Elezioni, Daniele Natalia resta senza… scarpone

La Commissione Elettorale conferma la non ammissione della lista dello 'Scarpone' alle elezioni comunali di Anagni. Documentazione incompleta. Respinto il ricorso. Doveva appoggiare il cartello di centrodestra che sostiene l'elezione dell'avvocato Daniele Natalia

Il candidato sindaco del centrodestra ad Anagni Daniele Natalia resta senza… lo scarpone. La Commissione Elettorale ha confermato l’esclusione della lista allestita dal coordinatore provinciale Antonio Corsi per il movimento politico che fa riferimento al consigliere regionale Sergio lo scarpone Pirozzi, già sindaco di Amatrice.

 

La lista non era stata ammessa già sabato mattina. Per un ritardo nella consegna della documentazione autenticata. Un’esclusione contro la quale Corsi aveva subito presentato ricorso, sostenendo che non si trattasse di una sua negligenza bensì di un problema organizzativo del Comune di Anagni. Sosteneva che avevano tardato nel rilasciargli i certificati elettorali necessari a completare la documentazione.

 

Una ricostruzione articolata, riassunta in tre pagine. Che è stata esaminata domenica fino a tardi dalla Commissione. La verifica è ripresa questa mattina.

 

Ma la risposta è stata negativa. A questo punto resta la strada del ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale, che il Coordinatore Corsi ed il candidato sindaco del suo schieramento, l’avvocato Daniele Natalia, stanno valutando.

 

Anche a Pico giudizio negativo

Confermata la non ammissione della lista sub judice che era stata presentata alle elezioni comunali di Pico dal candidato sindaco Pierluigi Lepore. La prefettura lo ha notificato nella tarda mattinata all’interessato. Che ora ha due giorni di tempo per decidere se presentare ricorso ed eventualmente, in caso di respingimento, impugnare tutto al Consiglio di Stato.

Al momento l’unica candidata a sindaco e la uscente Ornella Carnevale. Se il suo avversario non verrà riammesso, per essere elettà dovrà portare alle urne almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto per poter ritenere valida la consultazione.

 

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