I bilanci che nessuno fa

Una volta, ma non tanto tempo fa, c’erano i bilanci di fine anno. Con conferenze stampa che facevano parte della tradizione: dei Comuni, della Provincia, degli enti intermedi, perfino delle associazioni di categoria. Oggi nessuno ha il coraggio e la forza di affrontare le domande. Cosa potrebbero dire del resto?

La Provincia dovrebbe dire di non avere più le risorse a disposizione, che non ha voce in capitolo su nulla, che le tariffe dell’acqua sono schizzate alle stelle perché l’assemblea dei sindaci per anni non ha assunto decisioni, che è stata reintrodotta la tassa sui passi carrabili.

Il Comune di Frosinone dovrebbe spiegare perché l’ascensore inclinato è fermo da tempo immemorabile e perché la soluzione del ponte Bailey per tamponare la frana del viadotto Biondi (la mancata bonifica del versante è responsabilità della Regione) va avanti comunque al rallentatore. I sindaci di Cassino, Sora e Alatri, alla vigilia delle elezioni, dovrebbero presentarsi con i risultati raggiunti, ma i fogli rischierebbero davvero di essere… bianchi.

Neppure più la Asl fa un bilancio. In fondo, per dire cosa? Che l’ennesimo manager, Isabella Mastrobuono, è stata sacrificata sull’altare della politica e che tutti i grandi temi (affollamento dei Pronto Soccorso, tempi di attesa e tutto il resto) sono irrisolti?

Neppure la Camera di Commercio potrebbe sbilanciarsi: che fine farà l’ente nel processo di accorpamento voluto dal Governo Renzi?

Quanto ai Consorzi Industriali (Asi e Cosilam), la vera svolta sarebbe una conferenza stampa congiunta di Francesco De Angelis e Pietro Zola per annunciare il processo di scioglimento per mancanza dell’oggetto sociale: dove sono le imprese alle quali assicurare servizi?

Unindustria, Federlazio, Cna, Coldiretti e tutte le altre associazioni di categoria si guardano bene dal dire che nessun problema è stato risolto.

Quanto ai sindacati, sono scomparsi da tempo.

Ormai manca tutto in provincia di Frosinone. Perfino un bilancio. Meglio non dare troppo nell’occhio per mantenere ruoli che, se anche vuoti, producono comunque indennità e peso politico.