Top e Flop, i protagonisti di venerdì 26 aprile 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 26 aprile 2024.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 26 aprile 2024.

TOP

PAOLO MIELI

L’intervento di Paolo Mieli

C’è un finissimo battibecco a distanza che si consuma durante la cerimonia per la consegna della medaglia d’oro al merito civile alla Provincia di Frosinone per le sofferenze subite durante il passaggio della seconda guerra mondiale. Battibecco finissimo tra personaggi di spessore. Che proprio per questo non ha avuto la visibilita delle gazzarre in cui volano gli stracci. Ma la portata della disputa non è stata meno accesa. Educazione e garbo dei protagonisti hanno tenuto tutto nell’alveo della buona educazione e correttezza istituzionale. Un merito che va ascritto soprattutto a Paolo Mieli, raffinato storico e ruvido direttore nel passato del Corriere della Sera.

Lo scenario è il palazzo della Provincia di Frosinone, la data è emblematica: il 25 aprile in cui il Paese si sollevò per la definitiva liberazione dall’occupante nazista e dal regime fascista suo alleato. I nove mesi di passaggio della guerra sul fronte ciociaro furono un massacro infinito. La strategia militare non tiene e non può tenere conto delle distruzioni: la guerra è questo. E la strategia valutò che più tempo si trattenevano le truppe del Reich in Italia più sarebberio arrivate logorate alla data dello sbarco in Normandia.

Le truppe coloniali francesi in Italia

Una storia raccontata mille volte. Mai con la sensibilità di Paolo Mieli. Che incrocia le lame dello storico con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Che nel suo intervento dirà che le enormi sofferenze furono portate anche dagli Alleati, con gli spietati goumiers marocchini che stuprarono donne, uomini, bambini, anziane ed anche animali. E con i bombardamenti a tappeto che rasero al suolo Cassino e la sua millenaria abbazia.

Paolo Mieli prende la parola ed evidenzia: “Il popolo di questa provincia, dal settembre ’43 al maggio ’44 ha rappresentato il segno più forte della Resistenza. La Resistenza dei nuclei familiari che potevano scappare e inguattarsi ma sono rimasti qui e hanno, a rischio della propria vita a volte, nascosto agenti della Resistenza, in un momento in cui i tedeschi avevano requisito tutto. Questo popolo sapeva che sarebbe stato spazzato dalle bombe ma non ha lasciato la propria terra”.

Poi la stilettata al cuore del ministro: “Ridurre le sofferenze di questo popolo solo alle violenze delle truppe coloniali francesi è una diminuzione storica. Questa provincia ha vissuto l’inferno per otto mesi, sapere che ci fu un popolo che resistette come avete fatto voi ciociari, rende me orgoglioso e l’Italia un posto migliore“.

Evidenziatore della Storia.

GILBERTO DIALUCE

Gilberto Dialuce (Foto: Marco Ponzianelli © Imagoeconomica)

Ci sono momenti e persone per cui il concetto di sostenibilità diventa gargarismo per surfare il presente. Poi ci sono momenti in cui arriva qualcuno e sceglie il momento giusto per spiegare che no, la sostenibilità non è una stampella, ma una chiave. La sola chiave possibile per mettere assieme lo sviluppo e la possibilità che il primo non mandi il mondo al macero.

Gilberto Dialuce è presidente dell’Enea, l’Ente nazionale per le Energie alternative: chi più di lui quindi poteva metterla meglio? Per Dialuce, che ha un cognome dall’etimo quasi fatale, parlare di sostenibilità significa partire da un presupposto chiave. Cioè “riflettere sul dove siamo lungo il percorso di decarbonizzazione che si presenta estremamente complesso”. Complicato dunque, ma necessario.

E che richiederà una serie di azioni congiunte per non lasciare indietro nessuno ma anche per preservare la competitività dei sistemi produttivi”.

