di Lucio MARZIALE
Opinionista
Controcorrente
Sono stato Assessore presso la XV Comunità Montana “Valle del Liri” per 15 anni di fila e so di quello che parlo.
Le Comunità Montane hanno svolto un compito essenziale per la cura e la difesa del territorio montano.
Chi guarda la carta geografica dell’Italia può agevolmente rendersi conto che l’Italia è sostanzialmente una striscia di montagne in mezzo al Mar Mediterraneo.
La cura del territorio montano, pertanto, è fondamentale per la tutela e la protezione delle città e degli abitanti.
Le Comunità Montane facevano esattamente questo, per il tramite di personale estremamente qualificato, costituito da agronomi, ingegneri, geometri specializzati nella progettazione e realizzazione di strade sterrate di accesso, spazi tagliafuoco, coltivazione dei boschi, cisterne di raccolta delle acque piovane, sbarramenti naturali antifrana e così via.
Cose piccole, in apparenza, ma in grado da sole di affrontare e debellare incendi anche senza mezzi aerei.
Nel 2007, un famigerato libello denominato “La Casta“, pompato da uno dei maggiori gruppi editoriali italiani e purtroppo acquistato da troppi di voi, apre la stagione dell’antipolitica e mette sotto accusa le Comunità Montane.
Che puntualmente verranno sacrificate, vanificando decenni di lavoro umile e concreto in montagna, ritenuto dispendioso e inutile.
Nessun altro Ente è in grado di raccogliere e continuare quel lavoro.
Nei Comuni, gli Uffici Tecnici sono pieni di professionisti bravissimi a riempire di crocette complicatissimi moduli di adesione a Bandi Regionali di progettazione: nessuno si cura della strada rurale in alta montagna e dello spazio tagliafuoco.
E il fuoco arriva a lambire case, cimiteri e centri abitati; fuoco che evidentemente non ha letto il libello dei milanesi antiCasta, e che utilizza indisturbato il vento e il caldo per portare devastazione e dissesto.
In montagna ad Arce o ad Arpino, mica a Milano.
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