Quel giorno in cui Iannarilli e Ciacciarelli andarono dallo psichiatra

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

In silenzio, per tutta la prima mezz’ora di viaggio: in macchina nessuno dei due ha pronunciato una sola parola, dopotutto se n’erano dette troppe nel passato e tutte molto cattive. Antonello Iannarilli e Pasquale Ciacciarelli , si sono ritrovati l’uno accanto all’altro, riuniti da un destino al quale il senso dell’ironia non si esaurisce mai, a bordo dell’Audi Q7 nera dell’ex deputato ora riciclatosi come fornitore di servizi sanitari. Colpa anche del blog Alessioporcu.it e del suo articolo sui politici andati per un consulto da uno dei maggiori psichiatri viventi, esperto nella caetgoria (leggi qui il precedente): dopo averlo letto, con ironia Iannarilli e con disperazione Ciacciarelli, hanno telefonato in redazione chiedendo l’indirizzo del luminare. Ed ora eccoli riuniti per la prima volta, in viaggio verso un progetto comune, alleati dalle necessità di liberarsi dai fantasmi lasciati al loro interno da quella passione inguaribile che si chiama Politica.

Nessuno ha parlato fino a quando la macchina è arrivata in vista del casello di Colleferro. Poi, come se essersi lasciati alle spalle il territorio della provincia di Frosinone li avesse liberati da un peso, hanno iniziato a considerarsi: Ciacciarelli – che nei suoi limiti è comunque il più diplomatico dei due – ha detto: «Certo, Antoné: chi l’avrebbe mai pensato, io e te che facciamo una cosa insieme… pensa se lo facessimo anche nel Partito…». Concentrato sulla guida, senza rivolgergli lo sguardo, Iannarilli con la sua voce imperiosa lascia capire di non avere lo stesso umore del suo passeggero: «A Caccarelliii, o come cazz’ t chiami tù, nn t’ mette strane cose ‘n ciocca: je cu tte e Mario Abbruzzese non ci voglio avere niente da spartire. Facciamo sta cosa e ce ne torniamo ognuno alla casa sia. E’ stato coso là… il Professore a dire che dovevamo andare assieme, che se era per me andavamo ognuno per i cazzi suoi».

Poi, come per compensare la durezza di quelle parole, con tono più fraterno: «Ma tu Pasquà, perché vuoi andare dal professore?» Ciacciarelli fa un sospiro profondo e poi, tutto d’un fiato, cercando le parole al suo interno: «Vedi Antonè, io m’ero convinto di essere il Coordinatore Provinciale di Forza Italia. E m’ero convinto pure di essere un politico. Partecipavo alle sagre, andavo alle feste, parlavo con la gente… qualche volta sono pure salito sul palco ed ho detto qualcosa che, francamente, non mi sembrava nemmeno molto stupida: poi però, ogni volta che scendevo, Mario ci trovava sempre il difetto e mi correggeva, mai una volta che fossi andato bene, c’era sempre un granello di polvere sulla giacca che Mario mi doveva togliere. Capisci la metafora?»

«Si, metà fora e metà dentro» dice l’ex bi deputato, ex bi consigliere regionale, ex assessore regionale ed ex presidente della Provincia. «Che, non lo sapivi che era Mario il vero Coordinatore? Pure je sò fatte la stessa cosa con Adriano Roma quando l’ho fatto coordinatore di Forza Italia».

