Si chiamerà Giovanni (di P.Alviti)

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

E’ lì che si erge come un gigante: i padri della Chiesa sostenevano che Giovanni, figlio di Zaccaria e di Elisabetta, chiudesse l’antica alleanza, fosse l’ultimo dei profeti, chiamato a spianare la strada al Messia, al Cristo. Gesù lo definisce il più grande di tutti (inter natos mulierum non surrexit maior Joanne Baptista): ma Giovanni Battista è un modello per tutti. Coerente, coraggioso, capace di dire le cose che nessuno ha il coraggio di dire, onesto, pronto a pagare personalmente per le sue idee, per le sue posizioni.

Un estremista? Un fondamentalista? Forse ma certamente in grado di dire la Parola al momento giusto e di dirla a tutti, non soltanto ai deboli, accarezzando magari i forti.

Voce di uno che grida nel deserto è davvero una figura notevole cui, in questa interessante settimana, possiamo collegare quelle di due preti che hanno diviso, lacerato e anch’essi hanno pagato duramente per le loro posizioni. Don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani sono degli obbedienti in piedi: non hanno manifestato il loro disaccordo con le gerarchie ecclesiastiche di quei tempi, sbattendo la porta ma sono rimasti al loro posto, servendo le comunità parrocchiali dove erano stati mandati, obbedendo appunto, ma in piedi.

Tre profeti in un mondo che non ha più il coraggio di dire ciò che Dio direbbe in questo momento.

E’ il ruolo del profeta, di colui che si interroga e prova a rispondere alla domanda: di fronte a questo problema Dio che direbbe, come si comporterebbe. Da questo discernimento nasce la Parola, attraverso le parole dei profeti, coloro che parlano al posto di Dio

Abbiamo bisogno di Parole così in un mondo in cui invece ciascuno ritaglia il proprio particolare interesse, cambia casacca in un momento, si rifugia dietro il “fanno tutti così” o il “c’è ben altro”, non assumendoci mai le nostre responsabilità.

Giovanni, Primo e Lorenzo possono essere degli esempi da cui ricominciare.

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