Il fuoco con cui scuotere il mondo (di P. Alviti)

La scelta è nostra. Se rintanarci e dire che non possiamo farci niente. oppure alzarci e prendere posizione.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Sono venuto a gettare il fuoco sulla terra

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Ecco, la nostra vita può essere una palude stagnante o un fuoco ardente: sta a noi la scelta. Sta a noi decidere di rintanarci in casa, di cullarci sul “non posso farci niente”, “non è affar mio”, “e io che c’entro?”, “tanto rimarrà sempre così, sono tutti uguali” oppure, invece, alzarci in piedi, prendere posizione, difendere i più deboli, occuparci di chi ha bisogno, combattere le ingiustizie.

Dipende se vogliamo accettare di bruciare con quel fuoco che Gesù dice di voler gettare sulla terra per svegliarla dal torpore della poltronite, della divanite, della tastiera da parolaccia facile, dell’insulto gratuito, dell’ignoranza per mancanza di volontà di studiare e di capire  situazioni complesse che non possono essere risolte in un attimo.

Sentiamo persone, autorità, non il primo ubriacone che incontriamo, autorità, ministri,  deputati, senatori  che  ci invitano a non leggere, a non stare a sentire quegli idioti di intellettuali, di professori, di filosofi che magari qualche ragionamento hanno fatto, qualche studio l’hanno affrontato, qualche libro hanno letto, qualche competenza specifica se la sono costruita.

Ci spingono a pensare che il mondo sia una cosa semplice: di qua i bravi, di là i cattivi, di qua gli sfruttati, di là gli sfruttatori, tutti insieme in un complotto di volta in volta definito con gli aggettivi qualificativi del caso,  senza pensare che fra i due estremi, se esistono, ci sono infinite variabili di stato.

Ecco la scelta sta a noi: ci infiliamo nello stagno limaccioso, in cui non sentiamo rumori, urla, gemiti ma ci consoliamo con il nostro gracchiare triste, che non ci permette di guardare al di là della linea del nostro orizzonte di benessere o invece accettiamo di farci riempire da quel fuoco che ci consente di cambiare il mondo con il nostro impegno, la nostra disponibilità, la nostra apertura alle necessità degli altri? 

Dante, spesso citato a sproposito in questi giorni da lettori della settimana enigmistica,  conficca Lucifero nello stagno di ghiaccio e fa intravedere Dio nell’empireo di fuoco. Sta a noi la scelta, il fuoco c’è;  lo stagno pure, purtroppo.