Figlio, ecco tua madre: la potenza del messaggio dalla croce

La potenza delle parole pronunciate dalla croce. L'uomo torturato e crocefisso senza colpa non chiede vendetta. Ma manda un messaggio chiaro a tutti noi

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Figlio, ecco tua madre  (Gv 19,27)

Le parole di Gesù sulla croce, il momento in cui un uomo è di fronte alla morte, alla grande battaglia della sua vita, della vita di ognuno di noi. Soprattutto se questa morte è senza colpa, innocente appunto, senza aver fatto male a nessuno. Vittima di false testimonianze, tradito dagli amici, abbandonato da tutti.

Dovrebbero essere il momento della disperazione, del buio, della sfiducia totale, della maledizione; della condanna violenta di chi ti ha frustato, colpito, preso in giro, spogliato, inchiodato… E invece, pur in questa condizione terribile, quell’uomo ci dà l’esempio.

L’esempio della Croce

Foto Squillantini / Imagoeconomica

Ci fa comprendere che anche nelle situazioni peggiori, nella disperazione assoluta, di fronte al fallimento di un’esistenza, di una missione, dobbiamo trovare la possibilità di trasformare il male in bene. Dobbiamo farlo per quanto ci è possibile e soprattutto senza accrescere il male.

La scelta di papa Francesco di affidare una delle stazioni della Via Crucis al Colosseo a due donne, una ucraina e una russa, accomunate dalla stessa tragedia, dà il senso vero, forte, rivoluzionario dell’insegnamento di Gesù sulla croce.

Le sue sono parole di perdono e di comprensione. Non invita a vendicarsi, ad organizzarsi per far fronte al nemico, a chi lo ha crocifisso, ai romani codardi che non hanno difeso la sua innocenza, ai sacerdoti e agli scribi che hanno complottato contro di lui per eliminarlo. Non grida vendetta contro Giuda il traditore, o contro  Pietro e gli apostoli che lo hanno abbandonato.

No, indica una strada di ricostruzione, di riappacificazione: figlio, ecco tua madre, tu sei ora al posto mio, sostituiscimi, continua a costruire quello che stavo facendo.

Figlio ecco tua madre

Candele e Crocefisso

Figlio, ecco tua madre, ecco la chiesa, la comunità dei credenti: anche a te capiterà quello che è accaduto a me, anche tu incontrerai traditori, pusillanimi, approfittatori, anche tu avrai a che fare con chi approfitta del proprio servizio per farlo diventare un potere, anche tu sarai tentato di diventare potente grazie alla religione, a pensare che Dio sia con te, invece che tu con lui, a credere che i tuoi pensieri siano quelli di Dio, a crearti nuovi idoli cui credere, la potenza, la superbia, l’ira, la vendetta.

E invece quelle parole: Figlio, ecco tua madre, danno il senso di quella  missione di ricostruzione cui sempre i cristiani sono chiamati nel momento in cui il male espreime tutta la sua forza.

Proviamo ad applicare quelle parole al momento in cui la guerra in Ucraina sarà finita: che faremo? Vendette, rivendicazioni o proveremo a ricostruire fiducia, legami, scambi, capacità di guardare al futuro, soprattutto il futuro di quei tanti bambini, costretti a lasciare la loro terra, i loro giochi, le loro scuole, le loro amicizie, i loro papà… 

Facciamo in maniera che questi bambini comprendano le parole di Gesù, Figlio ecco tua madre, loro sono il futuro dell’Ucraina, dell’Europa. Facciamo sì che non siano avviluppati dall’odio e dal desiderio di vendetta.

(Leggi qui qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).