Vita e gesta di un borghese diventato giacobino che grazie a Napoleone ebbe una corona. E il principato di Pontecorvo
I cittadini di Pontecorvo ed aree limitrofe nonché il personale scolastico in genere conoscono il nome di Bernadotte. Lo conoscono non foss’altro perché la Scuola Media della città fluviale era intitolata a lui (oggi l’Istituto comprensivo sembra averla persa). Oltre a essere ricordato nella toponomastica cittadina, titolare di una strada, ma con il nome di battesimo in italiano, «Via Giovan Battista Bernadotte».
Jean-Baptiste Jules Bernadotte era nato nel 1763 a Pau, stupenda cittadina non lontana da Lourdes. Era situata nel sud della Francia già capitale del Regno di Navarra. Si tratta del territorio dei Paesi baschi al di sopra dei Pirenei in ambito transalpino e patria di quell’Enrico IV salito sul trono di Francia. Lo aveva fatto pronunciando la famosa frase «Parigi val bene una messa».
Chi era costui? Un borghese poi giacobino
Figlio della borghesia, il padre era un avvocato. Il giovane Bernadotte, giacobino e rivoluzionario, entrò ben presto nei ranghi dell’esercito, divenendo sergente. Quando con la Rivoluzione francese fu liberalizzato l’accesso ai gradi di ufficiali, Bernadotte scalò velocemente la gerarchia militare. Perciò fu promosso generale sul campo.
I suoi rapporti con Napoleone Bonaparte furono sempre difficili, l’imperatore non ne aveva un buon giudizio. Nonostante ciò gli dette incarichi prestigiosi nominandolo maresciallo di Francia. Poi ambasciatore, governatore e quindi il 5 giugno 1806 lo creò principe di Pontecorvo, cittadina pontificia enclave nel Regno di Napoli. (Anche l’altra enclave pontificia, Benevento, fu eretta a principato dato a Tailleyrand).
Il principato di Pontecorvo era concesso in piena proprietà, sovranità e trasmissibilità. D’altra parte Napoleone fu fautore di una politica di forte stampo nepotistico. Lo fece attorniandosi di persone della famiglia, quindi fidate, per governare i vari Stati conquistati. Dei fratelli: Giuseppe fu re di Napoli e poi di Spagna, Luigi re d’Olanda. E ancora, Girolamo re di Vestfalia, il cognato Gioacchino Murat fu re di Napoli, Eugenio de Beauharnais, figlio della sua prima moglie Giuseppina, fu principe, viceré, granduca. Perciò anche Bernadotte era entrato a far parte della famiglia essendo cognato di Giuseppe Bonaparte (questi ultimi due avevano sposato le sorelle Clary).
Subito maresciallo di Francia e condottiero
In qualità di generale e maresciallo di Francia prese parte alle numerose battaglie combattute dall’Esercito francese di Napoleone in tutta Europa. A Lubecca fece prigioniera tutta la Divisione svedese accorsa in aiuto dei prussiani.
Il 18 giugno 1806 Bernadotte prese possesso del suo principato di Pontecorvo. Organizzò un nuovo governo, concesse privilegi ed esenzioni ai cittadini. Poi istituì tre Tribunali (civile e penale di prima e seconda istanza nonché una Corte di Cassazione).
Vi stabilì la Gendarmeria, la Guardia civica e la Guardia nobile a sua protezione. Bernardotte iniziò un’opera di abbellimento della città facendo costruire nuove strade, restaurare edifici e palazzi. Poi erigendone di nuovi per sé, i suoi ufficiali e gli impiegati (il palazzo del principe andò poi distrutto durante la Seconda guerra mondiale).
