Al dopo Natalia non ci pensa Natalia. E nemmeno la sua maggioranza

Le voci insistenti su un accordo politico per il dopo Natalia. Ma è tecnicamente impossibile. E politicamente impraticabile. Ecco perché

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

Una ‘polpetta avvelenata‘: giurano che l’accordo esista e sia stato raggiunto per grandi linee nelle ore scorse. In realtà le cose non stanno così. Per due ragioni: l’argomento non è in agenda; le condizioni previste da questa fantomatica intesa non sono praticabili. L’accordo è quello che si sostiene (ma non è così) sia stato fissato qualche giorno fa dagli esponenti della maggioranza di centrodestra ad Anagni. A proposito di cosa?

Punterebbe (ma non esiste) a definire quello che accadrà nello scenario politico locale dopo il 2028. Cioè dopo la fine della attuale consiliatura, quella capitanata dal sindaco Daniele Natalia.

Uno scenario in teoria abbastanza chiaro: Natalia è stato trionfalmente eletto tre mesi fa e si avvia ad una seconda consiliatura sul velluto. Un po’ perché ha una maggioranza compatta  (tranne qualche fibrillazione, soprattutto in zona liste civiche). Ma soprattutto perché ha dall’altra parte una minoranza ridotta ed anche piuttosto frammentata. Nella quale, tra l’altro, molti esponenti sono culturalmente appartenenti al mondo del centrodestra. E quindi, parte degli oppositori non è del tutto lontana dalle idee della maggioranza.

Balle, tecnicamente impraticabile

Daniele Natalia e Luca Santovincenzo

Insomma, tutto fa pensare ad un Natalia che va avanti senza scossoni in Comune. Ma Natalia sa anche che questa seconda consiliatura sarà la sua ultima esperienza da sindaco, visto che la legge non gli consente di replicare. Per questo – sostiene chi giura che ci sia stata l’intesa – sarebbe avvenuto un incontro per pianificare il dopo Natalia. L’accordo (che non esiste) prevede, dopo l’uscita dal Comune, l’approdo del sindaco in Parlamento, con un seggio blindato che riconosca il suo ruolo ed il suo peso importante per il centro destra provinciale. Questo aprirebbe la gara per la successione ad Anagni. E qui ci sarebbero diverse opzioni.

La realtà è completamente diversa. Innanzitutto: in Parlamento è alle battute finali la definizione della norma che riporterà le Province alla loro funzione originaria, restituendo ai cittadini la scelta del Presidente della Provincia e dei Consiglieri, trasferita ai sindaci con la riforma Delrio durante il Governo Renzi. In quel testo potrebbe essere inserito anche il terzo mandato per i sindaci delle città: oggi possono farlo solo nei Comuni con meno di 5mila abitanti (Leggi qui: Salvini accelera “Province entro il 2024”. Cosa succede a Frosinone).

I blindati non ci sono

Antonio Tajani (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Secondo punto. Non esiste alcun seggio blindato di Forza Italia nei collegi della provincia di Frosinone: il Partito guidato da Antonio Tajani non ha i voti per far scattare il seggio. Inoltre, le candidature si decidono sul tavolo unitario del Centrodestra e sarebbe necessario un accordo di coalizione. E qui la cosa si complica ulteriormente. Perché?

Parlano i fatti: a Frosinone c’è il deputato uscente Nicola Ottaviani che è della Lega; a Cassino il collegio è stato fuso con Fondi, Formia, Gaeta e Terracina dove il senatore Claudio Fazzone ha il controllo militare delle preferenze ed infatti viene eletto lui stesso nel collegio del Senato; la candidatura restante va a Fratelli d’Italia. Fine dei seggi: ne abbiamo tagliati 350 con un referendum tenuto appena un paio di anni fa.

Sul proporzionale, semmai la Ciociaria avesse la forza per eleggere un deputato azzurro bisogna ricordare che ora il Partito è governato da Antonio Tajani. In quell’area la sua prima scelta è sempre stata l’ex assessore allo Sport di Fiuggi Beppe Incocciati.

Inoltre, il realismo vuole che si attenda almeno il 2024 ed il voto Europeo per capire che fine farà Forza Italia senza Silvio Berlusconi. Parlare oggi di elezioni del 2028 è poco realistico.

Travasi non previsti

C’è poi un altro aspetto. Qualunque accordo non può vincolare l’intera amministrazione. Perché? Ognuno ha un Partito o di appartenenza o di riferimento. Quindi: come potrebbe – ad esempio – Ambrosetti (che è esponente provinciale di Fratelli d’Italia) riversare i suoi voti su Daniele Natalia (che è sub coordinatore provinciale di Forza Italia) ? I voti si portano tutti al proprio Partito: altrimenti si finisce fuori.

Ultimo punto. L’intesa (che non esiste) prevederebbe la candidatura di Riccardo Ambrosetti come successore del sindaco. Improbabile, stante la sua indisponibilità dichiarata fin dall’inizio. Ha altre ambizioni.

Semmai sarebbe possibile un patto di desistenza: alle prossime Regionali o Politiche, un accordo tra gentiluomini potrebbe evitare di far ritrovare sullo stesso fronte di centrodestra due candidati della stessa amministrazione, schierati in competizione tra loro per due Partiti diversi, ad esempio Forza Italia e Fratelli d’Italia. Nei fatti: evitare che possano candidarsi il sindaco Natalia in Forza Italia contro il vicesindaco Ambrosetti in Fratelli d’Italia.

Ma questa, sarebbe tutta un’altra storia.