«Ma il problema non è questo – riprende Ciacciarelli – Il fatto è che alla fine mi ero pure convinto. Quando l’altra settimana è venuto Claudio Fazzone a frustarci e Mario non c’era, mi sono sentito davvero un Segretario di Partito, ho sentito il Coordinamento che mi stava intorno, mi sosteneva. E allora sono andato avanti. Ma non mi sono regolato: nei giorni appresso ho iniziato a parlare sempre più di politica, dare consigli senza prima chiedere a Mario. Figurati che ho pure iniziato a fare i congressi in tutti i nostri Circoli ed a far votare i nuovi coordinatori in ogni paese: come in un Partito vero. Gente votata Antonè, non nominata come invece era sempre successo: ho fatto una rivoluzione. Poi però ieri mattina ci è arrivata una lettera firmata da Gregorio Fontana, il responsabile nazionale dell’Organizzazione di Forza Italia: ha scritto che i congressi devono iniziare a giugno. (leggi qui il precedente) E tutti i congressi che ho fatto io? E tutti i segretari che ho fatto votare io? E non è tutto, stammi a sentire: siccome non si tessera più nessuno e se ne stanno andando via tutti, Silvio Berlusconi ha ordinato di abbassare il prezzo delle tessere facendo lo sconto del 50%: e io invece le avevo già fatte pagare, portandomi avanti con il tesseramento!» La voce è sempre più alta, la fronte si imperla di sudore, il respiro è affannato: «Adesso ho gli incubi: l’altra notte ho sognato che entravamo nella sede del Partito a Frosinone ma era la sede dove prima stavi tu, lì dentro c’erano tanti scaffali e tutti pezzi di Partito in saldo, offerte a -50% ed anche -70%: se ti tesseri tu, tua moglie tuo figlio ti facciamo l’ 80% di sconto e ti diamo anche una termocoperta con Vanna Marchi che viene a consegnartela. Sono andato alla Cassa per protestare ma c’era Silvio Berlusconi che mi ha detto: “Caccarelli, lei non ha capito niente…” Ed ora sono qui con te che sto andando dal professore a farmi vedere».

Ripresosi dalla tensione, Pasquale Ciacciarelli rivolge la fatidica domanda: «E tu Antoné, perchè ci stai ad andà?». Iannarilli, secco come una sentenza: «Perché io credo di essere San Giovanni Battista». A Ciacciarelli viene un brivido lungo la schiena. «Non sò pericoloso, Caccarelli !! E’ che oramai so’ mesi che vado strillando e strepitando pe’ tutte le parti dicendo che la Cosap del 2010 non si deve pagare, che quell’ingrato di Peppe Patrizi ha cambiato il Regolamento per rimetterla ma quegli ignorantoni degli Uffici non hanno saputo fare la delibera e quindi nemmeno per gli anni dopo si deve pagare. Ma più strillo e meno mi sentono: non mi risponde Antonio Pompeo; Francesco Scalia più lo insulto e meno di risponde; non mi dicono niente nemmeno quelli del Partito tuo che poi dovrebbe essere anche il Partito mio e invece stanno con una pacca di culo in maggioranza e l’altra pacca di culo stanno all’opposizione e per paura di perdere tutto fanno finta che je non stong a dice niente. Nemmeno più i comitati si ribellano. L’altra notte mi so’ sognato che stavo in mezzo al Sahara, ma in realtà era tra Tecchiena, piazza Gramsci e Montecitorio, stavo vestito solo con una pelle ed avevo un bastone, e predicavo, predicavo, predicavo a tutti che la Tosap / Cosap non si deve pagare… Ma nessuno mi sentiva. Poi ho sentito uno che gridava dall’alto: “«Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! ». E poi ho visto uno vestito come me che mi ha  guardato e mi ha detto: «Antonè, vacci tu a battezzare la gente in riva al Giordano, che tanto nemmeno a me mi sentono, sta storia so già come va a finire. Facciamo una cosa, scambiamoci le parti: così a te Erode di taglia la testa ed a me gli amici di Forza Italia mi tagliano le gambe come hanno fatto a te».

Ciacciarelli, meditando, resta in silenzio per un po’ e poi, quando l’Audi è al casello di Roma Est dice: «Ma non è che stiamo perdendo tempo? La colpa non è la nostra. E’ che la gente non ci capisce». Iannarilli, come se non aspettasse altro che quel segnale, supera la barriera, compie un’inversione a U e reimbocca l’autostrada a tutta velocità per tornare indietro.

A Roma intanto, nell’ambulatorio del Professore, la pendola nella penombra batteva i cinque rintocchi delle ore diciassette. «Signorina, mi porti il thè». «Professore, ma i pazienti Iannarilli e Ciacciarelli?». «Tranquilla signorina, non verranno: vivono in un mondo tutto loro e non accetterebbero mai che gli aprissi gli occhi e li mettessi di fronte alla realtà di un mondo nel quale Berlusconi ha 80 anni e se prova a raccontare una barzelletta sporca arriva l’infermiera e gli cambia il catetere… Porti il the, stia tranquilla…»