Il confronto tra il presidente dei vescovi italiani ed il fondatore del Pd. Sulla libertà e la paura di essere liberi. Perché la libertà può essere una ciscienza collettiva. Come ha spiegato il Festival della Filosofia
Walter Veltroni
Il segretario regionale del Pd confida nella competenza dell’ex ministro, archivia l’ipotesi di una candidatura di Zingaretti, bacchetta la destra meloniana e prova a cancellare l’opzione Virginia Raggi. Ben sapendo che a Roma si decide tutto.
Massimo D’Alema lo disse subito: “Il Pd è un amalgama mal riuscito”. Le dimissioni di Nicola Zingaretti da Segretario lo confermano. È stata una resa alle correnti
Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore
Soltanto i Cinque Stelle vogliono davvero il taglio dei seggi In tutti gli altri Partiti il tema della rappresentanza è molto presente
Importante dichiarazione del fondatore del Pd Walter Veltroni, che poi dice anche: “Nicola Zingaretti non si deve dimettere da segretario se dovesse perdere in Toscana”. “E’ la mancata alleanza Dem-Cinque Stelle alle regionali ad indebolire il Governo”.
Le grandi manovre del ministro della cultura, la concorrenza interna al Pd, le prospettive dei Cinque Stelle, il ruolo di Mario Draghi e… il voto reale. In arrivo.
La politica italiana è stata caratterizzata da sfide che hanno segnato epoche: Berlusconi-Occhetto, Berlusconi-Prodi. Ancora Berlusconi e… Veltroni. Ora il Capitano della Lega attacca il leader Dem, legittimandolo come principale avversario. E c’è una legge elettorale da scrivere.
Non ha mai guardato Masterchef e venera Gualtiero Marchesi. Litigò con Vissani a cui ebbe il coraggio di dire che di vino non capiva nulla. Da Guarcino fino all’olimpo della ristorazione quasi per caso, ha saputo tener fede a tre soli credo: semplicità, freschezza ed inventiva. Per creare una cucina che da Frosinone ha fatto scuola.
Beppe Grillo intenzionato a proporre uno scambio ai Dem: “Giuseppi” al Colle e Zinga alla guida del Governo. Ma il presidente della Regione Lazio non si fida più di Luigi Di Maio. E in ogni caso bisognerà attendere l’election day. Situazione fluida.