Candidature, alla fine pagano sempre i territori

Alla fine pagano sempre i candidati delle province del Lazio. Sono loro, ancora una volta, a dover portare il peso degli spazi che hanno dovuto cedere ai romani. Un vizio antico. Che sta allontanando gli elettori. perché nessuno rappresenta più i loro veri problemi. Che poco alla volta sono spariti anche dal dibattito

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Alla fine arriva il momento di pagare il conto. A saldarlo, come accade ormai da anni saranno i territori. Nelle candidature approvate la notte scorsa dal Partito Democratico mancano nei posti blindati gli uomini e le donne dei territori. I nomi più rappresentativi delle province di Viterbo, Rieti, Latina e Frosinone dovranno tirare fuori sudore e preferenze per mantenere la speranza d’entrare a Montecitorio e Palazzo Madama.

Hanno dovuto lasciare spazio a quattro candidature romane. Che a loro volta si sono spostate per cedere il Collegio a big dallo spessore nazionale. È il caso del fondatore e coordinatore nazionale di Demos Paolo Ciani; di un totem vivente come la leader radicale di Più Europa Emma Bonino; ma anche del segretario nazionale dei Socialisti Enzo Maraio; e di una candidatura di rilievo e prestigio assoluti come quella dell’ex Segretario nazionale Cisl Annamaria Furlan.

Province, terra per paracadutati

Giuliano Vassalli (Foto Carlo Carino © Imagoeconomica)

Non è colpa del taglio di 350 parlamentari disposto da un referendum al quale anche il Pd ha voluto votare a favore; non è colpa di una legge elettorale come il Rosatellum che c’era tutto il tempo di cambiare ma a tutti ha fatto comodo mantenere.

Basta un minimo sforzo di memoria per averne la prova: il collegio del Senato nella provincia di Frosinone per anni ha eletto Claudio Vitalone, uomo di raccordo tra Giulio Andreotti ed il mondo della magistratura. Il Collegio Cassino Sora si fece carico di eleggere senatore il ministro Giuliano Vassalli: tra le più acute menti giuridiche del Paese tanto da concepire l’attuale Codice di Procedura Penale.

Negli anni del berlusconismo la Ciociaria ha mandato in Parlamento figure del tutto estranee al territorio: come i romani Mauro Cutrufo e Giulio La Starza, come il toscano Lucio Testa.

Territori schiavi

L’eliminazione delle preferenze ha reso potentissimi i Segretari di Partito. Decidono loro. I territori sono ridotti a vassalli. Se gli elettori non possono scegliersi il candidato che vogliono votare hanno un buon motivo per non andare a votare: parlano le cifre. L’inizio della china è cominciato in quel momento.

Una china diventata precipizio in pochi anni. In poco tempo sono spariti dai comizi i temi locali. Una conferma arriverà anche da queste elezioni: nessuno parlerà della stazione Tav di Frosinone – Ferentino e del modello di sviluppo che doveva garantire. Nessuno ormai da anni parla del destino dello stabilimento Fiat – Fca – Stellantis di Cassino. Il sistema industriale della provincia di Frosinone e della provincia di Latina si sta afflosciando e nessuno dice una sola parola.

Nessuno può dire che il territorio non abbia provato a farsi sentire. Gli industriali hanno avvertito con un anno d’anticipo che sarebbe esplosa la crisi dell’energia: basta rileggersi gli interventi fatti in pubblico da Francesco Borgomeo nelle riunioni di Unindustria. Ma nessuno ha mosso un dito. Anzi: tutto il possibile è stato fatto per rallentare la realizzazione di impianti che dessero al nostro sistema industriale il gas di cui aveva bisogno. Favorendo così le industre del Nord Ovest e del Nord Est che quegli impianti invece li hanno e pure in abbondanza.

Se nessuno parla più dei territori, perché gli elettori di quei luoghi dovrebbero andare a votare? Chi e perché dovrebbero votare?

La contrarietà di Astorre

Bruno Astorre – (Foto: Imagoeconomica)

Il primo a dover ammettere che così non va è stato Bruno Astorre, Segretario del Partito Democratico nel Lazio. Lo ha detto poche ore dopo l’approvazione delle candidature. L’ha fatto intervenendo ai microfoni della trasmissione “Fino a qui tutto bene“, condotta dal direttore Gianluca Fabi su Radio Cusano Campus.

Sull’approvazione delle liste del Pd Bruno Astorre ha dovuto ammettere: “Provo una profonda contrarietà nei confronti di questa legge elettorale che sostanzialmente demanda agli organi nazionali di Partito la scelta dei candidati, anziché demandarla agli elettori”.

