Un Capitano, due corsari e un ammiraglio

Il leader della Lega Matteo Salvini ha saputo ricostruire la flotta del centrodestra e ora sta cannoneggiando le roccaforti degli avversari. La “manovra-giravolta” di Matteo Renzi e Beppe Grillo ad agosto ha mostrato il fiato corto di un arrembaggio da “pirati”. Nicola Zingaretti potrebbe rivolgere un “vaffa” a tutti e riprendere il cammino di Piazza Grande. Ma non lo farà, perché un segretario di partito non abbandona la nave quando affonda.

Nicola Zingaretti era il più scettico di tutti sulla possibilità di sostenere un Governo Conte bis con un’alleanza con il Movimento Cinque Stelle. Da pochi mesi era alla guida del Pd e aveva appena ottenuto un buon risultato alle Europee. Si apprestava a portare avanti Piazza Grande, trasformando quel progetto in un percorso di rilancio del Partito attraverso una specie di “traversata nel deserto”.

E quando Matteo Salvini gli ha telefonato per annunciargli che avrebbe fatto cadere il Governo, Zingaretti gli ha risposto che anche per lui la strada migliore era quella delle elezioni anticipate.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con Giuseppe Conte (Foto Paolo Giandotti)

Poi sono successe alcune cose che vale la pena ricordare. Intanto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, uno che proviene dalla sinistra di base della Dc, vede le elezioni anticipate come una specie di rivoluzione della costituzione. La sua “moral suasion” nei confronti del Pd è stata molto forte e alla fine ascoltata. Nel frattempo è successo l’imponderabile: Matteo Renzi da una parte e Beppe Grillo dall’altra hanno detto che tutto si poteva fare meno che andare ad elezioni anticipate.

Il perché era chiaro: impedire a Matteo Salvini e alla Lega di vincere e di governare. Renzi e Grillo sono quelli che si sono detestati come mai prima successo nella storia della Repubblica. Hanno messo in atto una manovra “corsara”, riuscendo a centrare tutti gli obiettivi: governo Conte bis, alleanza giallorossa, Salvini all’opposizione.

Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini alla manifestazione di Roma Orgoglio Italiano © Stefano Carofei, Imagoeconomica

Ma i “corsari” possono vincere una battaglia, forse anche due. Poi però quando una flotta forte, vera, armata, determinata e organizzata riprende il filo, non ce n’è per nessuno. Il Capitano ci ha messo poco a rimettere in piedi l’imponente flotta del centrodestra, ricucendo con Forza Italia di Silvio Berlusconi e riconoscendo un ruolo di primo piano alle arrembanti truppe di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. La flotta del centrodestra ha ritrovato affiatamento, si è riposizionata e ha cominciato a cannoneggiare i bastioni dei “corsari”. Ha stravinto in Umbria e adesso punta all’Emilia Romagna, il sancta sanctorum della sinistra italiana. (leggi qui Cosa c’è alla base del disastro Pd in Umbria).

Ma torniamo ad agosto. OItre alle felpate insistenze di Mattarella, Nicola Zingaretti ha dato retta anche a Matteo Renzi, per evitare la scissione del Pd. Sappiamo tutti come è finita. Con Renzi che, da “corsaro”, ha provocato la scissione ed è andato via. Ora, se Zingaretti non avesse il senso di responsabilità che, convocherebbe una conferenza stampa, racconterebbe come sono andate le cose (peraltro lo sanno tutti) e pronuncerebbe un poderoso “vaffa” nei confronti di Matteo Renzi e di Luigi Di Maio.

In effetti potrebbe farlo, riprendendo il percorso di Piazza Grande. Ma non lo farà perché Zingaretti è un segretario vero di Partito. Non abbandona la nave. È un ammiraglio.