Stanno tutti bene dentro questo Pd, la scissione può attendere

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Tranquilli, nessuno se ne andrà. La scissione nel Partito Democratico non provocherà addi drammatici nella Federazione provinciale di Frosinone. Non ci saranno amici in lacrime alla finestra a salutare compagni con lo zaino in spalla. Perché nessuno si metterà in strada e se qualche lacrima dovesse essere versata sarebbe di coccodrillo. Per il pasto mancato.

Giusto due conti, per serrare i ranghi. Francesco De Angelis non è più dalemiano da tempo: ad ogni scossone lui finisce sempre per ritrovarsi dalla parte del vincitore. L’abilità è finirci in anticipo. C’è riuscito pure questa volta. Orfiniano ante spaccatura: e da lì non si muove.

Così come non si muoverà il vice segretario Sarà Battisti: lei nelle file di Orfini milita e combatte dall’alba della componente. Perché dovrebbe uscirne adesso?

Il senatore Francesco Scalia è renziano della prima ora. I maligni spiegano proprio in questa circostanza la decisione di De Angelis d’accasarsi con Orfini. Così ha disinnescato il rischio che qualcuno tra poco possa obiettare che due candidati renziani a Frosinone sono davvero troppo. Voilà: uno è orfiniano e uno renziano. E il senatore, che ha quasi tutti i biglietti delle varie edizioni della Leopolda, non intende spostarsi proprio ora. Anzi: si sbraccia invitando a fare largo. «Massimo D’Alema aveva deciso da tempo e ha coalizzato tutti gli altri» ha detto a Corrado Trento su Ciociaria Oggi. Scuola politica Dc, matrice cattolica, gli sale la pressione appena vede rosso: «Vanno via i generali senza esercito, che ritengono la vittoria di Renzi un’usurpazione alla Ditta». Insomma: vadano via gli altri, Scalia non si sposta.

Mauro Buschini si è asserragliato nella stanza riservata all’assessore: lui è più Zingarettiano di Nicola Zingaretti stesso. Che non più tardi d’una settimana fa lo ha pubblicamente definito «il punto di riferimento per la mia giunta». Ormai sono un solo corpo e un’anima politica. Scissione? Nemmeno con le cannonate.

Ha già fatto una scissione un paio d’anni fa e, come si diceva un tempo ha già dato l’onorevole Nazzareno Pilozzi. Iscritto alle truppe militanti di Gennaro Migliore è comunque filorenziano di quasi rigida osservanza, stante la sua preferenza nel dialogare con Maria Elena Boschi.

Il segretario provinciale Simone Costanzo sta con Dario Franceschini cioè quello che è uno dei punti di equilibrio nel Partito. Ed i punti di equilibrio, se si spostano, lo fanno di pochi centimetri e solo per creare un nuovo equilibrio.

Nessun biglietto in uscita per l’ala Cuperlo: l’unico biglietto che è disposta a comprare Alessandra Maggiani è quello per la prossima partita del Frosinone.

Non è corso a preparare lo zaino nemmeno il consigliere regionale Marino Fardelli. Lui è di vecchia osservanza democristiana. Soprattutto viene dalla scuola politica del padre Cesare. Il quale, alla fatidica domanda Ma noi con chi stiamo? convinto rispondeva: ‘Con quello che vince‘.

L’unico con dna comunista nel gruppo è il consigliere provinciale Domenico Alfieri. Ma la scuola politica dell’onorevole Peppe Alveti gli ha insegnato che il sistema si combatte dall’interno. Quindi resta nell’orbita renzianoscalia.

Il presidente della Provincia Antonio Pompeo non ha problemi di collocazione: l’importante è tenere la scia di Francesco Scalia.

A Ermisio Mazzocchi stanno somministrando da giorni massicce dosi di tranquillanti: è in deliquio, vede il fantasma di Enrico Berlinguer ma non riesce ad afferrarlo, così da potersi sottrarre a questo strazio.

Il compagno Mazzocchi l’altro giorno era al Teatro Vittoria per ascoltare Michele Emiliano, Roberto Speranza ed Enrico Rossi. Con lui c’era il segretario del circolo Pd di Frosinone Norberto Venturi. Nemmeno lui è salito sul palco ad abbracciare commosso i tre tenori della sinistra: resta dov’è. E magari prescrive qualche aspirina a Mazzocchi.

Con loro c’era anche l’ex sindaco di Esperia Peppino Moretti: lui da buon comunista lo zaino lo tiene sempre pronto nell’armadio, casomai dovesse passare la Rivoluzione. Ma in questi anni ne ha viste così tante all’orizzonte che ormai non si entusiasma.

Un altro che ne ha viste fin troppe di rivoluzioni è il sindaco di Alatri Giuseppe Morini. Per lui l’unica rivoluzione è un villaggio da progettare e costruire in Africa.

Semmai c’è da considerare il Partito dei Sindaci di area Pd. Cioè quelli che nel Pd non ci mettono piede per evitare di farseli pestare da tutti quelli che già ci stanno dentro. E lì si apre un discorso per gente come Arturo Gnesi da Pastena o Marco Galli da Ceprano. Ma anche Giuliano Pisapia ha un bel fascino.

Ma alla fine, tranquilli: è vero che è un caos, ci si accoltella, si strilla, come giri le spalle ti fregano le elezioni e spesso si gioca a perdere. Ma in questo Pd ci stanno tutti bene. E’ per questo che nessuno se ne andrà.

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