Election Day, slitta tutto alla prossima riunione. Colpa delle Regionali

Le tensioni politiche persistono nei Partiti del centrodestra senza accordi sulle candidature regionali e sulla distribuzione dei mandati. La situazione in Sardegna blocca i progressi e alimenta rivalità interne, posticipando l'Election Day e la decisione su terzi mandati.

Un altro giorno ad alta tensione. Fatto di concessioni e rotture, passi in avanti ed interruzioni per poi tornare al punto di partenza. Nulla di fatto nel braccio di ferro che da settimane tiene impegnati i Partiti del centrodestra. Nessun accordo sulle candidature alle Regionali, nessuna fumata bianca sul numero di mandati per sindaci e governatori.

Fratelli d’Italia non molla su una questione in particolare: il riequilibrio delle forze sui territori. Non ritiene sia più rinviabile. Fine della spartizione disegnata a tavolino quando i Fratelli d’Italia erano la cenerentola del gruppo.

Alla fine della giornata si va a letto senza avere risolto la situazione. Non sono bastati i colloqui infiniti andati avanti per tutto il giorno tra Giorgia Meloni ed i suoi due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. Tempo ne hanno avuto: le ore scorse li hanno visti impegnati a Palazzo Chigi per la cabina di regia sul Pnrr, il tavolo sul futuro dell’acciaio in Italia, il Comitato interministeriale per la sicurezza.

Tutto colpa della Sardegna

Christian Solinas

Tutto è bloccato dalla situazione che si è creata in Sardegna. Matteo Salvini non ha intenzione di cederla. E Giorgia Meloni ha intenzione di conquistarla. Il candidato unitario non c’è e non è una questione di nomi: ma di simbolo politico. Nessuno è in grado di dire se il tema sia stato toccato a margine del Consiglio dei ministri delle 18. Nessuno parla al punto che Salvini annulla la sua intervista prevista al Tg2 della sera.

La realtà è che la Sardegna è solo un pretesto. Così come le candidature nelle altre quattro Regioni al voto nei prossimi mesi. Sullo sfondo ci sono rivalità e fibrillazioni interne che si intrecciano con il terzo mandato dei governatori. Per la Lega quell’estensione da due a tre legislature è la via di salvezza: bloccherebbe Luca Zaia in Veneto anche nel 2025 e lo terrebbe lontano dalla tentazione di mettersi alla guida del Carroccio qualora dovesse impantanarsi con un pessimo risultato alle Europee di primavera. In ambienti parlamentari del centrodestra spiuegano come sia quella la vera merce di scambio tra leghisti e meloniani.

Slitta il pacchetto sull’Election Day

(Foto © Andrea Apruzzese)

Slitta così al prossimo Consiglio dei Ministri l’esame del decreto sull’Election Day che accorperebbe la data delle elezioni Europee di giugno con il voto in Regioni e Comuni come Cassino ed Isola del Liri. Slitterà alla prossima riunione del governo anche la norma che potrebbe introdurre il terzo mandato dei sindaci dei piccoli Comuni fino a 15 mila abitanti e lo abolisce per quelli sotto ai 5mila.

Il testo è infatti considerato il veicolo ideale nel quale inserire (in caso di accordo) un’indicazione governativa che consenta a presidenti di Regione come Luca Zaia e Stefano Bonaccini di candidarsi per la terza volta consecutiva. Una volta fissata la data si deve decidere il candidato e questo aprirebbe una partita capace di scontentare tutti. Giorgia Meloni ha pochi dubbi su questo punto.

Lo slittamento è parte della tattica di logoramento: vince chi ha i nervi più saldi. Al momento Fratelli d’Italia non intende mollare il Nord Est. Non ora che il vento soffia sulle sue vele.