L’orologio di Pizzutelli per snellire Frosinone

Più ci si avvicina al voto e più crescono le promesse. Il lampione davanti a casa, il cassonetto spostato davanti al cancello dell’odiato vicino. Un posto di lavoro per il figlio, uno anche per quello più giovane che ancora sta studiando. Un provino in tv per la figlia che è tanto brava. E se proprio insistete, «ogni mattina vi accompagno il cane a fare pipì cosi non vi dovete neanche alzare presto».

Internet con la grande piazza di Facebook, hanno reso più facile la diffusione delle promesse. Ma anche la caccia a quelle svanite subito dopo la festa per la vittoria elettorale. Gianfranco Pizzutelli, coordinatore del Polo Civico, non è di primissimo pelo.

 

Alessioporcu.it –  Pizzutelli, lei di campagne elettorali, in questi anni ne ha viste tante. Ora siamo arrivati alla promessa generica: che promette tutto e non vuole dire niente. Lei è arrivato a promettere “Un’idea di città”. Che è tutto e niente. Che fa: inizia a friggere l’aria?
Gianfranco Pizzutelli – Beh, c’è una bella differenza tra un’idea realizzabile ed una presa in giro certa. Sono convinto che la locuzione “Un’idea di Città” non rappresenti soltanto una trovata elettorale, ma che invece individui un percorso che bisogna continuare. Con pazienza, umiltà e senso delle proporzioni.

 

Con le idee e con le chiacchiere ci si fa molta teoria: Frosinone ha bisogno di cose concrete, non crede?
Allora facciamo un esempio concreto: la realizzazione del nuovo stadio in località Casaleno ha un’altra faccia della stessa medaglia, rappresentata dal Parco Urbano. In pratica, un ettaro di verde che, quando sarà fruibile, costituirà uno spazio di vivibilità essenziale. Andrà ad aggiungersi alla Villa comunale. Ma, detto questo, è necessario prevedere un ulteriore passo in avanti. Che non può non essere la mobilità urbana.

 

Frosinone ci ha abituato negli anni che è meglio rimanere con i piedi per terra.
E siccome sono abituato a tenere i piedi per terra, so perfettamente quali sono gli spazi e le potenzialità di Frosinone. Pur tuttavia qualcosa si può fare. Intanto credo che il Parco urbano sull’area del Matusa debba necessariamente trovare, in prospettiva, uno “sbocco” naturale nella riqualificazione di tutta l’area lambita dal fiume Cosa. L’approdo finale è quello.

 

Si, va bene: ma dietro all’espressione ‘mobilità urbana’ ci deve essere un progetto, e dopo il progetto ci devono essere i soldi per realizzare un bel po’ di cose. E le casse cittadine non sembrano consentire tutto questo… Quindi: torniamo alle promesse elettorali?
Siccome non sono abituato a nascondermi dietro un dito, sulla mobilità urbana è necessario investire. Intanto aspettiamo che la Regione Lazio passi dalle vuote parole agli impegni concreti per risanare il versante di frana del viadotto Biondi. L’ottima soluzione del ponte Bailey è sempre nella logica dell’emergenza. Poi, si deve intervenire sull’impianto di risalita. Sia sul piano del funzionamento quotidiano che su quello di un “raddoppio” delle linee.

 

Attenzione, se adesso mi raddoppia ponti e ascensori, torniamo a sentire odore di promesse..
Però soltanto in questo modo, assicurando cioè un collegamento meccanizzato valido con il centro storico, si può concretamente pensare a modelli di pedonalizzazione che vanno studiati con tutti gli attori della vita quotidiana della città (associazioni di categoria, commercianti, dirigenti scolastici).

 

In pratica, la prossima consiliatura cosa dovrà fare?
Si dovranno studiare e mettere in campo misure sistematiche. Misure come le Zone a Traffico Limitato o la pedonalizzazione hanno un senso se si prevedono e si concretizzano alternative valide al trasporto privato. Un collegamento “sinergico” tra l’ascensore inclinato e il trasporto pubblico è una soluzione che va studiata con attenzione. Così come un Piano traffico va messo in campo, unitamente a quello per i parcheggi. Non sarà facile, ma non ci sono alternative.

 

Negli anni Novanta la Provincia, regnante Scalia e assessore al Lavoro il residuato bolscevico Della Posta, proposero una soluzione a costo zero. Partiva dal presupposto che tutti entrano ed escono dalla città alla stessa ora. Ipotizzarono allora di sfalsare l’orario di apertura degli uffici da quello delle scuole e quello dei negozi. Una ventina di minuti l’uno dall’altro, così la gente sarebbe arrivata a scaglioni. Poi, più nulla…
In altri posti lo hanno fatto. esiste una commissione, quella relativa ai Tempi per la città. Una commissione che a Frosinone diversi anni fa fu prevista ma mai attivata. Credo che occorra il coraggio di renderla operativa, perché in quella sede si possono studiare gli orari di entrata e di uscita delle scuole, quelli dei negozi, le possibilità di interazione tra mezzi pubblici e tutto il resto. Un capoluogo moderno non può sottrarsi a questo tipo di analisi.

 

Se ne è convinto perché non lo ha fatto in questi anni?
L’Amministrazione Ottaviani, che noi abbiamo sostenuto lealmente e in modo costruttivo, in questi cinque anni ha fatto capire che un nuovo modello di città è possibile. E’ necessario continuare ponendosi obiettivi importanti come quelli delineati. Non lo abbiamo fatto perché prima di poter mettere mano al Calendario dei Tempi è necessario creare le infrastrutture: senza ponte Bailey, potevamo mettere a punto tutti i calendari che volevamo ma sarebbero rimasti lì: appesi al muro. Abbiamo aspettato la Regione e poi quando abbiamo capito che era solo tempo perdo abbiamo fatto da noi. E poi la nuova viabilità e le rotatorie in diverse zone della città. Un assetto differente per i bus. Ora che è stato creato tutto questo si può passare all’aspetto, diciamo così, “culturale”, del coinvolgimento delle persone, della coesione. Le misure che riguardano la mobilità urbana vanno accompagnate con una comunicazione mirata che coinvolga soprattutto le scuole, le giovani generazioni. Dobbiamo avere il coraggio e la pazienza di spiegare perché piccoli ma inevitabili sacrifici di oggi possono produrre enormi benefici domani.

§