Il Festival del Teatro è bellissimo ed ha nomi di pregio in carnet, ma gli avventori dei locali pare credano di essere parte dello spettacolo
In matematica e in fisica si chiama “effetto farfalla”. Ovvero, l’idea che un piccolo, quasi irrilevante movimento nella fase iniziale, possa causare grandi conseguenze nella fase finale. L’idea che, ad esempio, uno spostamento d’aria in una parte del mondo possa portare addirittura ad un tornado a centinaia di chilometri di distanza. O che una scelta apparentemente casuale e irrilevante in un determinato contesto possa portare a conseguenze ben più importanti in un altro contesto.
L’effetto farfalla esiste anche ad Anagni da qualche giorno. Ed è, purtroppo, uno degli aspetti di un fenomeno che sta penalizzando uno degli eventi più importanti della stagione estiva. Ovvero il Festival del teatro medievale che in questi giorni si sta svolgendo nella splendida Piazza Innocenzo III.
Mauri immenso, a poterlo sentire bene…
E che, soltanto per rimanere all’ultimo spettacolo, ha ospitato domenica sera un grande del teatro italiano come Glauco Mauri, alle prese con “Il canto dell’usignolo”. Un appassionato viaggio tra i testi di William Shakespeare.
Il problema è che quel viaggio è stato possibile farlo soltanto sopportando il brusio. E in molti casi il rumore di fondo vero e proprio, che ha invaso la piazza.
Qual è il problema? Che la piazza ospita bar e ristoranti che continuano, legittimamente, a lavorare durante gli spettacoli. In questi casi però dovrebbe esserci quantomeno un minimo di sensibilità. Ovvero la capacità, da parte dei clienti dei vari ristoranti di sapere di essere, almeno in quel momento, coinvolti in un evento assolutamente unico ed irripetibile. E di cercare quindi di darsi da fare per evitare che il rumore possa infastidire che non vuole mangiare ma semplicemente assistere alla performance.
Rispettare le regole, per garbo ed interesse
Cosa che invece non accade: tanto che, in almeno due circostanze, i direttori artistici della manifestazione, Giacomo Zito e Gaetano D’Onofrio, sono stati costretti a chiedere, in maniera decisa, il rispetto delle regole ed il silenzio. Il problema è che questi richiami sono almeno fino a oggi caduti nel vuoto. Perché poi i singoli hanno continuato a sussurrare al vicino, moltiplicando il rumore. L’effetto farfalla, come si diceva.
Con annesso disagio da parte di chi vuole assistere allo spettacolo. Ovviamente la soluzione non può essere chiudere i ristoranti, o elevare multe ( anche se…). Il problema infatti, in casi come questo, non è soltanto il rumore, ma la mancanza di educazione e senso civico sottinteso. L’idea, cioè, che uno spettacolo sia semplicemente una cosa a cui assistere e non qualcosa di cui far parte. Magari contribuendo con un silenzio raccolto e con la partecipazione attiva.
In una città in cui si parla da anni della necessità di fare della cultura e del turismo un volano per la rinascita sarebbe il caso di darsi da fare in tal senso. Forse aveva ragione Popper: “Noi dovremmo proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti”.