I protagonisti del giorno. Top & Flop del 4 novembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

MATTEO SALVINI

ArcelorMittal lascia l’Italia, rescinde l’accordo per acquisire le acciaierie ex Ilva di Taranto e alcune controllate stabilito il 31 ottobre e chiede ai commissari straordinari di assumere la responsabilità delle attività e dei dipendenti entro 30 giorni. Lo stop allo scudo penale per gli ex manager e i provvedimenti del Tribunale di Taranto sono per la società tra le ragioni che giustificano il recesso. L’annuncio allarma subito i sindacati: “Una bomba sociale“. Ed è scontro tra il gruppo angloindiano e il governo.

Matteo Salvini © Imagoeconomica, Sara Minelli

Quando il leader della Lega Matteo Salvini legge la sintesi dell’Ansa fatica a credere ai suoi occhi. Possibile che il governo giallorosso gli abbia fatto un regalo del genere? Sì, è possibile. Il Capitano affonda il colpo come la lama nel burro. E dice: “Se davvero saltano questi posti di lavoro un governo con un minimo di dignità si dimette.  Incapaci al governo che senza accorgersene mettono a rischio decine migliaia di lavoratori. La vicenda Ilva è drammatica, una crisi senza precedenti: in un Paese normale il premier sarebbe già domani a riferire alle Camere. Se il governo domani non si presenta in aula a riferire su Ilva blocchiamo i lavori. Se Conte ci avesse dato retta alcune settimane fa sul decreto”.

Il riferimento è allo scudo penale per Arcelor, come approvato dal governo gialloverde. Il leader della Lega sta occupando ogni spazio politico, a destra e a sinistra. Ruspa e martello.

CARLO CALENDA

In gioco ci sono 10.700 posti di lavoro e l’1,4% del Pil italiano. Se l’Ilva chiude è la fine dell’economia italiana. Carlo Calenda, da ministro, aveva lavorato per raggiungere un accordo. E ci era pure riuscito.

Oggi ha tuonato: “ Vorrei solo dire a chi ha votato contro lo “scudo penale” sull’Ilva- Pd, M5S e Italia Viva – siete degli irresponsabili. Avete distrutto il lavoro di anni e mandato via dal Sud un investitore da 4,2 miliardi, per i vostri giochini politici da 4 soldi“.

Carlo Calenda © Imagoeconomica

Poi, scagliandosi contro la posizione di Matteo Renzi, ha aggiunto: “Non avete votato insieme a M5S e Pd l’emendamento che che eliminava lo scudo penale? Quindi nella sua intervista del 26 ottobre la Bellanova ha sbagliato a dire che era stato un errore? Esiste la possibilità nella vita di dire “ho commesso un errore” e poi adoperarsi per la soluzione”.

Carlo Calenda ha messo il dito nella piaga: Pd e Italia Viva sono a ricasco dei Cinque Stelle e i Cinque Stelle sono quelli del no a tutto: dalle Olimpiadi all’Ilva. Quelli che teorizzano la decrescita felice del Paese, quelli che infatti non vogliono andare a votare perché sanno che il bluff è finito e che gli italiani li manderebbero a casa. Dopo averli votati però.

Calenda ha ricordato tutto questo insieme. Senza pietà, cattivissimo.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Davanti alla catastrofe Ilva il presidente del consiglio italiano ha cinguettato su twitter: “Per questo Governo la questione #Ilva ha massima priorità. Già domani pomeriggio ho convocato a Palazzo Chigi i vertici di ArcelorMittal. Faremo di tutto per tutelare investimenti produttivi, livelli occupazionali e per proseguire il piano ambientale”. Pensieri da festival delle buone intenzioni.

Giuseppe Conte

Ma davvero pensa che consista in questo interpretare il ruolo di premier di una nazione occidentale come l’Italia? Si sta dimostrando non all’altezza di un ruolo che richiede la capacità di risolvere problemi complessi. Non votato da nessuno, mai eletto da nessuna parte, Giuseppe Conte è salito a Palazzo Chigi con il compito di non essere ingombrante per Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Poi a Palazzo Chigi è rimasto perché aveva attaccato Salvini in aula, seguendo le indicazioni di Beppe Grillo, terrorizzato dall’idea di elezioni anticipate.

Sull’Ilva ha fatto quello che fa sempre: assecondare le politiche economiche suicide del Movimento Cinque Stelle. Poi ci sarebbe una considerazione politica: con il centrodestra oltre il 50% e con la Lega vicinissima al 40%, dopo i risultati dell’Umbria era proprio necessario non fare nulla per evitare che esplodesse la bomba dell’Ilva? Non doveva essere compito del Governo conciliare le esigenze produttive con quelle ambientali? Premier per caso (due volte).

LORENZO FIORAMONTI

Il ministro dell’istruzione è stato fregato dal… Governo di cui fa parte. Lo ha scritto lui stesso su facebook: “Forse è normale che una Legge di Bilancio evolva continuamente. Ciò che è meno normale, però, è che un Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca venga a scoprire dalla rete dell’esistenza di norme che riguardano il suo settore, senza che sia stato neppure coinvolto. In particolare, sottolineo due articoli problematici che mi batterò per far modificare dal passaggio parlamentare“.

Lorenza Fioramonti © Imagoeconomica, Livio Anticoli

Il primo è l’Art. 28 relativo all’Agenzia Nazionale della Ricerca. La versione iniziale di questo articolo era stata sviluppata escludendo il MIUR da qualunque ruolo. “Siamo riusciti a farlo rientrare. Auspico che la Legge di Bilancio si limiti a sancirne la costituzione e la dotazione economica. Io credo molto nel gioco di squadra. Ma ciò prevede la condivisione dei processi e delle norme. Faremo gioco di squadra col Parlamento per modificare queste norme”.

Dove stava Fioramonti quando è stata decisa la manovra? Delle due l’una: o era presente e allora nella scala della preoccupazione (da zero a dieci) siamo a quota 9, oppure non c’era, nel senso che non è stato invitato al vertice che contava. E allora nella scala della preoccupazione si arriva a 10 e lode. In tutti e due i casi la conclusione è la stessa: ministro a sua insaputa.