Guarda il bicchiere mezzo pieno. “A merito del Pd, c’è comunque che esiste un organo collegiale pubblico che decide. In tutti gli altri Partiti non sentirete parlare di Direzioni. Lì c’è un uomo solo al comando che decide i suoi candidati. Il Pd è l’unico partito strutturato”.

Ma i territori restano fuori. Uno come Francesco Scalia cinque anni fa venne confinato in una posizione impossibile nonostante avesse dimostrato tutto il suo valore contribuendo alla riforma di molte leggi. Stessa sorte subì Francesco De Angelis. Ora il Segretario regionale ammette “Con questo tipo di legge i territori vengono esautorati. Io aborrisco il sistema dei nominati che viene dal 2005, da quando Berlusconi impose il Porcellum. Questo è uno dei motivi dell’astensionismo, perché l’elettore non sceglie il suo rappresentante anche se la forma è salvata con il Rosatellum perché il nome sulla scheda c’è scritto. Si sa chi vai a votare, ma non puoi scegliere”.

Riconosce che le cose sono andate questa volta in maniera diversa da cinque anni fa. “Ieri c’è stato più coinvolgimento, più dibattito, più gentilezza da parte di Letta, non c’è stata la violenza fatta da Renzi nel 2016“.

Il Pd ciociaro

Francesco De Angelis

Il Pd ciociaro è riuscito a mettere in lista nomi che rappresentano il territorio. La presidente provinciale del Pd Stefania Martini, il consigliere comunale di Frosinone Andrea Turriziani e il sindaco di Sant’Ambrogio sul Garigliano Sergio Messore. Sono candidati rispettivamente nel collegio plurinominale Circoscrizione Lazio2, nel collegio uninominali alla Camera circoscrizione Lazio2 e nel collegio uninominale al Senato. (leggi qui tutti i dettagli: Quattro rinvii, il voto nella notte: tutti i nomi dei candidati Pd nel Lazio).

Il Segretario provinciale Luca Fantini mette in evidenza che “hanno la piena fiducia del gruppo dirigente provinciale”.

C’è rammarico per la posizione chiesta per Francesco De Angelis. Perché la posizione c’era: il ruolo di Capolista alla Camera nel collegio Frosinone – Latina l’ha presa Matteo Orfini, ex presidente nazionale del Partito. Che ha dovuto lasciare spazio a Roma ad una delle candidature blindate ospitate dal Pd. Il destino ha sempre un infinito senso dell’ironia: cinque anni fa De Angelis era la punta di diamante degli Orfiniani, gli misero davanti Claudio Mancini; quando gli offrirono la candidatura a Segretario Pd del Lazio De Angelis salutò gli orfiniani e rispose al richiamo del suo amico Nicola Zingaretti che gli chiese l’appoggio per la scalata nazionale alla Segreteria. Ancora una volta, a distanza di una Legislatura, c’è la maledizione orfiniana a rendere più complessa la sua elezione.

In virtù del ruolo che ricopre – analizza ora Luca Fantini a Francesco De Angelis è stato chiesto di spendersi su Roma città nel collegio plurinominale della circoscrizione Lazio1. Si tratta di una posizione assolutamente contendibile, che ci fornisce uno stimolo in più per aumentare i nostri sforzi su tutto il territorio provinciale”. Contendibile, va bene: ma Roma 1 non è il nostro territorio.

Il PD pontino

Tommaso Malandruccolo con il sindaco Coletta

I candidati Pontini al parlamento: nel collegio nord il consigliere comunale di Latina Tommaso Malandruccolo. È stato la sorpresa nelle comunali di ottobre scorso, che in parte si replicheranno il 4 settembre. Viene dalla polizia ed ha molte aderenze con le attività di volontariato. Si cerca, nel PD, di puntare ad una faccia nuova capace di attrarre i moderati.

Nel collegio sud in campo ci sarà Rita Visini originaria di Terracina e già assessore regionale. Anche qui il Partito punta ad un mutamento anche se non traumatico.

I due collegi della Camera sono considerati nei sondaggi molto difficili per la sinistra anche se nel collegio di Latina-Aprilia-Cisterna-Lepini-Pontinia-Sabaudia su 17 sindaci sono orientati, in vario modo, a sinistra in 13. Poi come dicono i proverbi “mai dire mai”.

Nel proporzionale il gioco e’ romano, qui il capolista se la gioca. Il terzo polo? Ancora non sceglie, si tratta di trovare portatori di acqua per la lista proporzionale ma anche su questo fronte la cosa pare difficile.

Ora si parte, i sondaggi qui paiono implacabili, ma conterà, e molto, la stanchezza dell’ elettorato pontino