Da Passo Corese a Fca, il fallimento di un sistema senza idee

La politica lontana dal territorio. Imbambolata di fronte ai grandi temi, incapace di reagire alle dinamiche come quella che ha portato Fca a non rinnovare 532 precari.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Una delle più grosse balle spacciate sul territorio è che Amazon stesse valutando la possibilità di installare a Frosinone il suo polo logistico per il Centro Italia.

Non siamo mai stati in corsa, nemmeno per un secondo, per un’ipotesi simile.

Le cronache e la storia raccontano che quel polo, con i posti di lavoro che ha sviluppato e l’economia che ne è derivata, sono a Passo Corese.

Non poteva essere altrimenti. Il lungo viaggio di Amazon verso Passo Corese è iniziato intorno al 2003: almeno una dozzina di anni prima che decidesse di installarla lì la Vailog srl, società con sedi a Milano, Parigi e Amsterdam, specializzata nell’individuare i volumi per conto delle multinazionali intenzionate ad installare le sedi in Italia. È l’impresa che venne a dare un’occhiata nell’area industriale tra Ferentino ed Anagni quando Amazon doveva decidere dove allocarsi.

Vailog ha deciso di presentare lì il suo progetto da 61mila metri quadrati perché ha trovato una serie di strutture che a Frosinone non c’erano. Dalla fibra ottica alle strade: perché quelle che attraversano l’area industriale di Anagni non sono strade. Non almeno stando alla definizione che ne danno i vocabolari italiani. Sono vergogne chiamate strade.

Passo Corese aveva quelle infrastrutture perché aveva iniziato a progettarle nel 2003, ha presentato il Piano Regolatore nel 2004, concluso la conferenza dei servizi nel 2006, ottenuto la Valutazione di Impatto Ambientale nel 2007, ricevuto dal Comune di Fare sabina l’autorizzazione a costruire nel 2008, iniziato i lavori immediatamente.

Chi ha ideato quell’area nel 2003 non sapeva che nel 2016 ci sarebbe andata Amazon. Ma ha immaginato il futuro.

Una cosa che in Provincia di Frosinone non accade dagli anni Settanta. Eccezione fatta per quel visionario di Francesco Scalia che voleva mettere un aeroporto a Frosinone, rischiando che lo portassero in manicomio e – più concretamente – in un’aula di tribunale; evitata dopo avere esibito le carte con cui dimostrare che era tutto in regola. Che non fosse pazzo, qualcuno non ne è ancora sicuro.

Ciò che è certamente folle sono le dichiarazioni rilasciate in questi giorni.

Nessun concetto concreto, solo astratte e generiche dichiarazioni di principio.

Nessuno che metta il dito nella piaga. Neanche uno che abbia una visione nitida dello scenario. A nessuno viene in mente di dire la verità alla gente. Perché conviene illudere, perché ottiene il voto chi riesce a far sognare meglio e di più.

La verità è che Piedimonte San Germano si trova in un contesto globalizzato, nel quale la prospettiva a medio termine è un mondo dell’automotive con soli quattro o cinque player mondiali, destinati ad assorbire gli altri o fondersi con loro.

Un mondo nel quale gli uffici si stanno progressivamente dematerializzando: l’intera redazione di Alessioporcu.it, per fare un esempio, utilizza in tutto l’anno non più di due risme di carta, non ha più bisogno di sedi fisiche, tutto fa capo ai server.

I cicli produttivi sono sempre più deindustrializzati: sono cioè sganciati dai vecchi schemi di fabbrica. Da anni Piedimonte produce just in time: la sera dice ai fornitori ciò che gli occorre, il colore ed il tessuto dei sedili, il tipo di accessori necessari su ognuno dei 600 veicoli da produrre l’indomani. Ed all’alba è tutto lì.

Soprattutto sta iniziando a dilagare il 4.0 : massiccia automatizzazione del ciclo produttivo, uomo e macchina sempre più interconnessi, attraverso smartwatch e tablet.

Una politica che continua a fare dichiarazioni di principio, un sindacato che nn tenga conto di queste dinamiche, è fuori dal tempo. E non potrà mai produrre azioni concrete a vantaggio dei lavoratori.

Cosa può fare la Politica oggi? Cosa possono dire i politici locali?

Togliamo dall’elenco il senatore della Repubblica proposto, candidato e fatto eleggere dal Movimento 5 Stelle, Marino Mastrangeli del quale non si hanno fisicamente notizie più o meno da dopo la sua elezione a Palazzo Madama. Ma gli altri?

Sarebbe il momento di dire che le decisioni capaci di determinare i risultati concreti si prendono con anni di anticipo: come Passo Corese che è partita dieci anni prima. Come sta facendo da un anno la Cina: manda dovunque le sue missioni, la XV Comunità Montana di Arce ne ha ospitate finora ben otto, perché ha deciso che tra cinque anni dovrà essere in grado di fare produzioni di alta qualità e non solo in grande quantità.

Quella a nostra disposizione invece è la politica che arriva a chiudere il cancello soltanto quando i buoi sono scappati, capace di solidarizzare con i negozianti quando protestano contro i centri commerciali invece di aiutarli nella transizione verso il commercio digitale; capace di fare generiche dichiarazioni di preoccupazione quando 530 interinali Fca vengono mandati a casa, invece di attivare politiche che impongano la formazione continua al personale affinché sia ancora in pista con il passaggio al 4.0.

Siamo in presenza di una politica imbambolata di fronte ad un Sergio Marchionne che dice no all’auto elettrica: forse avrà ragione lui, ma noi possiamo sapere qual è la posizione della politica? Siamo per l’elettrico, l’ibrido o crediamo nella benzina?

Sanno di cosa ha bisogno Fca? Sanno quali infrastrutture e quali politiche occorrono. Si rende conto che per gettare un po’ di asfalto e mettere d’accordo cinque enti è stato necessario l’intervento del prefetto di Frosinone perché loro non sono stati capaci?

Possiamo sapere dove la Politica nazionale sta portando il Paese? E quali di questi percorsi di sviluppo vogliono agganciare i politici locali?

Negli anni Cinquanta il senatore Pier Carlo Restagno, eletto nel collegio di Cassino, rinunciò ai finanziamenti per l’Agricoltura e puntò su quelli per l’Industria, creando le condizioni per la nascita di Fiat a Piedimonte e di tutto il suo indotto.

Ma era una Politica che si muoveva con anni di anticipo. Come ha fatto ora Passo Corese. E aveva tra i suoi protagonisti senatori con una visione diversa da quella di Marino Mastrangeli.