Addio Costantino Jadecola, lo storico con la i lunga

Ci lascia Costantino Jadecola, l'uomo che visse nel passato che amava scoprire. E proiettato nel futuro per poterlo raccontare. A lui dobbiamo 34 libri di storia locale. Molti dei quali sono così autorevoli da essere definitivi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Con la i lunga e non quella normale: perché a lui le cose ordinarie non piacevano. Gli lasciavano il sapore della banalità, del già visto: della replica che per quanto ben fatta non è mai uguale all’originale. Sarà per questo che Costantino Jadecola ha sempre scelto di vivere sotto la luce dell’inedito. A costo di doverlo scrivere lui.

Sarà per questo che ha scritto migliaia di pagine. Che hanno fatto di lui uno dei pochi esempi di uomo di due epoche: ancorato nel passato e proiettato nel futuro. Perché pochi hanno scavato, scoperto e scritto della storia di Ciociaria in maniera tanto approfondita e completa; nessuno ha saputo farlo scrivendone sulla carta dei quotidiani, su quella dei libri, spiegandola sul tubo catodico delle neonate televisioni locali, sul web dove alla fine era approdato con altrettanto orgoglio aprendo un suo sito.

L’amore per la parola

Costantino Jadecola

La passione per le lettere gliela trasmette la mamma. È lei a mantenere uno dei rari diari che raccontano i giorni della Seconda Guerra Mondiale in Ciociaria. Lui la ringrazierà in maniera postuma: scrivendo i libri diventati definitivi sulla storia di quei giorni. E basati sui diari come quello della mamma: cercati con l’ostinazione dell’investigatore del passato, l’amore per la ricostruzione della verità, il metodo del topo di archivio.

Feltrinelli, Ibs, Libreria Universitaria, hanno venduto fino all’ultima copia dei suoi 34 libri. Capolavori come Linea Gustav e Mal’aria. Pagine di guerra con il ritmo della cronaca, il velo appena percettibile della malinconia di chi ha visto distruggere dalle bombe i suoi luoghi d’infanzia.

Il bambino Costantino abitava ad Aquino. Ma dopo il bombardamento della notte fra il 19 ed il 20 luglio 1943 con la famiglia si sposta a Colle San Magno, convinti che sia abbastanza lontano da ferrovia ed aeroporto diventati bersaglio di bombe e spezzoni Alleati. Invece a gennaio del ’44 i tedeschi li rastrellano e li buttarono fuori di casa: quella è retrovia della Linea Gustav. Pochi sanno che gli Jadecola finiscono a Ferentino in un campo di raccolta da dove vengono caricati su un carro bestiame e trasferiti a Roma: destinazione sconisciuta, prospettiva non piacevole.

Le bombe questa volta sono una salvezza. Arrivano inglesi ed americani con i loro bombardieri a spezzonare la periferia della Città Eterna: i tedeschi allentano la sorveglianza, gli italiani sui carri bestiame scappano. Costantino ed i suoi impiegano giorni di marcia a piedi per tornare ad Aquino. Dove trovano solo macerie.

Mai in prima persona

Il luogo della strage di Vallerotonda

Quei giorni di distruzione vengono raccontati con la passione del giornalista. E con lo stesso rigore. Pure nella scelta delle parole. Mai in prima persona. Ma attraverso i diari. Sono loro a raccontare l’arrivo delle bombe, la paura, la fame. E poi i tedeschi, le truppe coloniali, lo stupro della Ciociaria, i morti di Vallerotonda.

La provincia di Frosinone ha avuto la sua Sant’Anna di Stazzema ma era rimasta nascosta alla storia: a rivelare quella strage sconosciuta dei Martiri Innocenti è Costantino Jadecola. Con le sue ricerche, i frammenti di diari, i ricordi sbiaditi di chi aveva voluto dimenticare. Riesce a trovare i pochi miracolati: i bambini che si salvano dalle raffiche di mitra delle SS perché i corpi degli adulti gli fanno da scudo. E scrive. Articoli, libri, reportage televisivi. Lo sappiamo grazie a lui.

Bulimico di sapere, produce una bibliografia infinita. Le biblioteche nazionali gli distribuiscono Linea Gustav (i diari di un anno di guerra, con la guerra raccontata giorno per giorno). E poi Mal’aria, il raccontro del secondo dopoguerra in provincia di Frosinone. Scava senza sosta e se nessuno lo ferma arriva più in fondo possibile: nasce così Il paese dei ‘bracciali’: Aquino tra Settecento e Ottocento secondo i catasti onciario (1752) e murattiano (1812); i bracciali erano quelli che avevano solo braccia da poter offrire a chiunque ne avesse bisogno per fare un lavoro.

