Niente industrie all’Asi: il presidente le cerca con una Jeep nuova

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

La vecchia Giulietta non ce la fa più. E’ stata immatricolata nel 2010 ed ha portato in lungo ed in largo i presidenti del Consorzio Industriale Asi di Frosinone. Prima il presidente Giovanni Proia e ora il suo successore Francesco De Angelis. Sempre per motivi di servizio. In giro per controllare se i terreni industriali sono sempre al loro posto o se qualcuno li ha portati via. Se per caso di notte ci fosse spuntata sopra qualche fabbrica. Se Amazon ci avesse ripensato e di nascosto avesse iniziato a mettere un deposito senza avvisare nessuno. E poi deve raggiungere l’aeroporto per accompagnare il presidente a prendere l’aereo: per Tunisi dove partecipare alla missione in cui si parla dell’economia del mare (le industrie nautiche ciociare sono molto apprezzate in Nordafrica). Oppure per volare nei Balcani dove in questi giorni è in corso un’altra missione presidenziale.

Ora la vecchia e gloriosa Giulietta inizia ad arrancare. Ha bisogno di manutenzione. Tanta manutenzione. E’ comprensibile, dopotutto sono già sei anni che macina strade. Rischia di lasciare a piedi il presidente. E non sia mai che arrivi tardi in aeroporto o alla verifica di un terreno industriale.

La questione è stata messa all’ordine del giorno del Consiglio d’Amministrazione del 2 agosto 2016 come risulta dal verbale numero 14. I Consiglieri, dopo ampia discussione ed approfondito esame, sentito il parere del più esperto di loro in materia motoristica, deliberano di investire della questione il presidente De Angelis in persona. Bisogna procurare una macchina. Lo incaricano di individuare una soluzione tra: a) affittare una macchina nuova prendendola in leasing. b) comprare una macchina nuova. Gli pongono un vincolo: “L’auto nuova, sia, possibilmente, del gruppo Fca”.

Nelle settimane successive piovono i preventivi. L’attenzione si concentra su uno di loro. E’ quello proposto dalla Rda Motors con il protocollo 3634 del 14 settembre. Offre una Jeep Nuova Cherokee. E’ un po’ più potente della  Giulietta 1.600: infatti questa è un 2200 di cilindrata ed ha un bel po’ di cavalli in più. Poco male: i terreni liberi nell’Asi sono tanti e quindi potranno pascolare senza problemi.

Costo dell’operazione: 39mila e 800 euro, comprensivi di Iva e imposta provinciale sui trasporti. E la vecchia Giulietta? C’è la possibilità di permutarla a 6.500 euro.

Mentre si discute dell’operazione, i consiglieri soppesano e valutano, considerano i cavalli e la potenza, passa da quelle parti il dipendente Belli Giovanni. Sente la discussione e «avanza la proposta di acquisto 3635» del 14 settembre. Fa lo sconto? Macché. Presenta un’offerta in aumento rispetto a quella del concessionario. In aumento? Si, 6600 euro in più. Oltre interessi. Però si possono spalmare su 36 mesi, pari a 594 euro.

Ma siamo proprio sicuri che la macchina nuova sia necessaria? Domanda qualcuno. Costernati, gli sottopongono il preventivo 3656, anche lui del 14 settembre. Attesta che la povera Giulietta «Necessita di manutenzioni per un importo di 974,50 euro». Quindi? Compriamo la macchina nuova spendendone 39.800. Però ci risparmiamo i 974,5: che culo. Manco per niente. Perché i soldi che abbiamo appena risparmiato li usiamo per pagare i 594 di interessi e ci avanza pure qualcosa. Che culo, sempre.

Ma la Giulietta scassata che fine fa? Mica vorremmo pagare due bolli e due assicurazioni? Il presidente trova subito una soluzione. Dispone che venga venduta al dipendente Belli Giovanni. Al quale competerà l’onere di pagarsi il relativo passaggio di proprietà.

Si separano dopo tanti chilometri di onesto lavoro. Sarà doloroso. Ma le necessità d’ufficio all’Asi hanno giustamente la precedenza. Addio Giulietta. Ora con la Jeep il presidente potrà controllare anche le strade di montagna e di campagna in tutta sicurezza. Purtroppo per lui però, dovrà condividerla: non ne avrà l’uso esclusivo. Ma dovrà darla anche al direttore, ai tecnici ed ai dipendenti ogni volta che ne avranno bisogno. Per ragioni d’ufficio. E se vedranno spuntare un investitore disposto a buttare un soldo sui terreni Asi potranno preservarlo subito ed evitare che scappi. Come tanti hanno fatto fino ad ora.

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