Lo scoop del Messaggero: “Project, ecco come è nata la tangente a Ferentino”

Il Messaggero pubblica la registrazione che ha portato alla scarcerazione del consigliere Riggi. Ecco come nacque la tangente a Ferentino.

Il colpo lo mette a segno Il Messaggero. Spiattellando a tutti l’audio dell’accordo con cui è stata stabilita la tangente per i lavori al cimitero di Ferentino. La mazzetta che ha portato all’arresto del consigliere comunale Pio Riggi per averla imposta all’impresa vincitrice, ai domiciliari l’assessore Luca Bacchi accusato di sapere e doverne ricevere una parte, entrambi per avere messo in mezzo dei poco di buono affiliati alla malavita organizzata per andare a riscuotere.

È proprio essersi rivolti a dei ‘professionisti’ ad avere alzato il livello del caso. Non è la comune storia di tangenti in cambio di lavori. Il caso è finito all’Antimafia per via di quella manovalanza messa in campo. La conseguenza potrebbe essere lo scioglimento dell’amministrazione.

Lo scoop

Una circostanza che è concentrata su un’intercettazione. Fatta con un iPhone 7. Registra l’incontro tra l’imprenditore vittima dell’estorsione ed i i suoi ‘estorsori’.

Dura mezzora. E dopo averlo visionato, i magistrati hanno messo Pio Riggi fuori dal carcere mandandolo a Vasto Marina nella casa sull’Adriatico. A registrare, all’insaputa di tutti, è uno degli arrestati: Luciano La Rosa, cugino di Riggi.

Tutto avviene in una sala bowling. Ci sono i rumori dei birilli in sottofondo, le bocce che vengono lanciate, le grida di soddisfazione o le imprecazioni. Si sentono i protagonisti dell’inchiesta ordinare ad una cameriera un espresso, una decaffeinato ed una spremuta d’arancia. Nessuno spiana le pistole per costringere nessun altro, non si vedono armi da nessuna parte.

Nella trascrizione fatta da Aldo Simoni su Il Messaggero vengono riportate le parole dell’imprenditore che ha vinto il project financing a Ferentino. È lui a raccontare: «Lui (presumibilmente Pio Riggi) che doveva fà una certa cosa… dopo 4 anni non riusciva più a farla; e ha detto “Guarda, me serve st’altra persona, perchè da solo non ce riesco… Va beh, metto in mezzo pure questo (presumibilmente l’ex assessore Bacchi) che mm’aiuta a finì il discorso. Poi con luimela vedo io».

Emergono insomma tutti i limiti di Pio Riggi. Non è in grado di forzare la mano all’amministrazione comunale, tantomeno di imporre la sua volontà agli uffici.

Il racconto prosegue. Ci sono anche altri, intorno all’assegnazione della gara. Altri che provano a vedere se l’imprenditore sia disposto a mettere mano al portafogli. «…Tutti gli altri mi dicono: è inutile che parli con lui… non lo farai mai sto lavoro… è inutile che parli con lui… non lo farai mai! Te lo strappano in faccia, non lo fai perchè non lo volemo fa’ noi ! Lui è uno, noi semo dieci! Nove dicono de no, e lui dice de sì: non lo farai mai! Allora – prosegue – lui si rende conto e me presenta ‘sto Luca. E me dice: “Ho parlato con Luca, ha detto che m’aiuta, mi dà una mano perchè lui politicamente è più forte de me e quindi, coinvolgendo lui, lo famo! “…»

Arriva il momento in cui l’imprenditore parla di soldi. «L’importo era duecento». Si sente la voce di Luciano Rosa che puntualizza «No, trecento loculi!». Il costruttore invece conferma: «Era due. Avemo fatto l’accordo seduti a quel tavolo io e lui».