Spese del Gruppo Pd, indagini concluse sugli ex consiglieri regionali (tra cui Scalia)

Venti giorni di tempo per fornire nuovi elementi, essere ascoltati, spiegare come stanno le cose. Oppure il fascicolo passerà dalla Procura della Repubblica alla sezione Udienze Preliminari con una richiesta di processo a carico di 16 ex consiglieri regionali del Lazio.

Tra loro ci sono l’ex capogruppo e attuale sindaco di Fiumicino Esterino Montino e l’ex assessore ed oggi senatore Francesco Scalia.

Nei loro confronti la Procura di Roma contesta reati che vanno, a seconda dei casi, dal peculato all’abuso d’ufficio, dalla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio alla truffa. I magistrati dell’accusa hanno notificato la chiusura delle attività di indagine ai diretti interessati, comunicandogli che hanno tre settimane per aggiungere ciò che ritengono opportuno al fine di difendersi.

L’inchiesta era nata a Rieti ed aveva preso di mira le spese del gruppo Pd in Regione Lazio ma poi il fascicolo era stato trasferito a Roma per competenza territoriale.

Stando alle ipotesi d’accusa avanzate dal sostituto procuratore Alberto Pioletti, tra il 2010 e il 2013, Montino, in concorso con Mario Perilli (all’epoca dei fatti tesoriere del gruppo), Maria Assunta Turco (addetta alla segreteria di Perilli), avrebbero approfittato della «disponibilità dei contributi di denaro previsti per i gruppi consiliari della Regione Lazio», per appropriarsi (in alcuni casi in concorso con alcuni imprenditori) di circa 200 mila euro.

Gli indagati avrebbero sfruttato i fondi a loro disposizione per acquistare una serie di servizi in realtà «mai effettuati» dalle società coinvolte, o comunque «non riscontrati».

Rischiano il processo anche gli ex assessori regionali del Pd ed attuali senatori Giancarlo Lucherini, Bruno Astorre, Claudio Moscardelli, Francesco Scalia e Daniela Valentini, il deputato Marco Di Stefano ed Enzo Foschi, già anche capo segreteria del sindaco Ignazio Marino.

Tutti hanno respinto le accuse. In particolare il senatore Francesco Scalia ha già sollecitato da tempo il suo interrogatorio sottolineando che «Tra le spese riconducibili a me non c’è un solo conto di ristorante o l’affitto di sale per riunioni politiche: tutte le spese che mi riguardano sono per attività previste dalla legge, per servizi che sono stati effettivamente svolti. E sfido chiunque a dimostrare il contrario»