Salvini è diventato democristiano e “Supermario” lo sapeva già

La manovra al centro di Matteo Salvini. Un vantaggio per pofili interni come quelli di Ottaviani, Ciacciarelli ed Abbruzzese. Che non teme Vannacci. Ma anzi ne potrebbe trarre un vantaggio. Per questo a dicembre '23 fece l'endorsement

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

I territori sono importanti per ogni competizione elettorale. Lo sono al punto tale che uno esperto come Mario Abbruzzese nella sua corsa per Strasburgo proprio su quel claim conta. E lo declama: per lui conta “L’Europa dei territori” più di quanto non conti l’Europa dei grandi blocchi ideologici. Abbruzzese ha ragione: se la si vuole spuntare in una competizione d’urna sovranazionale non bisogna mai cadere nell’errore del massimo sistema di riferimento, ma si deve sezionarlo.

E puntare sulla specificità dei bacini di utenza elettorale equalizzandosi alla perfezione con le istanze di piccoli spicchi di quell’Europa a cui si punta. E’ la tecnica bifocale che alterna il microscopio al binocolo da marina. Per farlo però servono due precondizioni: o essere uomini dei territori di per sé oppure trovare gli uomini giusti che fungano da grimaldello ove te grimaldello non lo fossi.

Abbruzzese skillato, Salvini no

Mario Abbruzzese con Matteo Salvini

Ecco, se Abbruzzese ha dalla sua tutta la verve dell’uomo skillato sulle geografie di settore, Matteo Salvini per ovvi motivi skillato non lo è. E’ il leader nazionale di un Partito che tra l’altro è nelle ganasce di una fronda contro il “capo”, accusato di aver dimenticato la mission primigenia della Lega. Ed insidiato dalla sua stessa fregola da “tuttologo” sia da una terza generazione governista che da un Carroccio “vecchia guardia” che non gli danno respiro. Perciò Salvini ha scelto: da sovranista prezzemolino si è fatto democristiano funzionalista e punta a colonizzare elettoralmente il sud con uomini più democristiani che leghisti.

Anzi, solo democristiani. Uomini come Lorenzo Cesa. Che era stato tirato in ballo per un accordo già un mese e passa fa. Ma che nei giorni dei primi mal di pancia contro Salvini più che accordo era diventato una imbarazzante prova regina della deriva del Capitano.

Perciò allora non se ne era fatto nulla, anche perché il Carroccio era reduce dalla scoppola tutta interna sul terzo mandato amministrativo. Ma ora non c’è più tempo per tattiche ed attendismi e Cesa è tornato in ballo, il che significa che Salvini ha varcato il suo personale Rubicone di pezzottismo ed ha schiaffato un Biancofiore sul petto di Alberto da Giussano.

La Pisana che prende d’azzurro: troppo

Pasquale Ciacciarelli

Lo ha fatto nel periodo, cruciale, in cui in Regione Lazio il caso – tutto alfanumerico – Angelo Tripodi – Pasquale Ciacciarelli non è diventato solo materia di deliberato del Consiglio di Stato. No, quello è un caso che testimonia anche un fenomeno tutto politico per cui alla Pisana Forza Italia sta facendo passi da gigante e Gianluca Quadrini scalpita per un assessorato che sia totem di riequilibrio di forze. Insomma, c’è una mezza invasione di centristi e la Lega deve guardare al centro più di quanto non voglia.

In Sicilia sta operando da Commissario il pontino Claudio Durigon, inviato speciale di Salvini per fare massa di voti alle Europee in una terra dove servono entrature da Balena Bianca e non ugole padane. E poi è tornato Cesa, in combo con Salvini. “Uno è il leader di Identità e democrazia, gli sfasciacarrozze di Bruxelles. L’altro è il capo della navicella centrista, da sempre nel solco del Partito popolare europeo. Una strana, stranissima coppia”, come l’ha definita Simone Canettieri su Il Foglio.

Matrimonio di convenienza

Manfred Weber (Foto: Fred Marvaux © Eu Press Service)

Alla fine si è arrivati a quel matrimonio di convenienza, dove l’Udc servirà per prendere voti al Sud e la Lega pescherà in purezza in quei bacini dove oggi paradossalmente è più messa in discussione dall’interno. Certo, ci sono non pochi borbottii, specie nei piani alti europei. Ed in zona Ppe, dove Manfred Weber del Ppe ha di fatto subito una “diserzione” dalla grande galassia centrista che con l’aiuto di Antonio Tajani sta approntando.

