Fate presto, per favore

Il dramma di un Paese che è arretrato nella mentalità. Che continua a viaggiare in carrozza mentre gli altri usano la Tav. Ma gli piace perché suscita ammirazione. Così stiamo rimanendo indietro. Occorre fare presto se vogliamo salvare l'economia del territorio. E del Paese

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Fate presto” titolava a caratteri cubitali Il Mattino di Napoli tre giorni dopo il terremoto del 23 novembre 1980 che sgretolò l’Irpinia. La gente era ancora sotto le macerie e chi si era salvato stava sotto la pioggia: ci volle un gesto di stizza del presidente della Repubblica Sandro Pertini per far nascere la Protezione Civile che è stata a lungo un modello mondiale.

C’è appena stato un altro terremoto. Come quello in Irpinia ha messo a nudo altre fragilità di un Paese che continua a camminare con la carrozza mentre in buona parte del mondo si usa la Tav. Il dramma è che a molti di noi piace: perché amiamo l’ammirazione che suscitano i nostri abiti barocchi.

Il sito internet per scaricare la app Immuni

Non sono comodi, non sono agili: in un mondo sempre più smart ci fanno arrivare per ultimi. Elegantissimi, con la cipria e la parrucca. ma ormai fuori tempo massimo.

La App Immuni arriva quando ormai Google e Apple hanno risolto il problema. E comunque c’è rimasto ben poco da testare, stando alle dichiarazioni del professor Zangrillo secondo il quale il virus ormai, clinicamente, non esiste più.

Arriviamo tardi sulla creazione di un motore ibrido con il quale alimentare le macchine Fca: non perché Sergio Marchionne avesse sbagliato previsione ma perché ci aveva visto benissimo. Infatti le colonnine per la ricarica, di cui oggi il Paese doveva essere pieno, sono solo un oggetto di curiosità. Il sito ColonnineElettriche.it ne censisce una sola in tutta la provincia di Frosinone: sta a Ceprano, l’ha installata la Tesla e ci si possono alimentare solo le sue vetture.

Il peso di quel ritardo tecnologico è stato scaricato dal Governo su Fca: più logico sarebbe stato tracciare insieme la strada per lo sviluppo di un nuovo modello di mobilità. Invece si è preferito ricorrere all’antico metodo dei bonus e delle tasse, regalando un pacco di milioni proprio ai concorrenti della nostra industria nazionale. Che i modelli in listino li avevano. Non perché fossero più lungimiranti. Ma perché nei loro Paesi le colonnine ci sono.

Una stazione di ricarica Tesla come quella di Ceprano

La conseguenza sono gli stabilimenti Fca doppiamente in affanno: in barba a quei parlamentari che avevano garantito non sarebbe accaduto nulla ai lavoratori di Cassino Plant a causa di Ecobonus ed Ecotasse.

Non siamo capaci di cogliere le grandi occasioni. La Tav farà due fermate al giorno a Cassino e Frosinone: sarà potenzialmente una rivoluzione. Ma invece di approfittarne ci stiamo dividendo in comitati che vogliono la stazione a Cassino anziché a Frosinone piuttosto che a Morolo, Supino o Monte Cacume.

Abbiamo la possibilità di bonificare l’intera Valle del Sacco piantandoci coltivazioni dalle quali si ricava carburante: lo utilizzano enormi navi da crociera e camion. Noi restiamo a guardare con il dito in bocca.

Il Cosilam ha un sussulto e per la prima volta offre una prospettiva diversa: punta alle coltivazioni green per disinquinare l’area di Roccasecca e generare una nuova economia. La politica tace: da Bruxelles telefonano al presidente Marco Delle Cese per avere informazioni ma sul territorio nessuno si muove.

Viaggiamo talmente in ritardo che oggi una parte del Paese scende in piazza per protestare, giustamente, contro i ritardi. Quelli con cui si sta pagando la cassa integrazione, i sostegni alle Partite Iva, le persone rimaste senza reddito a causa del lockdown.

Giuseppe Conte

Si scopre però che chi protesta in questi giorni è più in ritardo di chi sta al Governo: si chiede di uscire dall’Europa, tornare alla lira, abolire il Mes. Dimenticando che è all’Europa che abbiamo chiesto i soldi per non affogare in maniera definitiva; che i nostri mutui sulla casa sono in Euro e se li convertissimo in lire ci dovremmo vendere abitazione e mobili; che il Mes è l’ultimo salvagente se non facciamo le riforme.

Chi protesta, purtroppo, ha un’agenda ancora più antica di un Paese che viaggia in carrozza.

Per questo occorre fare in fretta. Modernizzando il Paese. E dandogli quell‘unica riforma capace di risolvere poi a cascata tutto il resto. Dateci efficienza. Il resto verrà da se.

Ma fatelo presto.