Nessuno resti indietro

Come le metti assieme due cose come la decarbonizzazione e lo sviluppo? Dialuce fa luce e spiega che “chiaramente la strada della decarbonizzazione è stata obbligata per tutti“. Tuttavia “occorre uno sforzo notevole da prolungare nel corso degli anni facendo ricorso a tutte le possibili alternative”.

Poi un distinguo su cui pochi hanno riflettuto. Il tutto andrebbe messo a regime “anche in ottica di neutralità tecnologica, quindi anche di economia circolare, elettrificazione dei consumi”. Per Dialuce questo basta? No, perché le rivoluzioni hanno i toni alti, ma i cambiamenti ver hanno la continuità in loop che solo il “basso” può dare. Cioè una solida cultura di massa sul cambiamenti.

Cambiamento di stile di vita anche da parte del consumatore che avrà un ruolo più consapevole in questo processo di transizione e di grande trasformazione del settore industriale“. Andava ribadito, e va messo a regola, perché non ci sono alternative. E Dialuce ce lo ha ricordato.

Attraverso la Luce.

FLOP

GIULIO TERZI DI SANT’AGATA

Giulio Terzi di Sant’Agata (Foto © Imagoeconomica)

Chi ha fatto vita d’ambasciata e l’ha fatta in posizioni apicali è un po’ così, e di solito fa benissimo ad esserlo. Tuttavia quello che caldeggia oggi Giulio Terzi di Sant’Agata sembra più un’iperbole politicamente in endorsement con gli Usa “bideniani” che un’oggettiva strategia da ex referente di barbe finte. Il sunto sta tutto in quell’Aut-Aut che Washington avrebbe dato a Pechino. O meglio, alla parte di Pechino che oggi “tira di più” nel mondo intero. “O vendi, o chiudi”.

In buona sostanza gli Usa vogliono fortissimamente una specifica legge. Ebbene, quel normato costringerebbe ByteDance, la società cinese proprietaria di TikTok, a cedere le quote ad azionisti non cinesi. In caso contrario ed ex lege BD dovrà vedere l’app. Perché “bandita dal suolo e dagli smartphone americani”.

La crociata contro TikTok
Foto: Solen Feyissa / Flickr

Il problema non è incentrato sulla questione per cui TikTok possa far male o meno. Il tema è un altro. E’ quello per cui un player mondiale dei social diventa movente per corroborare precise linee politiche. Giulio Terzi di Sant’Agata è senatore e presidente della commissione Politiche Ue del Senato in quota FdI. E sul tema l’ha detta chiara.

TikTok è una delle piattaforme più pericolose e di maggior rischio, non solo per l’impatto nefasto sui giovani, ormai dimostrato, ma perché dipende dal regime cinese”. Perciò, come appare ovvio in vulgata ed anche per certi versi in realtà oggettiva, “non garantisce nessun tipo di affidabilità”. E ancora: “È usato da Russia e Cina per spingere la propaganda che inquina il nostro dibattito pubblico, in particolare sulle questioni legate all’Ucraina e Gaza”.

L’accordo Tajani-Blinken
Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica

Il ragionamento stringente di Terzi di Sant’Agata arriva in un momento particolare. Dopo cioè che Antonio Tajani e il segretario di Stato Antony Blinken avevano firmato un “Memorandum of Understanding tra il governo italiano e quello americano”. Lo scopo sarebbe “combattere la disinformazione e la manipolazione informativa straniera”.

Ed il senatore chiosa: “Se gli Stati Uniti, nostro alleato nella Nato, preparano una legge che obbliga TikTok al disinvestimento da parte degli azionisti cinesi, credo che l’Europa debba agire al più presto per coordinare un’azione decisa a tutela del nostro processo democratico”.

Solita storia, quella di un’Europa che segue gli Usa in tutto e per tutto. E che solo perché Washington ha deciso una cosa sceglie di non scegliere. E decide di non decidere.

Sparring.