Stragi dimenticate

Costantino Jadecola sul set del bombardamento di luglio ’43

Da quel lavoro scopre ulteriori frammenti che vanno a completare un altro mosaico incompiuto. Lo porta al 1920 ed a scoprire i retroscena dei motivi che portarono a non festeggiare più una delle ricorrenze più sentite ad Aquino: la festa di Santa Lucia. Rivela così i contorni di quanto accadde il 13 dicembre 1920: la folle notte di S. Lucia e dintorni. Quella sera morirono Gaetano Rea (56 anni), Gennaro Gazzellone (35) e Francesco Insardi (18) lasciando feriti Giuseppe Iadecola, Orazio Rea e Luigi Venditti.

E poi Sora con le sue ferite di guerra: le pagine di diario di Wesla Mancini.

Aiuta a capire quanto fossimo diversi, nati per caso: gente di Campagna e Marittima che si trova insieme a quelli della Terra di Lavoro a formare la nuova provincia di Frosinone. Come racconta splendidamente in Al tempo dell’unità tra Regnicoli e Papalini. Ci tornerà anni più tardi nelle pagine di Riflessi della grande guerra tra Ciociaria e alta terra di lavoro.

Silenzioso e dirompente come il Bue Muto

L’ultima registrazione sulla guerra

Scriveva tanto, parlava poco. Perché era difficile trovare trovare interlocutori che lo stimolassero. Si trovava a suo agio e finiva in interminabili discussioni quando si incontrava con il professor Gioacchino Giammaria o il professor Luigi Gulia: finì che nel 1985 scrissero un libro insieme Guerra, liberazione e dopoguerra in Ciociaria, 1943-45; definitivo ed ormai introvabile.

Altrettanto accadeva con i professori Emilio Pistilli e Giovanni D’Orefice, ai quali fornì alcuni contributi per la mostra Memoria e monito.

Parlava, tanto e tanto bene, in televisione. Fu tra i primi anchorman quando nel 1978 nacque Teleuniverso. Portò sullo schermo le sue trasmissioni Zibaldone e Incontri facendo conoscere a tutti la storia e la cultura locali. Epocale fu La Guerra Giorno per Giorno, striscia quotidiana che seguiva tutte le edizioni dei telegiornali del 1993, in tre minuti raccontava cosa era successo quello stesso giorno cinquant’anni prima nei 91 Comuni di Ciociaria alle prese con il passaggio della guerra. Un successo: dal quale nasce Linea Gustav un ciclo di documentari realizzati con la regia di Roberto Vettese che mostrano la guerra in presa diretta grazie alle memorie dei sopravvissuti, le ricostruzioni, i luoghi. Fino Guerra allo Specchio, gli ultimi ricordi affidati alla telecamera come un testamento spirituale.

Il web, l’ultima frontiera

Le copertine di alcuni dei 34 libri

Negli ultimi tempi aveva scoperto quanto fosse trasversale il web: aveva dato vita a La Lucertola di Giovenale, sito nel quale raccogliere i suoi appunti di storia. Lo chiamò così in onore di una delle Satire di Decimo Giunio Giovenale, il poeta aquinate che frustò Roma ed i suoi vizi: “Non è cosa da poco, in qualunque luogo, in qualunque angolino del mondo, poter dire d’essere padrone magari d’una sola lucertola!” (D.G. Giovenale, Satire, III, 230-231).

Gli amici lo paragonavano al Bue muto, il nome del suo concittadino Tommaso d’Aquino. In realtà non era così: con chi sapeva gioire del suo sarcasmo spesso corrosivo nascevano serate di autentica simpatia. Sulle quali rimaneva sempre quel velo di malinconia: l’innesco per ogni scrittore.

A farglielo dimenticare e riporre nel cassetto nessuno riusciva più della moglie Maria Teresa, che lo ha lasciato pochi anni fa dopo una malattia. Anticipandolo di poco. Costantino se n’è andato nelle ore scorse: lasciandoci orfani della sua voglia di sapere, della sua capacità di raccontare, della sua graffiante ironia, delle sue parole sussurrate ma pesate. Parole di un libro così ricco e vivo che non leggerà mai la parola fine. Firmato con il suo unico vezzo: il cognome con la J, la i lunga, perché non amava le cose banali