Colao torna a Londra, il Governo preferisce specchiarsi a Villa Pamphili

Foto © Swiss-image / Valeriano Di Domenico

Il brillante manager va ad aggiungersi ai tanti “cervelli” che stanno in panchina: Mario Draghi, Carlo Cottarelli, Mario Monti. Mentre la politica non ha nessun piano per provare a evitare il naufragio del Paese.

Troppo competente per una politica che ama gli effetti speciali (Stati Generali) e le scorciatoie elettorali. Troppo educato per sbattere la porta e chiedere perché, dopo mesi di affidamento totale ai Comitati scientifici, adesso il Governo Conte ha cestinato invece il suo piano. Fatto sta che Vittorio Colao ha salutato e tutti ed è tornato a Londra.

Ieri ha illustrato le conclusioni agli Stati Generali, oggi al Sole 24 Ore ha spiegato il senso del lavoro svolto. Affermando: «Il nostro non è un piano, ma una strategia, una visione, con 102 proposte concrete di cui abbiamo condiviso anche i dettagli. Scrivere un piano è compito che ora spetta al Governo».

Vittorio Colao

Ha comunque ringraziato il premier Conte e i ministri. Poi ha affermato: «Le parole chiave sono impresa e lavoro, investimenti, digitalizzazione, formazione. Dobbiamo approfittare di questa occasione per trasformare i costi in investimenti, ammodernare il Paese, migliorarne l’equità. Sicuramente l’impresa e il lavoro sono l’urgenza su cui intervenire per rilanciare l’economia. Noi non torneremo al 2019 se l’impresa e il lavoro non saranno sostenute e potenziate con misure concrete e per farlo sarà importante avere una pubblica amministrazione più veloce e più digitalizzata, sbloccare gli investimenti fermi, attivare quelli finanziabili con fondi europei, far ripartire il turismo, cominciare a investire sulle competenze che serviranno a generare innovazione in Italia».

Aggiungendo: «La crisi del Covid ci ha insegnato che le persone sono l’aspetto più importante, non solo agli altissimi livelli delle organizzazioni, ma a tutti i livelli. Il mio suggerimento a tutte le imprese, a prescindere dal Covid, è digitalizzare e assumere laureati, anche neolaureati, che possano portare l’innovazione in azienda».

Due problemi del Paese, ha rilevato ancora Colao, sono il basso livello di automazione e il basso livello di laureati. Laurearsi in discipline scientifiche deve diventare un buon affare per i ragazzi. Automazione e formazione fanno crescere la produttività.ha concluso Colao: «Se poi il Governo vorrà assumere qualche forma di incentivo diretto, potrà farlo, ma bisogna far crescere il peso degli occupati superqualificati».

Villa Doria
Villa Doria Pamphili, sede degli Stati Generali Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

Una rivoluzione vera quella proposta da Vittorio Colao. Ma ancora una volta il Governo si chiude a riccio, si specchia nelle ampie sale e nei fantastici giardini di Villa Pamphili, restando lontano da Palazzo Chigi e dal Paese reale.

Esattamente come un altro numero uno, Carlo Cottarelli, Vittorio Colao prende atto che la politica italiana non è in grado di fare sua le proposte di modernizzazione del Paese e di investimentio sulle imprese, sulla formazione, sulla cultura, sui giovani. In una parola sul futuro. E mentre l’Italia si prepara a fronteggiare la più grande crisi economica di sempre, i “cervelli” migliori restano in panchina oppure vanno all’estero.

Mario Draghi, Vittorio Colao, Mario Monti, Carlo Cottarelli. Potevano, anzi dovevano essere coinvolti in questo momento. Invece sono tenuti fuori dalla porta.