Il trono dei “Vasa” di Svezia
Nel corso del 1810, mentre si trovava a Parigi gli si aprì l’opportunità di divenire re di Svezia. Il Paese scandinavo stava vivendo un difficile momento dal punto di vista sociale e militare. Aveva perso la Finlandia conquistata dalla Russia e disordini, moti, manifestazioni di protesta la percorrevano. Il re era stato assassinato, il figlio salito al trono era stato deposto, quindi era stato nominato uno zio, Carlo XIII. Che però era senza figli e cominciava a mostrare segni di precoce demenza senile.
Attraverso tutta una serie di intrighi internazionali la candidatura di Bernadotte prese sempre più piede. Questo finché il Parlamento svedese lo elesse erede al trono di Svezia. Contemporaneamente cessava dal titolo di principe di Pontecorvo. La città fluviale veniva inglobata nell’impero francese e nel 1814 nel Regno di Napoli da Gioacchino Murat.
Napoleone si era dichiarato favorevole perché si trattava di far salire un francese sul trono di uno Stato europeo. Sperava così di far entrare la Svezia tra gli alleati della Francia. Tuttavia fin dall’inizio Bernadotte si comportò in maniera diametralmente opposta determinando il definitivo passaggio della Svezia nel campo avversario. Nel novembre 1810 comandò le truppe svedesi nello scontro vittorioso contro la Danimarca, alleata della Francia. Lo fece costringendola a cedere la Norvegia alla Svezia. Poi nel 1812 in qualità di principe ereditario svedese firmò un trattato di alleanza con la Russia.
Quindi nel 1813 affrontò le truppe napoleoniche degli ex connazionali, sconfiggendole e poi, nello stesso anno, prese parte alla battaglia di Lipsia. Vi si cimentò combattendo nella VI coalizione antinapoleonica alla testa delle truppe svedesi contro i suoi antichi commilitoni comandati dallo stesso Napoleone. Che, sconfitto, di lì a poco abdicò. Dopo l’esilio all’isola d’Elba, la fuga e la sconfitta definitiva di Waterloo, Napoleone fu esiliato nell’isola di Sant’Elena dove finì i suoi giorni.
Sua Maestà Carlo XIV Giovanni
Invece Bernadotte nel 1818, alla morte di Carlo XIII, abiurata la religione cattolica a favore di quella luterana, salì sul trono di Svezia e su quello di Norvegia. Lo fece con il nome di Carlo XIV Giovanni. Morì a Stoccolma nel 1844 a 81 anni e gli successe sul trono il figlio Oscar e ancora oggi la casa reale Bernadotte è quella regnante in Svezia.
Si racconta che nei suoi oltre trent’anni trascorsi a corte da principe ereditario e da re, Bernadotte-Carlo XIV non si sia mai voluto far visitare da un medico svedese.
Un fatto curioso che pare abbia trovato spiegazione alla sua morte. Quando infatti la sua salma fu preparata con gli abiti regali per le esequie e la tumulazione ci si accorse di una frase. Quella che si era fatto tatuare sul petto quando era un giovane giacobino e rivoluzionario: «A bas le roi». Una piccola stele ubicata a Parigi all’inizio dei giardini delle Tuileries (poco distanti dall’ingresso al Museo del Louvre) ricorda Jean-Baptiste Bernadotte. Le «prince de Pontecorvo».
Quel “ponte curvo” nello stemma araldico
Nello stemma araldico che Bernadotte fece fare come principe di Pontecorvo è rappresentato, in campo azzurro, il «ponte curvo» a tre arcate. Sormontato da due torri merlate e sovrastato dall’aquila imperiale. Tale rappresentazione rientra nello stemma del regno di Svezia. Stemma che si presenta diviso verticalmente in due. Nel «partito» o lato sinistro è riprodotto il covone che è l’antica insegna della dinastia Vasa. (Vasa o Vassa in lingua nordica, o norrena, significa appunto «covone»).
Invece nel lato destro è rappresentato il «ponte curvo» a tre arcate con le torri merlate e l’aquila imperiale mentre al di sopra campeggiano sette stelle della Costellazione del Grande Carro (Orsa maggiore).