Le tre nuvole sul futuro dello stabilimento Fca Cassino Plant

Foto © Imagoeconomica, Sara Minelli

I tre elementi da tenere in considerazione per capire il futuro dello stabilimento Fca Cassino Plant con la fusione Psa-Peugeot. Non sono favorevoli. Nonostante questo nessuno si attiva per chiedere garanzie

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Gli elementi da tenere in considerazione sono tre. E nessuno è favorevole a Cassino Plant. Lo stabilimento ipertecnologico dal quale nascono le vetture Alfa Romeo del segmento premium è una punta di diamante del gruppo Fca Fiat Chrysler Automobiles. Ma significa poco o nulla. La fusione con il gruppo Psa Peugeot non fornisce certezze a nessuno. A Cassino meno ancora.

Fine per Giulia e Stelvio?

Giulia e Stelvio

I due modelli prodotti oggi a Cassino Plant sono destinati ad uscire dalla produzione. Non subito. Lo si deduce dalle dichiarazioni fatte dall’amministratore delegato Mike Manley in occasione della conference call per la presentazione dei dati trimestrali. Ha annunciato la fine di Giorgio, la piattaforma sulla quale nascono Giulia e Stelvio: a fine ciclo verra rimpiazzata cercando “la migliore alternativa tra quelle già disponibili”. Via Giorgio, significa via i modelli che nascono da lei.

Non subito: ma la via è tracciata. (Leggi qui le anticipazioni: Fca saluta Giorgio, la ‘base’ su cui nascono Giulia e Stelvio).

Buono ma poco produttivo

L’altro elemento da tenere in considerazione è lo stabilimento Cassino Plant. Rimodernato da pochissimo: Sergio Marchionne ha voluto una trasformazione radicale. Al punto che tranne le mura di recinzione e la palazzina uffici tutto il resto è stato buttato giù e ricostruito. Moderno, funzionale, idoneo a produrre veicoli di livello alto capaci di garantire un’alta redditività.

Il problema sta proprio in quest’ultimo termine. Cassino Plant non è un impianto redditizio, cosi come buona parte degli stabilimenti italiani del Gruppo Fca. E pure quelli europei. L’area Europa – Turchia – Nord Africa è la zavorra di Fca: i conti stanno in piedi solo grazie a Jeep e Ram, produzioni Usa.

Sono proprio le produzioni di Cassino ad avere riservato le maggiori amarezze nella scorsa trimestrale. Mike Manley lo ha detto con chiarezza: al punto che i piani per Alfa Romeo sono stati ridimensionati. (Anche questo lo trovi qui: Fca saluta Giorgio, la ‘base’ su cui nascono Giulia e Stelvio). Non è un problema di qualità del prodotto: è un problema di mercato.

La conseguenza è la cassa integrazione. Avere un gioiello di tecnologia che però non produce guadagni ma solo costi è inutile in una logica di gruppo.

È Peugeot ad avere comprato

Al di là delle apparenze è Peugeot ad avere comprato Fca. (leggi qui I grandi cambiamenti all’orizzonte con la fusione Fca – Psa Peugeot). Gli analisti finanziari lo hanno detto subito: «è Parigi che compra Fca». La reazione delle Borse è indicativa. All’annuncio della fusione, il titolo Fca è salito dell’8,2%, mentre le azioni Psa sono scese del 12,8%. 

In Francia parlano direttamente di ‘acquisto’. Evidenziano che Psa Peugeot paga a Fca 6,7 miliardi: in questo modo ha il controllo del consiglio. Sei su undici componenti del nuovo CdA saranno espressione Peugeot, più l’amministratore delegato Carlos Tavares.

John Elkann © Imagoeconomica, Sergio Oliverio

Exor, la cassaforte di famiglia Agnelli, avrà avrà il 14,2% della nuova società. Il 5,9% andrà a ciascuno dei tre azionisti Psa (Peugeot, Stato francese, la finanziaria cinese Dongfeng). Insieme hanno più di Exor. Gli equilibri tra i soci però potrebbero cambiare.

Andando ad intervenire sulla razionalizzazione dei costi, Tavarez non potrà evitare di tenere conto della situazione degli stabilimenti italiani: non sono alla piena produzione, non rendono. In altre parole, sono un costo. Sul quale intervenire.

Il silenzio della politica

I numeri sono noti dal primo momento. Ma nessuno della politica locale è intervenuto. Non uno tra i sette parlamentari eletti nella provincia che ha al suo interno lo stabilimento Fca Cassino Plant. Silenzio dai quattro consiglieri regionali del territorio.

L’in grosso dello stabilimento Fca di Cassino

In altri tempi, con altri politici, la richiesta sarebbe partita d’ufficio appena saputo della fusione. Invece nulla. Nessuno chiede garanzie. Anche perché sa che non può pretenderle. Perché non ha il peso necessario.

Ma almeno per dimostrare agli elettori di essere attenti a ciò che accade nel collegio, di avere una visione che sia un po’ più lunga dei prossimi quattro anni, il periodo nel quale tutto si svilupperà tra Fca e Psa.

Invece nulla. Un elemento in più per Tavarez. Uno in meno per Cassino Plant.