Cesa sarebbe di fatto un fuoriuscito, un soccorso bianco alla Lega in pieno stile “vecchia volpe democristiana”. Ma come funzionerà? “Il Carroccio offrirà diritto di tribuna all’Udc nella composizione delle liste per Bruxelles con l’inserimento di candidati provenienti dall’area politico culturale democratico-cristiana”.

Da Durigon a Patriciello, passo breve

Claudio Durigon

Come il molisano Aldo Patriciello. Poi, in sede politica interna c’è un accordo di rapri rappresentanza. Con quattro candidati alla Camera e due al Senato in posizioni favorevoli. C’è fame grossa soprattutto di cattolici e la vampirizzazione continua che Forza Italia sta facendo della sua utenza elettorale tradizionale non aiuta la Lega salviniana ad uscire dal pantano, né ad esorcizzare lo spettro di un risultato elettorale under 10%. A dirla tutta: Forza Italia giura che non sta scippando l’alleato, più banalmente sta riportando a casa i suoi voti che nel momento peggiore della storia azzurra erano andati in libera uscita trovando conforto sopra al Carroccio con arredamento centrista, meno urlato, più istituzionale. Quasi fatto a misura per profili come quello di Nicola Ottaviani e Mario Abbruzzese. Gente che con gli estremismi non ha granché da spartire ma che con i centrismi post democristiani è di casa.

Per evitare una migrazione di reflusso, la Lega deve riscoprirsi centrista. E valorizzare le sue figure meno estreme. Il neo Salvini scudocrociato lo si era intravisto anche a Belve, dove il leader più sloganista ed urlatore del panorama politico italiano si era trasformato in una mezza prefica orante.

Vannacci in campo, cosa cambia

Roberto Vannacci (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

In queste ore il Capitano ha lanciato la candidatura del generale Vannacci in ogni collegio. Come va letta? Innanzitutto con un mood di pancia col quale Salvini punta comunque a fare man bassa pop, anche al netto delle sue tattiche per il Sud. Poi perché il risultato elettorale della Basilicata non ha premiato la Lega, anzi.

È una crisi di immagine, quella della Lega che recita il suo ruolo politico in uno scenario nel quale è apparsa un mattatore come Giorgia Meloni. Sulla sostanza si potrà dissentire ma sulla capacità di reggere il palco c’è poco da discutere. Per questo è diventata necessaria la presenza di un personaggio come Roberto Vannacci controverso quanto si vuole ma capace di svegliare un elettorato disilluso, assopito, desideroso di emozioni forti servite in maniera basic. Di pronta beva e poca ideologia.

E per Abbruzzese è un bene? Come ogni cosa, presenta vantaggi e svantaggi. Il vantaggio è che, piaccia o no, Roberto Vannacci è personaggio che divide ma al tempo stesso mobilita. E quattro elettori che altrimenti non avrebbero staccato le terga dalla sedia è capace di invogliarli ad andare alle urne per barrare il simbolo della Lega. Buono: significa voti in più con cui raggiungere il quorum che dà diritto ad altri seggi. Non buonissimo, perché con l’alternanza di genere ed una “testa di serie” come Vannacci il suo imbuto perde almeno mezzo pollice di capienza.

Abbruzzese però è rotto ad ogni esperienza e sa benissimo che le Europee si vincono con gi elettori. Non con i tifosi. La differenza? Il tifoso va alle urne e vota il simbolo. L’elettore scrive anche a matita il tuo nome dandoti la preferenza che è un pezzo di biglietto aereo per Bruxelles. È per questo che già a dicembre ’23 Abbruzzese aveva fatto un chiaro endorsement per la candidatura di Vannacci. Cone a dire: vieni nel Centro Italia e vediamo chi prende più nomi sulla scheda. (Leggi qui: Abbruzzese «La Lega candidi Vannacci con me»).

L’Europa dei territori

Mario Abbruzzese firma la candidatura

Cesa ci guadagna un dignitoso posizionamento di antagonismo con Maurizio Lupi, che è in orbita azzurra, e tutti sono felici. Anche Mario Abbruzzese, che queste cose le diceva da prima e che questo mood lo ha battezzato da sempre.

Perché “l’Europa dei territori” passa anche per questa trimurti: compromesso, figure chiave per ogni zona e qualche segno della croce ogni tanto. Che piace tanto a tutti e non passa mai di moda.