Ed il lettore disse: “Ma chi se ne importa…”

Un tempo i giornali definivano l'agenda delle cose importanti. Sulle quali concentrarsi e dare priorità. Oggi la situazione si è ribaltata: si inseguono i social. E talvolta dicono che al lettore non importa proprio niente di un determinato tema. Come quello dell'Avvocatura

Andrea Apruzzese

Inter sidera versor

Un cane che morde un uomo non è notizia: un uomo che morde un cane, si“: Sergio Lepri, che fu tra le altre cose direttore dellal’Ansa, insegnava che per diventare notizia un fatto doveva includere per prima cosa l’interesse pubblico. Cioè dovesse essere interessante per i lettori. Oltre alla circostanza che una notizia dovesse essere vera: il che ormai in era di fake news non è più così scontato.

Faceva notare che a rendere più interessante un fatto contribuiva la contiguità con figure o istituzioni pubbliche. Un esempio? Una rapina in banca fa più notizia se in fila allo sportello c’era il sindaco. Nei suoi manuali e libri di testo per l’esame di Stato con cui diventare Giornalista c’erano centinaia di piccoli e grandi trucchi del mestiere. 

Questo avveniva negli anni ’70 – ’80 e ’90, quando Lepri scriveva testi come “Professione giornalista“, veri e propri manuali pratici della professione su cui hanno studiato generazioni di giovani giornalisti. Oggi, in era di Internet e social è ancora così? Si, le regole non cambiano, ma cambia il contesto. E i social possono fornire anche un “termometro” della notizia. Accade ad esempio a Latina, dove due notizie si inseguono ormai da un decennio

Le notizie che si inseguono: la Ztl

La prima è la Ztl – Isola pedonale: con un dibattito partito dieci anni fa. Si innescò all’istituzione della Zona a Traffico Limitato voluta dalla giunta Di Giorgi. Anche se diversi esperimenti erano stati tentati anche negli anni ’80. 

Con un dato: Partiti, movimenti politici e di opinione (soprattutto di opposizione) possono usare i social come termometro dell’interesse di una notizia. Come sta avvenendo per la polemica di questi giorni sulla Ztl – Isola pedonale del centro storico di Latina. È stata oggetto in queste settimane di una revisione che sta portando alla riapertura al traffico (dal lunedì al venerdì) di un tratto di piazza del Popolo, con cancellazione prima e riapparizione poi di un tratto di pista ciclabile. Sul tema, i social stanno letteralmente impazzendo.

Lo stanno facendo spinti da post dei Partiti di opposizione, certo. Ma centinaia di residenti a Latina, in maniera spontanea con i loro like – condivisioni – commenti, fomentano il dibattito. C’è chi apprezza, chi critica, chi interviene spesso con ilarità su quanto sta avvenendo. Segno che l’interesse pubblico c’è. È un tema che tocca le coscienze l’isola pedonale: se debba essere spazio di tranquille passeggiate familiari e giochi di bambini (per i fautori), o spazio di parcheggio per auto (per i detrattori). Chi la desidera in un modo e chi un altro: ciò che ora interessa è che chi più chi meno tutti si trovano ad esprimersi

Le notizie che si inseguono: l’avvocatura

Alessandra Macrì

L’altra notizia che tiene banco sulla stampa in queste ore è invece quella del braccio di ferro tra l’Avvocatura del Comune di Latina e l’amministrazione stessa. Anche in questo caso si parla di una notizia partita già anni fa: nel 2018, all’atto della prima revisione del Regolamento di Settore. Portò anche ad un ricorso al TAR da parte dell’allora dirigente dell’Avvocatura, Francesco di Leginio oggi in pensione. (Leggi qui: L’onanismo amministrativo del Comune: il caso Macrì ).

Non è una notizia che lasci indifferenti: un’Avvocatura in contrapposizione con la propria Pubblica amministrazione è certamente un fatto rilevante. È una notizia da dare. Una vicenda tornata recentemente agli onori delle cronache dopo che, nel settembre scorso, scaduto l’incarico dell’allora dirigente dell’Avvocatura, avvocato Francesco Paolo Cavalcanti, la sindaca di Latina Matilde Celentano ha dato l’interim alla segretaria generale, Alessandra Macrì. Fatto che ha provocato una reazione dell’Ordine degli Avvocati, in quanto la Macrì non risulterebbe iscritta nell’Albo Speciale degli avvocati di pubblica amministrazione.

Non solo. I cinque avvocati dell’Avvocatura comunale avevano chiesto un incontro con una lettera aperta rivolta a diversi livelli dell’amministrazione. Chiedevano un confronto in relazione alla “necessità di garantire piena autonomia e indipendenza“, per la necessità di nominare un “coordinatore togato“, sollecitare l’implementazione della dotazione organica in quanto a personale amministrativo di supporto, l’adeguamento della sede di servizio. Tutte questioni sviscerate nella commissione Trasparenza, in cui l’assessora Ada Nasti e il direttore generale Agostino Marcheselli e Alessandra Macrì hanno chiarito come il ruolo di quest’ultima sia esclusivamente quello di dirigente amministrativo e non togato. E di come il regolamento di Avvocatura, modificato prevedendo un coordinatore togato, sarà già lunedì in delegazione trattante.

Il ruolo di agenda setting

Una situazione delicata, dunque. Che sulla stampa ha trovato ampio spazio. Volendo considerare i social come un termometro (fermo restando che Umberto Eco disse che Internet aveva dato voce a tutti…) lì non ce n’è stata traccia, neanche come interventi di Partiti. Vero che la cronaca locale ha temi fissi, come la “nera“: l’incidente stradale mortale batte qualsiasi altra notizia, al pari di arresti eccellenti, di morti sul lavoro. Perché colpiscono la prossimità delle persone.

Un tempo si vedeva nei media un ruolo culturale, educativo, nei confronti dell’opinione pubblica, oltre a quello di agenda setting (teoria di comunicazione pubblica in base alla quale i media hanno il potere di indirizzare i temi che l’opinione pubblica debba conoscere e su cui debba dibattere). Non era forse un caso che, fino alla fine degli anni ’80, la Cultura fosse in terza pagina: letta la Prima, si apriva il quotidiano e la prima cosa che appariva era la Cultura; poi è stata spostata in fondo o in fascicoli dedicati che, certo gli dedicano più spazio, ma, appunto sono a parte.

I media, in qualche modo, indirizzavano e elevavano culturalmente. La società evolve e cambia, e anche i media. Oggi il ruolo appare spesso invertito: non è l’opinione pubblica a inseguire i temi dei media, ma i media a inseguire i temi dei social, che vengono approfonditi e sviscerati. È dunque un periodo di trasformazione (lungo, eh) al termine del quale i media (e il lavoro che c’è dietro) usciranno mutati: in attesa dell’Intelligenza Artificiale. Ma questa sarà un’altra storia. 

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).