Chi vincerà e chi perderà, proviamo a dare i numeri

Foto: © Imagoeconomica Benvegnu' Guaitoli

Finalmente si sta votando, poi da stasera exit poll, proiezioni e risultati finali. Lega, Cinque Stelle, Partito Democratico, Forza Italia e Fratelli d’Italia: ecco i confini tra vittoria e sconfitta. Sullo sfondo resta comunque una manovra economica da far tremare i polsi.

Finalmente si vota. Dalle 23 di stasera scatta un’altra fase: gli exit poll, poi i primi dati, quindi le proiezioni e mano mano i risultati finali. I leader nazionali hanno definito benissimo gli scenari che potranno aprirsi. Il futuro del Governo sarà appeso agli equilibri tra Lega e Cinque Stelle.

Lo scorso anno i pentastellati avevano sfiorato il 33%, mentre Matteo Salvini aveva superato il 17%. Le cose potrebbero essere cambiate. Certo è che se la Lega dovesse avere un vantaggio di dieci punti sui grillini, allora è difficile immaginare che Giuseppe Conte possa restare capo del governo. Perlomeno l’avvicendamento del premier potrebbe essere chiesto da Salvini.

Ma se alla fine il Carroccio non dovesse sfondare il 30% e la distanza con i pentastellati fosse inferiore ai 6-7 punti percentuali, l’esecutivo non potrebbe non andare avanti. Con Luigi Di Maio che a quel punto cercherebbe di rafforzare l’impronta del suo partito.

In mezzo ci sono tutte le altre ipotesi, ma se in generale i due partito che oggi danno vita alla maggioranza e al governo dovessero avere un gradimento complessivo intorno o superiore al 50%, sarebbe davvero complicato pensare ad una crisi di governo.

Il problema in realtà è un altro e cioè la prossima manovra economica. Secondo Confindustria servono almeno 32 miliardi di euro. Ed è assai probabile che possano esserci misure come l’aumento dell’Iva, le patrimoniali e qualche forma di tassazione sui conti correnti. Due Partiti in campagna elettorale permanente effettiva, come Lega e Cinque Stelle, non possono permetterselo assolutamente. Il vero nodo sarà questo. 

Il Partito Democratico di Nicola Zingaretti deve superare la soglia psicologica del 20%, altrimenti sarà un fallimento. In realtà però i Democrat si aspettano, se non un sorpasso, un avvicinamento ai Cinque Stelle. Perché è questo tipo di risultato a dare una prospettiva. In ogni caso da adesso in poi Zingaretti deve accelerare anche sul versante della presenza del Pd nelle società civile. Con o senza Matteo Renzi? Questo è il dilemma.

Silvio Berlusconi non ha alternative: intorno al 10% Forza Italia sopravvive, sotto questa percentuale potrebbe scattare inesorabile il “tana libera tutti”. Con lo sforzo mediatico e di adesioni che ha fatto, Giorgia Meloni non può prendere meno del 6%. In caso contrario il risultato dei Fratelli d’Italia sarà una sconfitta.