Conguagli acqua da pagare, il Tar dà torto ai sindaci

ALESSIO PORCU per IL MESSAGGERO

Le bollette di Acea si devono pagare. Per intero. Compreso il conguaglio che le ha quasi raddoppiate. Lo ha detto il Tribunale Amministrativo Regionale. I giudici hanno respinto il ricorso presentato dai sindaci e dalla Provincia: soprattutto hanno detto che era «destituito di ogni fondamento giuridico».

In pratica: se oggi gli utenti stanno pagando 75 milioni di euro spalmati sulle bollette è solo colpa dei sindaci perché fino al 2012 non sono stati capaci di indicare la tariffa dell’acqua. Si riunivano nel salone della Provincia, discutevano, litigavano, nominavano commissioni bipartisan. Ma non decidevano. E così nel 2012 il giudice ha nominato un arbitro. Che ha stabilito la tariffa e rifatto i conti: ecco da dove escono i 75 milioni e 180mila euro di arretrati che ora si devono pagare. In molti hanno impugnato le bollette arrivate nell’ultimo anno (dove la quota di “conguaglio” è già inserita) versando solo la quota ordinaria: ora dovranno pagare anche il resto.

Il Tar ha detto che la condotta dei sindaci ha avuto un ruolo decisivo: non hanno voluto l’accordo, nemmeno quando lo suggeriva un arbitro esterno e cioè il commissario incaricato di rivedere le cifre. Al punto che ora il presidente della Provincia Antonio Pompeo dice: «La sentenza segna chiaramente come la linea del contenzioso ad oltranza (anche a costi esorbitanti), del rinvio, della mancata decisione, sia stata deleteria per le casse degli Enti e per quelle della cittadinanza». Ammette che nella sentenza sono «chiare, le responsabilità, frutto di un modello di gestione che ha creato solo danni, perché amministrare un territorio significa decidere e non alimentare facili populismi semplici da cavalcare ».

TUTTI I PUNTI BOCCIATI
Non c’è un solo punto del ricorso che sia stato accolto. Quello dei sindaci e della Provincia è sembrato quasi un gioco “a perdere”. Lo hanno innescato nel 2013 quando Acea ha iniziato a mettere in fattura le quote di conguaglio. Dicevano che era illegittimo: però non hanno chiesto al Tar la “sospensiva” con cui avrebbero congelato le bollette; non hanno sollecitato l’udienza che doveva dire subito se Acea avesse ragione. Il conto è arrivato tutto insieme. E senza sconti. Acea non deve nulla per le sue inadempienze perché nessuno gli ha mai contestato le perdite d’acqua, i ritardi nelle riparazioni, i rubinetti a secco. Tra il 2006 ed il 2011 nessuno ha rimproverato formalmente ad Acea le mancanze per le quali sarebbero scattate penali e sanzioni. Insomma, tutti dicevano che facevano la guerra ad Acea ma in realtà non facevano niente. Ed a dirlo sono sempre i giudici del Tar che scrivono come sia impossibile ora applicare penali ad Acea a causa di inefficienze proprio dei ricorrenti.

Antonio Pompeo rivendica il cambio di passo: «Da quando questa amministrazione si è insediata, proprio perché ritenevamo sbagliato l’approccio, abbiamo intrapreso la linea della responsabilità. Abbiamo ottenuto, finora, la ripresa dei pagamenti dei ratei verso i Comuni da parte di Acea (bloccati dal 2008) e l’approvazione del piano degli investimenti che Acea deve effettuare spendendo 62 milioni sul nostro territorio».