Asl, la rimozione di Isabella: promossa ma se ne vada

Troppo ingombrante. Troppo scomoda. Troppo brava. Al punto da essere intoccabile. Isabella Mastrobuono si prepara a lasciare la Asl di Frosinone dopo averla amministrata per 18 mesi. A lei Nicola Zingaretti riserva un’uscita che non lascia spazio a dubbi: non è una promozione di comodo. L’ha nominata direttore generale dello ‘Spallanzani’, struttura che rappresenta per il Lazio e tutta la sanità nazionale un centro di prima eccellenza, dimostrato anche dal contrasto al virus ebola e alla prossima attivazione del più importante reparto di alto contenimento batteriologico in ambito europeo.

Assediata dalla politica locale, colpevole di avere detto no su tutto ed a tutti, le è stato fatale il suo carattere poco incline alla diplomazia e più simile ad un rullo compressore: esattamente quello che ha mandato su tutte le furie i ras locali, di ogni convento, abituati ad avere un manager Asl pronto a venire incontro alle loro richieste, meglio se con il manuale Cencelli in mano. Per questo ne hanno chiesto in continuazione la testa. Isabella Mastrobuono in questi 18 mesi ha risposto sempre e solo a Nicola Zingaretti. Che l’ha ripagata con una levata di scudi nel momento in cui ne hanno chiesto la rimozione anche calibri come Mauro Buschini e Mario Abbruzzese, i sindaci del Pd e parte di quelli PdL.

Anche ora che la toglie da Frosinone, il governatore vuole che sia chiaro si tratti di una promozione: “Per guidare l’Istituto Nazionale Malattie Infettive ‘Spallanzani’ ho richiesto la disponibilità alla dottoressa Isabella Mastrobuono, in considerazione del suo curriculum e della sua esperienza professionale, ricordando anche il suo passato di allieva del professor Guzzanti, padre putativo dell’Istituto”.

Ma i rumors ed i retroscena raccontano anche di un’altra verità: di un confronto molto acceso tra Nicola Zingaretti ed Isabella Mastrobuono. Lei avrebbe offerto le dimissioni, lui le avrebbe respinte. Insieme avrebbero concordato che era arrivato il momento di levare le tende da via Armando Fabi a Frosinone.

A condannarla sarebbe stato proprio il suo essere pragmatica ed il voler centrare il risultato ad ogni costo: la politica ha altre esigenze. Il problema pare che non sia stato sul merito (quello che intendeva fare) ma sul metodo, cioè il modo in cui lo ha proposto ai sindaci e quindi ai cittadini. Anzi, il modo in cui non lo ha proposto. Perchè a tutti, i piani di Isabella Mastrobuono sono sembrati un’imposizione. Così, la rivoluzione che prevedeva una serie di servizi per l’ospedale di Alatri è passata come una chiusura ed un depotenziamento, lo sradicamento di una serie di potentati a Cassino è passata come la creazione del caos nelle corsie. Difendere la sua linea era diventato sempre più difficile per i sindaci come per i consiglieri regionali. Che due giorni fa hanno detto a Zingaretti “Ma i voti, la prossima volta, come speri di prenderli da queste parti?”

Se ne va a Roma. Con soddisfazione di tanti. Al suo posto verrà un altro fedelissimo di Zingaretti. Meno bravo. Ma più diplomatico. E meno sordo alle richieste della politica locale.