A Ventotene Schlein in mood sirenetta, ma Leodori fa il barracuda

Un'isola e due modi per starci sopra e salpare da essa: modi complementari per un Partito Democratico che ha imparato ad essere plurale senza essere debole.

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Due Segretari per due modi di “fare cose di centrosinistra”. Due modi ma con un fine più complementare che unico. Quello di rimettere il Partito Democratico nella casella delle formazioni che siano espressione delle persone e non solo delle necessità di Governo. Uno di essi è la Segretaria nazionale Dem che per adesso le cose di sinistra le “dice”, l’altro è il Segretario Regionale del Lazio che le cose è abituato da sempre a farle. E con il Lazio che è diventato laboratorio di pluralità la formula funziona.

E’ la formula per cui ora con Daniele Leodori e Francesco De Angelis sul ponte di comando ogni idea punta a fare massa. Ed ogni conta serve ad incrementare una sola potenza di fuoco, invece che bocche sciolte. E con un rinnovamento che può avvenire nel nome della pluralità e della tradizione. A Ventotene è andata in scena la doppia narrazione di un Partito che per adesso procede ancora su due rotte. Quella concettuale e l’altra pratica e spiccia, ma senza rinunciare all’idealità dei momenti clou. (Leggi qui: Leodori Segretario, De Angelis presidente: come si legge il Pd nuovo).

L’etica perbene di Elly e la sua funzionalità

Momenti come quello che ha visto Elly Schlein visitare la tomba di Spinelli, aprire un circolo intitolato a Ursula Hirschmann ed avviare di fatto il cammino verso le Europee del 2024. La segretaria dem non è mai stata immune dalle lusinghe degli slogan e di un certo modo di affrontare le questioni. Lei agisce soprattutto in punto di “etica alta”, corteggia le questioni di massimo sistema ed ama le citazioni. E ad esse dà forma perfetta ma sostanza perfettibile, la peggiore combo per chi oggi deve inseguire gli elettori e dovesse usare solo quella.

Tutto bello se a solo a volte non fosse così iperbolico. Insomma, a contare il tema balneare Elly Schlein ha i toni didascalici, acconci ed assolutamente condivisibili di una Ariel-Sirenetta. La sua è un’etica perbene che strizza l’occhio alla Grande Storia, quella dei personaggi chiave. “L’Europa che ha in mente Meloni non è quella dei popoli. Ma quella dei veti nazionali, come quelli dei suoi amici e alleati ungheresi e polacchi, che si oppongono e negano la solidarietà europea sull’accoglienza, a danno dell’Italia. E anziché battersi Meloni dà ragione a loro. Questo è il grande paradosso del nazionalismo”.

Buoni e cattivi, gessetto e lavagna: non basta

E in crescendo: “I nazionalisti usano la stessa retorica di odio, di muri, di intolleranza. A loro non interessa trovare soluzioni ai problemi dei cittadini italiani ed europei. A loro interessa trovare un capro espiatorio al giorno, un nemico al giorno, ma le politiche stanno a zero. Siamo qui per svelare le loro bugie”. Nel momento esatto in cui Schlein parla di avversari in cerca di nemici non si accorge che la sua analisi non è solo affaccio, ma specchio.

A contare che Ventotene è luogo simbolo della politica liberticida e poliziotta del fascismo la mistica della Schlein è evidente. Lei crede ancora che fare la segretaria del Pd significhi stare con i buoni contro i cattivi, avere il gessetto pronto per la lavagna. E con quello segnalare alla Storia-maestra non tanto chi sta sbagliando, ma il fatto che non sta sbagliando lei.

L’altra narrazione complementare: barracuda cercasi

Ma il mare in cui la Schlein naviga è mare periglioso, e quelli sono flutti per i quali più che sirenette a colloquio coi granchi sapienti servono barracuda. Grossi pesci che aggrediscano di mascella e denti i polpacci dell’inerzia di chi del mare non vede i tesori. E che non scansa le insidie. E’ vero che la Schlein ha in animo anche la mission di giocarsi la leadership in punto di voto europeo. Tuttavia appare chiaro che con i soli proclami vendemmiati dalla vigna del vocabolario figo difficilmente lo farà.

Servono i denti affilati della concretezza per fare di Ventotene un punto di partenza e non l’ennesimo punto di ripartenza, e Daniele Leodori, che è barracuda di razza, lo ha capito benissimo. Ed ecco il perché delle due narrazioni differenti, di un lessico bicipite in cui l’ideale deve fare massa critica con la rotta concreta, con il da farsi operaio ed assemblato nel mondo reale. E dove Schlein gioca di accademia parlando della sua generazione e di quelle successive che non devono “rinunciare a una prospettiva europea”, Leodori fa atterrare l’astronave.

Nodi al pettine e pettini sbagliati

E spiega esattamente dove sul tema Europa e su quello Italia il governo Meloni sta sbagliando rotta. Dove la Schlein fa la Cassandra e vaticina di “nodi che verranno al pettine”, Leodori punta esattamente in mezzo al groviglio di quei nodi. E ci spara addosso la luce di un faretto impietoso. Lui non vuole districarli, lui vuole che si capisca che sono inestricabili perché il pettine è quello sbagliato. Ovvio che anche lui, sulla sua pagina Facebook, esordisca in punto di etica, ma poi la mette pratica e muscolare, subito.

“Le difficoltà degli ultimi anni hanno reso tangibile che il nostro futuro non può prescindere da un’Europa più unita e solidale”. Meno di 22 parole per andare subito alla polpa. “Il next generation UE, in questo senso, ha rappresentato un primo passo importante e decisivo. Un’opportunità per il nostro Paese per costruire nuove strade, infrastrutture, scuole, ospedali. In altre parole portare avanti la modernizzazione dell’Italia”.

Il lessico cambia e si parla di cose, cose da realizzare e che rischiano l’irrealizzabilità con colpe precise.

Niente Arcadia, qui si picchia duro

“Purtroppo i ritardi e le querelle del governo ci stanno facendo perdere questa opportunità unica. La terza rata del Pnrr non è ancora stata erogata e la quarta, ormai, è ufficialmente in ritardo. L’affondo è furbo e centrato, perché non dice solo che il destra-centro è nemico della morale, ma che è nemico dell’efficienza: “Mentre il centrodestra parla di necessità di revisioni e di modifiche, noi le risorse le stiamo perdendo. Per sempre. E non ce lo possiamo permettere”.

La chiosa è in endorsement ai temi più alti, ma ha i toni di un spicchio di Arcadia dopo due round con Conor McGregor. E si capisce benissimo quale sia stato il momento che al Leodori di Ventotene è piaciuto di più. “Siamo ripartiti da qui, perché per noi è fondamentale riaffermare l’importanza di un’Europa coesa e collaborativa. I nostri costituenti, proprio a Ventotene, immaginarono un’Europa più unita, basata sulla solidarietà e sull’integrazione”.

Perciò “dobbiamo recuperare quella prospettiva e rendere concreto il loro sogno. Un sogno da realizzare ed un risveglio da gestire. E che il Pd debba smettere di sognare Schlein lo sa e Leodori lo ha capito benissimo, tanto bene da suonare lui la sveglia.