Abbruzzese mette a fuoco giugno: “L’Europa ed il Lazio come li vedo io”

I territori e quello che devono esprimere. Con i grandi temi europei e le questioni provinciali da equalizzare. Ma ci vuole chi sappia cosa fare

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Generale Vannacci permettendo, è l’uomo di punta del Carroccio per le Europee 2024 e nella circoscrizione più difficile: quella del Centro Italia. La Lega lo ha voluto in prima linea perché ha bisogno disperato di preferenze e quelle non le garantiscono né bandiere né slogan: ma il radicamento sul territorio. Mario Abbruzzese un anno fa ne ha messe sul tavolo poco più di 14mila: lo ha fatto alle scorse Regionali insieme al suo Pasquale Ciacciarelli. E quella massa di voti fa di lui uno zoccolo duro di politici navigati che, specie nelle complesse dinamiche comunicative della Lega, servono a dare concretezza ed affidabilità alla ricetta del Partito.

Partito che sta affrontando lo stress test con Fratelli d’Italia. E lo sta facendo bilanciando le iperboli del suo leader con la concretezza di uomini dei territori ben ancorati. E soprattutto Abbruzzese è l’uomo che non mette mai la spunta al solo valore “concettuale” del voto. Per lui un’indicazione elettorale dev’essere sempre e comunque un “ponte” tra i territori e chi degli stessi ha il dovere di recepire le istanze. Il senso della sua scelta di chiedere il consenso a decine di migliaia di elettori su migliaia di Comuni sta tutto là.

Raccogliere istanze senza ricette generiche

Nella su capacità cioè di calamitare istanze settate piuttosto che proporre spot generici o generali. E’ stato ai vertici della Pisana ed ha acquisito esperienza. E con essa la capacità di inquadrare un sistema complesso come quello Ue nelle sottodirectory di aree, strutture sociali, problemi e realtà di secondo livello di cui è conoscitore meticoloso. Dal Lazio fino a Bruxelles Mario Abbruzzese la sua bussola perciò ce l’ha, anche su temi che in questo periodo stanno mettendo il paese ed i territori di fronte ad antiche omissioni. Temi concreti come la terra da coltivare ed il pianeta da preservare.

L’impressione è che qualcuno stia sottovalutando il valore dell’agricoltura ed il rischio che con i cambiamenti climatici in atto non ci sia più da mangiare o lo si debba mutuare dai sistemi agricoli di altri paesi. Come la mettiamo?

“Sono convinto che una gestione più serena della Pac a livello europeo sia il solo volando per tener conto di tutte le istanze che compongono questo delicato problema. Il valore dell’agricoltura è fondamentale ed i cambiamenti del clima finiranno per imporre tutta una serie di comportamenti che abbiamo il dovere di mettere già da adesso sotto l’ala della Norma“.

“Ma senza andare a pregiudizio di una categoria fondamentale e che ha già pagato un pegno altissimo, per fortuna mitigato dagli interventi tempestivi dell’Esecutivo. Per far questo però servono donne e uomini che abbiano una visione serena del problema, e che possano aver maturato esperienze pregresso di ambito e settore”.

Sempre in tema di cambiamenti climatici come va messo a fuoco un ambientalismo giusto, che cioè non sia “talebano” ma ragionato?

“L’ambientalismo non è affatto appannaggio di una determinata parte politica o di una specifica ideologia d’area. L’ambientalismo è il presupposto stesso del governo ad ogni livello del sistemi complessi umani, dall’individuo alla singola abitazione e fino alle città ed ai grandi step decisori mondiali. Quello che però va assolutamente evitato è quel tipo di ambientalismo che nel nome di una precisa ideologia tenda a mettere le briglie ad ogni forma di progresso. E con esso ad ogni opportunità di sviluppo”.

Sui contribuenti della Provincia di Frosinone gravano 14 milioni che finiranno nelle bollette per la mancanza degli impianti di lavorazione dei rifiuti. Urge una riflessione. Su cosa dovremmo riflettere ed agire secondo lei?
Una delle linee di lavorazione della Saf

“Sulla necessità assoluta di assicurare un ciclo dei rifiuti che possa garantire appieno la transizione ecologica. E che con l’abbattimento di costi a vario livello possa avere anche effetti positivi sulle tasche del contribuente. Un cittadino che si ritrovi strozzato a livello erariale perché nella nostra provincia i rifiuti sono diventati dei ‘globe trotter’, invece di fare massa economica interna, è un cittadino legittimamente esasperato. La strada non è quella che si è seguita finora”.

Da un lato Roma, dall’altro le Province, come insegna amaramente la vicenda delle Zes che è l’ultima di una lunga serie di mancate equalizzazioni. Manca una visione d’insieme, una visione laziale in purezza, in cui ogni comparto e territorio sia funzionale all’altro. Come la pensa Abbruzzese?
Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

“La vicenda delle Zone Economiche Speciali è solo la riprova ulteriore del fatto che a livello regionale urge una visione di sistema. E soprattutto che si deve uscire dalla logica perversa per la quale il peso di Roma va a gravare sull’interazione fra i territori”.

“Interazione dove ognuno possa dare il suo preciso contributo e ricevere le sue legittime opportunità di sviluppo. E’ importante però che i territori possano avere le loro voci in questa operazione, e che siano voci che dei singoli territori conoscano le istanze, il tessuto socio-economico e le peculiarità”.

Nel centrodestra è aperto il dibattito sui futuri equilibri del Parlamento Europeo. Una parte di voi vederebbe bene una riedizione della maggioranza Ursula, altri ritengono che siano maturi i tempi per un cambio di equilibri. Per lei?
Foto: Mathieu Cugnot © Eu Press Service

Fino a quando parliamo di collaborazione e connessione tra il blocco socialista e quello Popolare e cioè le due principali forze del Parlamento Ue che si uniscono per imprimere un impulso allo sviluppo economico continentale. Il problema nasce nel momento in cui è evidente che non siamo più di fronte ad una collaborazione per arrivare ad un obiettivo ma ad un inciucio per salvaguardare gli interessi di qualcuno. Mi sento quindi di dire basta agli inciuci tra Ppe e Pse. All’Unione Europea serve un’identità precisa, non un’ibrida azione politica senza specificità”.