Una modifica costituzionale è stata appena varata dal Parlamento e non è stata una passeggiata. Non è ancora detta l’ultima e figurarsi se si ricomincia da capo.
Certo, la cartina geografica che i due parlamentari hanno mostrato alla stampa nel 2015, spiegando come volevano ridurre la geografia italiana, è affascinante (da una parte) e inquietante (dall’altra). Se poi ci si mette che – in tale spensierata proposta – la Ciociaria finirebbe strappata dal Lazio ed accorpata con parte della Campania, più di qualcuno è pronto a storcere il naso. Ma il rischio, come detto, è zero.
Vale la pena notare, tra l’altro, che benché la proposta Morassut-Ranucci fosse già depositata, il disegno di legge per la modifica della Costituzione presentato dal Governo, il cosiddetto ddl “Renzi-Boschi”, non l’ha minimamente presa in considerazione, pur ‘assorbendo’ numerose altre proposte costituzionali parimenti depositate in Parlamento.
Oggi, che la riforma della Costituzione è stata scritta e approvata non senza difficoltà per il complesso iter previsto dall’art. 138 della Carta stessa – iter che diventa tortuoso davanti alle svariate posizioni parlamentari -, appare davvero difficile che si possa rimettere nuovamente mano alla Costituzione per modificarne un assetto – quello relativo alle Regioni – che nella nuova architettura istituzionale hanno un compito molto gravoso: dar vita al nuovo Senato delle autonomie. Il tutto ammesso che ad Ottobre il referendum confermativo non sbugiardi l’operato di Renzi, Boschi e company.
Ma proprio ammettendo che la riforma Renzi-Boschi riceva anche il plauso degli elettori, si può mai pensare che il nuovo Senato, formato essenzialmente da consiglieri regionali (proprio in forza dell’attuale geografia delle regioni), vada ad accorpare le stesse Regioni, sconvolgendo il sistema elettivo della ex Camera Alta appena innovato?
Difficile che in questa legislatura, che se sarà superato il referendum costituzionale avrà ben altro da regolamentare, si affronti la questione posta da Morassut e Ranucci. Finita questa legislatura, la stessa proposta decadrà. La successiva vedrà una Camera legislatore e un Senato degli enti: difficile rincontrarvi, da subito, un’altra accoppiata Morassut-Ranucci.