Addio Provincia di Frosinone

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il destino è segnato. Quando arriverà il momento, Frosinone verrà cancellata. Senza bisogno di un decreto, senza bisogno di una legge. Senza la possibilità di organizzare proteste e alzare barricate.

L’operazione l’aveva tentata il Governo all’epoca di Mario Monti. Antonello Iannarilli regnava in Provincia e si mise di traverso. Ordinò ai suoi avvocati di studiare il testo della norma e trovarono il cavillo. O meglio ne trovarono solo metà. In caso di accorpamento tra le province, Frosinone avrebbe assorbito il pontino. Ma il nome della nuova amministrazione unita sarebbe stato Provincia di Latina. Perché? La bozza di legge, a quel tempo diceva che per stabilire chi assorbiva l’altro si dovevano considerare alcuni parametri. Si doveva tenere conto del numero di abitanti, dei chilometri che componevano il territorio, dei residenti nel capoluogo. I primi due valori erano a favore di Frosinone e il terzo a vantaggio di Latina. Ne risultava che Frosinone assorbiva Latina. Ma si sarebbe chiamata chiamava Latina. E il capoluogo sarebbe stato Latina. Poi cadde Monti. Venne Renzi con Delrio. Il testo di quella legge venne cestinato. Ne venne fatto un altro che è stato peggio di una barzelletta, trasformando le province in ciò che sono oggi.

Lo Stato è così. I privati no. Loro non perdono tempo. Se una cosa va fatta, loro la fanno. Tardare significa concedere vantaggio al concorrente. Al limite ripassano i conti per essere sicuri sul da farsi. E procedono.

Così hanno fatto con le Province. Si sono resi conti che Monti non sbagliava. E loro la fusione delle province l’hanno fatta. Senza squilli di tromba, senza troppe discussioni. La Cgil ha fuso ormai da nove mesi le Camere del Lavoro di Frosinone e Latina; al di la delle chiacchiere, la nuova federazione provinciale del sindacato si chiama ‘Frosinone – Latina’ ma il segretario generale provinciale non sta a Frosinone. Sta a Latina. La Coldiretti ha fatto la stessa cosa, accorpando le due federazioni provinciali sotto un’unica regia. Confcommercio è sparita dall’estate scorsa, il presidente è di Latina e sta lì. La Camera di Commercio ha avviato l’iter che tra un anno e mezzo si completerà, individuando la sede principale a Latina e riducendo Frosinone ad un centro operativo locale. Gli industriali sono stati i primi a partire: già da qualche anno hanno creato Unindustria, fondendo le singole sedi Confindustria di Frosinone, Rieti, Viterbo con Roma (Latina si aggiunse dopo qualche anno); loro però hanno razionalizzato gli uffici, ogni territorio ha la sua specializzazione e lavora per gli altri, lasciato dei centri decisionali autonomi in ogni capoluogo.

Gli ultimi in ordine di tempo a traslocare da Frosinone ora sono i punti strategici della Asl. Già un anno fa è stato abolito il centro che decideva gli acquisti. Spostato dove? A Latina. Sulla carta risulta una fusione. Chiacchiere. Ora sta per sparire proprio la Asl. Lunedì ci sarà la firma. Apparentemente innocua: unificherà i servizi delle Aziende Sanitarie Locali di Frosinone e Latina. In pratica toglie altri centri di decisione a Frosinone e li mette a Latina.

I motivi della scelta fatta da Cgil, Coldiretti, Confcommercio, Camera di Commercio, Asl e tanti altri è lo stesso che ispirò Mario Monti. Nell’era di internet non c’è più bisogno di avere gli uffici sotto casa. E bisogna risparmiare. I criteri di scelta sono semplici: Latina ha più abitanti, più imprese, più economia. Seppure per pochissimo ma su quelle cifre sta avanti. A contarle non è stata la politica ma chi rischia il capitale e possiamo stare certi che le addizioni siano state fatte bene. Che siano principi giusti non c’è dubbio. Che siano una boiata pazzesca, altrettanto non c’è dubbio.

Il problema non è il campanile. Il problema è che un intero territorio è condannato a sparire. A diventare periferia dell’impero. Marginale. Sempre meno in grado di dire qualcosa. Di comprendere i suoi problemi ed elaborare soluzioni.

Il problema è il silenzio di chi dovrebbe lanciare l’allarme. Il sonno di chi dovrebbe vigilare affinché questo non accada. L’apatia di chi dovrebbe scuotere e invece se ne sta lì inebetito e sorridente ad uso delle telecamere e dei flash.

Le decisioni, sempre di più, si prendono da un’altra parte. E si prendono su tavoli nei quali il territorio di Frosinone sanno dov’è ma non lo conoscono.

Nessuno ha alzato una sola voce quando Cgil, Coldiretti, Confcommercio e compagnia varia hanno impacchettato le loro cose ed hanno spostato i centri in cui si prendono le decisioni. A furia di tenere gli occhi sullo schermo di Youporn, leggere prendendo per buone le notizie di Lercio o Grande Cocomero, concentrarsi sulla moviola di Sky per capire se la palla era in fuorigioco per il Sassuolo oppure stava in campo, siamo scivolati verso un rimbecillimento di massa. E a tanti fa comodo così. Mentre tutto intorno, altri decidono il nostro futuro. E si sistemano il loro. Al limite pure quello della figlia.

La norma Monti prevedeva anche il trasferimento della Prefettura, il declassamento della Questura, la cancellazione del comando provinciale dei Carabinieri e della Guardia di Finanza; la trasformazione di agenzie distaccate per Territorio, Entrate, Poste e tutto il resto. Ci arriveremo tra poco. Perché il destino è segnato. E quando arriverà il momento, Frosinone verrà cancellata.

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