Catalent, la Regione non ha capito: “Due anni per fare solo i test”

Il Commissario per la Valle del Sacco, come se il caso catalent non fosse mai esistito. Ai sindacati dice "Ci vorranno due anni solo per fare i test sui terri, poi si parlerà di bonifica”. Unindustria solleverà il caso di fronte al Capo dello Stato.

Nessuna scorciatoia, nessuna semplificazione. La Regione Lazio fa finta che il caso Catalent non sia mai esistito, che la multinazionale del farmaco non abbia rinunciato al più grande progetto di sviluppo industriale previsto nel sud Lazio. Si comporta come se non avesse perso cento milioni di euro e tecnologie biomediche che in Italia non esistono. E tutto questo per colpa dei ritardi nel rilascio delle autorizzazioni: tre anni d’inutile attesa. Fingendo che tutto questo non sia accaduto, il commissario per la Valle del Sacco dichiara candidamente che ci vorranno almeno due anni solo per fare i ‘carotaggi‘ sui terreni e vedere se sono inquinati o no.

Dall’Inghilterra del sud Catalent, semmai avesse avuto dubbi, trova ora conferma alla sua scelta di portare via da Anagni quel progetto il più in fretta possibile. (Leggi qui i precedenti).

Almeno due anni di attesa

Sandro Chiarlitti

Le rassicurazioni di Nicola Zingaretti? Il tavolo convocato da Mauro Buschini? Chiacchiere. La posizione messa a verbale è un’altra. A rivelare la posizione della Regione è stato Sandro Chiarlitti, Segretario generale dei Chimici della Cgil per il Sud del Lazio.

Lo ha fatto intervendo giovedì sera alla trasmissione A Porte Aperte su Teleuniverso.

“La normativa vigente oggi non prevede alcuna certezza sui tempi”. In pratica? Nessun obbligo di esaminare le pratiche entro un certo arco di tempo. Ma soprattutto il Commissario per la Valle del Sacco ci ha annunciato che solo per fare la caratterizzazione dei terreni, prima di avviare la bonifica, ci vogliono ancora due anni. Due anni solo per vedere se i terreni sono o non sono inquinati. E poi si potrà iniziare a parlare di bonifica. Perché tutto questo tempo? “Il lavoro deve essere fatto su 19 Comuni, 720 ettari, 800 chilometri quadrati”.

Scorciatoie? Nessuna.

Ma l’area Catalent non è inquinata

La dichiarazione Arpa al ministro

A rendere il tutto ancora più paradossale è la risposta data al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani dall’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. Ha detto che suolo e sottosuolo dell’area Catalent non sono inquinati. E che l’inquinamento è a livello della falda, cioè ad una ventina di metri in profondità.

Ed il normalissimo capannone che Catalent voleva realizzare per ampliare il suo stabilimento di Anagni non avrebbe richiesto una fondazione così profonda.

Gli industriali solleveranno il caso durante la loro Assemblea Generale in presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si terrà a Roma giovedì prossimo. Ci sarà anche Nicola Zingaretti.